Sconfitte di giornata. Scappare dall'”educazione alla legalità”

 

E così il vostro Anfitrione ha perso. Stamattina. A San
Donato Milanese. Dove era stato invitato a parlare di legalità alle scuole
medie inferiori “De Gasperi” e “Galilei”. Ve lo anticipo subito: per la prima
volta in vita mia me ne sono dovuto andare. All’origine, così ho capito, c’era
il lavoro di un paio di brave professoresse (una siciliana). Che però non
potevano “educare” le due scuole che hanno riempito il cinema. Avessi saputo
che quella era la “preparazione” della platea non sarei andato. In genere mi
informo, sono esigente, ha senso che vada in un posto se posso lasciarci
qualcosa, non solo il tempo. Poi ho gli scrupoli, e faccio male perché altri
non ce li hanno. E ti costringono a parlare e a portare storie difficili (e
dolorose) davanti a ragazzini ai quali di quel che tu sei e fai non importa un
beato fico, anche perché nessuno lavora a creare rispetto o condivisione morale.
A un certo punto, benché sia combattivo assai, ho capito che l’unica cosa utile
che potevo fare era andarmene: per lasciare il solo gesto educativo a mia
disposizione e per guardarmi ancora nello specchio. Mi sono interrogato su che
senso abbia fare così la formazione antimafia. Anche sull’utilità di questo
andare in giro e sbatterti. Chiamato per portare pubblico o per il nome, ogni
volta convinto di costruire comunque qualcosa; e invece forse ha ragione chi
dice che sembro un topolino che gira nella sua gabbia senza fermarsi mai, nell’illusione
che il suo movimento lo porti altrove. Ho ricevuto prima di cena una lettera
molto bella di una ragazza che c’era. Che si scusa per tanti suoi coetanei, e
non ammette giustificazioni per i loro quattordici anni, a quattordici anni non
si è per forza fessi, si può essere altro. Le ho risposto così:
“Cara…….grazie per questa bellissima lettera […]. Non voglio negarlo: è stata
una delle esperienza più amare della mia vita (e ne ho avute!). Andarsene era
l’unico modo che avevo per provare ancora stima di me e per lasciare un
messaggio educativo. Vedere quelle decine e decine di ragazzi ridenti e
irridenti, così vuoti di curiosità e di amor proprio, essere costretto a
mettermi alla berlina per loro, capendo benissimo che nessun insegnante li
aveva formati nemmeno per mezz’ora, e vedendo che nessun insegnante li esortava
a tornare in classe visto che non provavano interesse per il posto e le
persone, mi ha dato la prova di quanta retorica vuota ci sia dietro la famosa
"educazione alla legalità". Questa, come ho cercato di dire, è la vera
ragione per cui dopo decenni di "educazione alla legalità" il
paese è così corrotto e senz’anima. Certo, ci sei anche tu, ci sono i tuoi
compagne e compagni di classe. Che probabilmente avete avuto buoni e bravi
insegnanti  e genitori civili. Ma io oggi, attraverso quelle facce e
quegli sbadigli esibiti, attraverso l’inerzia degli adulti, ho visto il
futuro dell’Italia come un incubo. Non smetterò però di darmi da fare. Sono
rientrato in università e ho ricominciato subito a lavorare con i miei
(bravissimi) studenti. […] A quattordici anni -hai proprio ragione!-si possono
fare cose meravigliose e sento che le farai. Ti mando un augurio affettuoso, a
te e ai tuoi compagni di classe”.

 

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