Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Stromboli. L’isola delle meraviglie e i suoi nemici
Il Fatto Quotidiano, 24.8.14
Povera e dolce Stromboli, perennemente in lotta con i suoi nemici. E vigliacco chi dà la colpa ai capricci del vulcano. Quelli fanno parte dell’isola, che è sempre sul punto di spaccarsi o di essere sommersa dalla lava. E invece è ancora lì.
I nemici sono altri. E sono soprattutto tre. Pericolo numero uno, le meduse. Che ormai hanno imposto nell’isola modelli di vacanza davvero bizzarri, del tipo più lavoro meno spiaggia. Il mare, celebre per quel suo color blu quasi nero, sta diventando un accessorio, tanto "qui è incantevole il paesaggio, non è necessario stare in mare, è il fascino del posto che conta". Stare in acqua è uno stress, altro che rilassarsi, o nuotare in pace. Appena entrati è un divincolarsi frenetico a destra e a sinistra, avanti e indietro, con gli occhialini puntati su e giù senza concedersi un secondo, per non farsi frustare dal nemico in agguato, piccolo, rosa e dai filamenti lunghissimi. Quanto questo rito paranoico possa durare non si sa. Alcuni minuti. Ognuno conduce una negoziazione continua con la propria coscienza per stabilire a che punto può raccontare (e raccontarsi) di avere fatto il bagno. A ogni ora folle sparse e clandestine scrutano ansiosamente le spiagge. Se nessuno nuota e si vedono solo cerchi di persone in piedi sul bagnasciuga, il messaggio è senza speranza: l’invasione delle meduse è in corso. E’ allora che la massa adulta si ritira imbelle. Meglio leggere o soprattutto lavorare. I bambini invece vengono promossi sul campo: da pargoli da proteggere diventano loro i guerrieri della comunità, con la speciale missione di avvistare e catturare le meduse. Orgogliosi di essere diventati importanti per il mondo dei grandi, prendono maschera e retino per liberare il mare nostrum, con il solitario rinforzo di un consulente aziendale milanese dotato di guanto da sub. E’ nato così il grande e beffardo paradosso delle vacanze intelligenti: ci si riposa e si sta in relax quando si lavora in casa, ci si strafà di stress nei cinque minuti in cui si entra in acqua non vedendo l’ora che finisca.
Cambia il mondo senza che ce se ne accorga. Non c’è nemmeno più Giorgio Napolitano con la signora Clio, che davano un tono superiore all’isola, e soprattutto le garantivano più attenzione al pubblico decoro (ovvero spazzatura) e al rispetto delle regole. Se ne è tornata a casa Chiara, la maestra toscana che ebbe il coraggio di aprire qui una libreria e un cinema all’aperto, troppo difficile vendere libri a chi ne arriva pieno, Lidia Ravera dice che Stromboli è l’unico posto dove puoi trovare una famiglia di quattro persone tutte con il libro in mano sulla spiaggia. L’hanno sostituita due coraggiosi giovani, Giorgio e Maria Claudia, tutti e due di Roma. Anche con loro cinema sotto le stelle, con lo "Stromboli" di Rossellini-Bergman che fa da cult locale tutte le settimane. Gli indigeni invece si buttano più sui supermercati e sui bar, o sui taxi elettrici. Che fanno silenzio e non inquinano, anche se non tutti ne capiscono ancora il senso civile.
Già, perché dopo le meduse entrano in scena i nemici umani. Anche loro vorrebbero cambiare lo stile di vita strombolano. Sono quelli che arrivano e che invece di apprezzare la musica naturale dell’isola (i ritmi del mare e i loro giochi, i gabbiani, il vento quando tira) devono sfregiarla con le musiche cafonal a palla. Quelli che invece di andare in estasi per il divieto di auto e il lungo circuito pedonale che ti porta per l’isola, devono affittare moto -proibite ai non residenti- che sgasano venefiche a plotoni grazie a un deposito protetto da padre Pio e forse da qualche autorità più terrena. Per fortuna l’isola ha un suo aplomb naturale che misura e mette in riga un po’ tutti. Sicché, incredibilmente, trovate locali dove ci si parla a bassa voce e ci si ascolta al tavolo, roba che neanche i toscani (recordmen dei decibel sulla Freccia rossa) osano violare. Il locale d’élite dove soleva andare il presidente è ormai tutto un vociare e uno strusciare metropolitano, ma ne sono nati di nuovi con musica raffinata o altri si sono difesi bene assai.
Restano gli ultimi nemici che l’isola di fuoco e poesia deve temere: i nativi o chi ci vive tutto l’anno. Quelli che la amministrano (il comune è a Lipari), ai quali certi servizi o certe regole devono sembrare un optional. O quelli che vendono a prezzi di rapina, con ricarichi mostruosi, tanto i turisti sono nostri ostaggi. La signora Luisa, che gestisce le Terrazze di Eolo -quella verso mare è il tempio delle cene sottovoce- non se ne capacita. Fa i conti, la signora. Ragionevole, accorata. Il prezzo dell’aliscafo, avanti e indietro da Napoli per quattro, porta via da solo mezzo stipendio a una famiglia. "Ma si può partire dall’idea di fare in un mese il bottino di tutto l’anno? C’è la crisi, e già le strade, lei lo vede, stanno al buio per metri e metri perché le case restano sfitte. Ma me lo dice chi tornerà qui se non facciamo dei prezzi equi? Siamo stretti tra le tasse, non le dico cosa pago sui rifiuti, i prezzi delle materie prime, e la necessità di non perdere i clienti". Insieme a quella del vulcano, che in fondo fa da millenni il suo mestiere di metter paura ai profani, la sua sembra la voce del buon senso. Qui tutto può sbizzarrirsi, dalla lava agli intelletti, dalle passioni ai prezzi. Ma con juicio. Ce l’ha Iddu, il dio del fuoco, ce l’abbiano gli umani.
Nando
Next ArticleInnamorarsi di Stromboli. Ovvero perché qui il cielo non è "punteggiato" di stelle...