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E fu ancora Stromboli….
Ebbene sì, sono a Stromboli. Qualcuno lo aveva indovinato, e aveva chiesto conferma privata via mail. Qui ufficialmente lo confermo, senza dire per quanto ci starò né dove è il mio prezioso rifugio. Sappiate solo che dopo tanti anni ho cambiato la casa dei miei libri (ci avevo fatto Le Ribelli, Album di Famiglia, La Convergenza…). Ha comprato Fiorucci, quello dei salumi, e non si affitta più. Tutto chiuso, tutto silenzio e buio in cinque appartamenti un dì pieni di vita e di umano fervore; rumor di cucchiaini, bimbi, dialoghi sottovoce di casa in casa, telefonate nei punti più strambi per prendere la linea, voci di amici che passano, docce, ogni tanto una chitarra. Finito, basta, i ricchi non han bisogno degli affitti.
Però è bello lo stesso, anche in questo diradarsi di presenze e di luci, che riguarda un po’ tutta l’isola. La sera vengono le barche di lontano e sostano davanti alla sciara del fuoco in attesa delle meraviglie, della lava che fluisce dai varchi nel cratere. Ma la meraviglia vera per chi si è ciucciato un anno faccia al muro davanti al suo computer, con rinforzo di nuvole e di pioggia in servizio permanente effettivo (ci sono state le licenze meteorologiche, certo, come il sabato e la domenica per l’operaio), la meraviglia vera, dicevo, sono i colori insuperabili, il rosa intenso che si impossessa del cielo per un’ora e poi lo lascia lentamente, quasi impercettibilmente, scivolare verso il blu. Quando questo succede, si liberano i sensi ma anche la mente volteggia che è un piacere.
Lo so, gli amici più fedeli -e ce ne sono, alla facciazza dei "laboriosi e onesti"- vorranno sapere che cosa stia facendo. Detto in breve: a) le bozze del libro su Libera, di cui già amabilmente vi ho parlato; b) ecco la sopresa delle sorprese, la ripubblicazione della "Questione meridionale" di Gramsci, che andrà in libreria dopo l’estate. Più precisamente: mia antologia di scritti gramsciani, diversa da quella del celebre volume Editori Riuniti, e grande fantastica originale Introduzione. Lo sognavo da ragazzo, attendevo la pensione per farlo, ho trovato il coraggio ora, per farne uno dei libri-vetrina con cui festeggeremo in autunno i dieci anni di Melampo (ma sì!). Domani vi dirò pure che cosa ho scoperto spiluccando i Quaderni, che riguarda indirettamente me e i miei compagni di classe al Parini di Milano. Semplicemente impagabile. Ma vi lascio la curiosità e mi tuffo sotto il cielo. Voglio fissarlo, trasferirmelo dentro, farne un album mentale, un sesto senso permanente. Di più non potrei desiderare.
Intanto saluto Federico Orlando, mi sono accorto in ritardo di non averlo fatto. Lo ricordo deputato e intellettuale galantuomo che quando interveniva alla Camera, l’aula si svuotava. Che volete, essendo senza potere, non poteva dire cose interessanti…
Nando
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