Le cose buone dal mondo. E Maurizio De Luca

 

Anche i sociologi hanno le crisi di rigetto. Così l’altra
sera, dopo avere sentito la sfilza di disgrazie raccontate dal Tg, ho detto
alla biondina: “ora me ne frego e mi leggo un bel romanzo, non ne posso più di
questa rappresentazione del mondo”. Lei ha obiettato che quelle cose sono successe
davvero, dallo stadio di Genny ‘a carogna all’Ucraina. Ma io ho
contro-obiettato che chissà quante cose belle erano accadute nella giornata, e non
ce le avevano dette. Le uniche notizie non catastrofiche che vanno in tivù sono,
a parte la politica, le messe o le visite del papa, e gli originalissimi servizi
sui turisti che fanno il primo bagno.
Ecco, uno che sapeva apprezzare le belle notizie, anche se piccole, e spesso
contribuiva a crearle dando una mano alla loro organizzazione , era Maurizio De
Luca, uno dei più grandi galantuomini del giornalismo che abbia conosciuto. L’Espresso,
poi la direzione dei quotidiani del gruppo Caracciolo-Repubblica, specie “Il
Mattino” di Padova, e poi di Agl, Maurizio è stato un giornalista di razza
buona. Ironico, colto, coraggioso senza darsene aria, la schiena diritta,
curioso delle minuzie che fanno la storia, generoso verso i senza potere.
Innamoratissimo della propria famiglia, amava la buona musica quanto la legalità.
Pochi mesi fa mi fece comprare al volo con una telefonata di prima mattina il
cd di Fiorella Mannoia (una sua passione) che cantava Dalla. Abbiamo fatto
insieme decine e decine di dibattiti, passato le vacanze di Natale a casa sua a
Venezia per progettare la nascita della Rete con Leoluca Orlando. Penso fosse
il giornalista che ogni associazione di giovani avrebbe voluto avere come
protettore. Ha retto a una malattia dura e complicata con una serenità
meravigliosa, parlando con occhi di sogno dei suoi figli e dei suoi nipoti, e
guardando con occhi di sogno sua moglie Gabriella. Ho saputo poi che aveva
preso negli ultimi tempi anche la direzione del sito della Fiorentina. Nel
frattempo ha curato l’ultimo libro di Caselli e Ingroia. Ne avrò nostalgia. Ho
infilato un suo fiore in “Storie eretiche di cittadini per bene”, che lui
presentò a Roma nel ’99. Da questo blog abbraccio Gabriella, Jacopo e Simona.
Pensando che per lui erano una notizia una partita di calcio in una parrocchia,
un incontro in una scuola, la poesia scritta da un bambino. O meglio: che sapeva
scrivere in modo da trasformarle in notizia. Senza per questo rinunciare a
raccontare i misteri della Repubblica. Ciao amico mio. A volte si rivede la
storia delle persone, e sembra che parlino più del mondo…

 

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