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Ricordi di bombe. Ricordi scozzesi. E il maoismo al governo in Italia
4 agosto 2014. Quarant’anni fa tornai dal mio lungo
soggiorno londinese e da un meraviglioso viaggio in Scozia con il mio amico
Maurizio. Ci accolse un’amica in aeroporto dicendo che c’era stata una bomba su
un treno vicino a Bologna. Erano passati poco più di due mesi da quella di
Brescia. Rimasi incredulo. Ma che diavolo è questo paese?, pensai. Andammo a
mangiare in un’osteria di campagna, godendoci il sole e il piacere del cibo
italiano e del caffè (allora non c’era Illy in giro per il mondo), felici di
essere rientrati ma con quell’incubo nel cuore.
Le stragi sembrano finite ma continuo a sentire inquietudine profonda per le
sorti di questo paese, il mio, lo stesso a cui la mia famiglia ha dedicato più
di qualcosa. Mi fa male sapere -sapere per
certo– che l’Italia è condannata al declino dalla sua testa. Gli altri si
riprenderanno dal declino (la Spagna ha già iniziato), noi mai più. Perché la
prima risorsa di una nazione non è né il petrolio né l’oro e nemmeno il suo
patrimonio artistico; è il suo modo di pensare. E il nostro è bacato dalla
corruzione. Il nostro tarlo, la nostra malattia. Eppure non c’è leader politico
che lo ponga come il problema dei problemi e agisca di conseguenza. Con le leggi
ma soprattutto con il discorso pubblico; e con i meccanismi di selezione dei “decisori”,
che come sappiamo hanno effetti a cascata. In proposito consiglio a tutti di
leggersi l’articolo di Luca Ricolfi (uno dei massimi sociologi italiani) uscito
ieri sulla “Stampa”. Acutissimo. Trovo che il riferimento alla rivoluzione
culturale cinese per denunciare il disprezzo di Renzi e del renzismo verso la
cultura sia assolutamente fondato. Certo, niente bagni di sangue. Ma l’idea che
i medici, gli insegnanti, i magistrati, i professori universitari, debbano
essere rieducati dalla politica e svillaneggiati dagli incolti mi sembra
calzante. E siccome il partito di Renzi (che poi è quello a cui sono iscritto)
sta dimostrando per l’ennesima volta di portare il conformismo nel suo corredo
genetico, e di impecorirsi senza orgoglio, guardo con angoscia cercando di
limitare i danni con il mio lavoro.
Così tra un paio d’ore presenterò con il comitato antimafia che presiedo a
Milano, e alla presenza del sindaco Pisapia, una relazione urgente su quel che
sta accadendo a Milano, in particolare su e intorno a Expo. Quanti
trionfalismi, finora, quanta giuliva retorica. Forza Italia, Italicum, rialzati
Italia, e tutte queste baggianate. Per chi è cresciuto bambino vedendo alzare
il tricolore in caserma all’alba, e ogni volta lo ha vissuto quasi come momento
sacro, quest’uso ciarlatano del nome “Italia” è insopportabile.
4 agosto. Quarant’anni dopo penso a quei morti, penso a come fu bello in Scozia
tra fiumi, montagne, treni puliti come non ne avevo mai visti, autostop,
ragazze gentili, campi sterminati di fragole, bed &breakfast lindi e
poetici, bufere da Moby Dick sulle isole. E penso che il mio paese è condannato
a non essere mai un grande paese. Dalla sua testa malata. E ora ci mancava l’incultura
al potere.
Nando
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