Qui Arcore. Appassionata difesa dei segretari comunali

Lo
ammetto: avevo preso un granchio. Dopo averlo conosciuto e averci chiacchierato
una sera mi ero convinto che quella di segretario comunale fosse per lui come
una seconda occupazione. Giuseppe Mendicino era per me soprattutto un brillante
intellettuale di provincia, di quelli che leggono più libri e ne sanno più di
qualsiasi professorone. Razza preziosa per il paese, giusta miscela di etica e
cultura. Mi parlava con devozione filiale di Mario Rigoni Stern, il grande
scrittore veneto de Il sergente nella
neve
, l’Altopiano di Asiago, simbolo di un’epopea. Mi aveva donato con
orgoglio proprio uno dei suoi libri dedicati a lui, ne ha pubblicato uno anche
con Einaudi. E mi aveva parlato di un altro progetto, la biografia del Maestro
ormai scomparso. Verso i cinquanta, lo sguardo da ragazzo allegro sotto gli
occhiali leggeri, Mendicino si muoveva sciolto tra narrativa e saggistica,
certo più che tra le tangenziali della Brianza, su cui mostra l’innocenza
spaesata di un bambino sull’autoscontro.

E invece fa il segretario comunale per davvero. Con senso altissimo del ruolo.
Per questo oggi chiede ascolto e scrive e sollecita e pungola chiunque a suo
avviso possa dire qualcosa sul problema che gli sta più a cuore: l’abolizione
dei segretari comunali. Già, perché anche questo ci stanno regalando le riforme
istituzionali in arrivo come un diluvio dai cieli della politica.
L’intellettuale burocrate è sconvolto dai tanti silenzi di pietra. “Ma si rende
conto? In migliaia di comuni sparirà un importante riferimento per la tutela
della legalità. Forse non lo si capisce, ma il segretario comunale era colui
che, specie in certe regioni, incoraggiava i dipendenti comunali a resistere a
contesti corrotti o clientelari. Siamo tutti dei santi? No di certo, come in
tutte le categorie ci sono stati buoni e cattivi, ma in generale si tratta di
dirigenti competenti e scarsamente politicizzati. Purtroppo è un segno dei
tempi anche questo. Evidentemente è un momento storico-politico in cui si punta
tutto sui nominati dalla politica, non solo per il Senato ma anche per la
dirigenza pubblica.
Sa che le dico? Che i dipendenti comunali, in tanti piccoli
comuni, saranno privi dello scudo di legalità che ha impedito tante malefatte.
Pensi, questo governo ha nominato Raffaele Cantone Commissario contro la
corruzione. Ecco, proprio Cantone ha riconosciuto il ruolo svolto da queste
persone nella storia recente del paese. Nel suo libro Operazione Penelope ha scritto: ‘tanti segretari comunali si sono
dimostrati le migliori sentinelle contro il malaffare’. Appunto, le migliori
sentinelle. Ora invece gli amministratori onesti saranno privati di un aiuto
vitale per muoversi nell’intricatissima normativa amministrativa, civile e a
penale del nostro Paese. Ossia per capire come agire nel rispetto della
legge. Glielo spiegherà uno di nomina politica. Con effetti evidenti su un
tasso di legalità che già è piombato ai minimi storici”.
Il segretario si accalora. Anche perché ancora non vi abbiamo detto in quale
paese o cittadina svolga la sua missione. Ma sì, Giuseppe Mendicino, nativo di
Arezzo, lavora ad Agrate Brianza e soprattutto ad Arcore. Qui, nel luogo da cui
è partita per anni una ininterrotta offensiva di governo contro la legalità,
nel luogo simbolo della politica cortigiana e dell’insofferenza per i
controllori, fossero giudici o guardie di finanza, c’è questo signore che
brucia di ingiustizia. Che, come un cicerone divertito, indica ai suoi
interlocutori la villa dove entravano yes-men e ragazze eleganti (e il bar dove
le scorte commentavano…) e al tempo stesso parla indignato di legalità da
difendere.


“Secondo me la pericolosità di questa operazione è del tutto ignota agli stessi che l’hanno pensata, credo sia solo il frutto di una superficialità sconfinata. Sto scrivendo a tutti. Ho già avuto il sostegno di tanti uomini-simbolo della legalità. Lo stesso Cantone, per esempio. E poi Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo o Corrado Stajano…Il paese lo deve sapere: perché mentre viene distrutta una categoria di servitori dello Stato competenti e selezionati con concorsi severi e ripetuti come vuole l’ articolo 97 della Costituzione, vengono parallelamente favoriti i portaborse nominati dai politici senza titoli di studio e professionali, e senza concorso. Dove sta l’inghippo? Sta in un comma subdolo e seminascosto, nel decreto legge 24 giugno 2014, n. 90: ‘Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari’. Qui è stata inserita una norma che consente l’assunzione diretta   senza titoli di studio e senza concorso e con la qualifica di dirigente , di fiduciari-portaborse. Capito? ‘Misure per la trasparenza amministrativa’!!”
Qualcuno potrebbe pensare a una reazione corporativa. No, perché il posto di lavoro non è a rischio. A rischio, sottolinea Mendicino, è la legalità nei nostri ottomila comuni, già indebolita dalla legge che aveva previsto che ogni sindaco potesse scegliersi il suo segretario comunale. “Oggi è la fine di una figura storica”.
Eh sì, avevo preso un granchio. Segretario comunale per vocazione civile. “Però oggi non mi chiami. Non avrò campo. Sa, sono arrivato adesso ad Asiago per una camminata tra i monti di Rigoni Stern…”

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