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Messico e nuvole (e qualcosa di più). Con comici patti e buone pratiche a margine
Quant’ acqua, blogghisti cari! Non ne ricordo tanta su
Milano da non so quanti decenni. Anzi, forse non ne ho mai vista tanta come
sabato scorso. Non per questo parlerò di
“bomba d’acqua”, come ormai fanno con soave demenza i nostri giornali. Dirò
solo che il vento che levava le foglie agli alberi (dove ovviamente ci stavano “come
d’autunno”) ostruiva pure i tombini. Milano allagata ovunque. Tempi pessimi per
i sindaci. Sia per chi affronta le emergenze nelle notti dei week end come Pisapia,
sia per Doria che è bighellone, sia per Marino che sembrava un marziano nella
rivolta anti-immigrati di Tor Sapienza, dove i politici di destra arrivavano a
ondate a farsi vedere, compreso Borghezio. Il primo parlamentare lo capisci, il
secondo pure, poi quando ne conti dieci, uno dopo l’altro, pensi che gli
abitanti in sommossa siano solo una riserva di caccia.
In ogni caso sotto il diluvio sono andato sabato pomeriggio a Quarto Oggiaro a
un pomeriggio sulla legalità. Incredibile che la sala fosse piena in quelle
condizioni, pur mancando la metà dei relatori per il maltempo (il sindaco c’era,
però). Però, come cambiano i quartieri e le città sotto la spinta delle
minoranze, mi sono detto. Quello che tutti immaginano come il Bronx milanese
ormai pullula di associazioni, educatori, consiglieri di zona bravi, a partire
da un giovane presidente, Simone Zambelli; o di scuole (la Trilussa, ad esempio)
che fanno mostre sulla legalità da mandare in giro per l’Italia. Quarto Oggiaro
che si ribella alla sua storia. Guai ai pregiudizi, vien da ammonire.
Guai a chi tace ed è complice, invece, sul Messico. Ancora mi chiedo perché non
ci sia una mobilitazione internazionale contro la dittatura dei narcos, ci
fosse una dittatura militare fascista avremmo cortei e pubbliche mozioni anche
nei più piccoli consigli comunali. E’ ora di difendere il diritto alla vita e
alla libertà di milioni di ragazzi messicani. Ricordo che quando organizzavo il
festival internazionale dei diritti a Genova c’era (quasi) sempre molto
pubblico, ma la volta che proposi il caso dei narcos messicani portando
giornalisti in prima fila e familiari di desaparecidos, in sala c’erano
ventinove (ventinove) persone. Chi voglia avere informazioni sensate sulle
ultime settimane le cerchi sugli ultimi due numeri dell’”Internazionale”.
Non chiedetemi però del patto del Nazareno, che sembra diventato il Patto
Gentiloni o il Patto di Varsavia, davvero la miscela politica-giornalismo tocca
delle punte di servilismo (e comicità) indescrivibili. Mi sono consolato ieri
ospitando nella magione da cui partirono alla vita i due gracchi. Occasione
unica, che mi ha fatto scorrere poi verso notte fonda il lavoro sulle sudate
carte. Me li guardo, penso al loro passato (che conosco abbastanza), al loro
futuro (che non conosco), e penso che l’amore di padre non ha confronti. E con
questa commovente confessione vi saluto. Buona settimana. E se si fa qualche
manifestazione sul Messico, andateci, veniteci.
Nando
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