Protestare per il Messico, ricordare Lea Garofalo, e gli anni di Melampo. Ovvero: la vita è lotta

Il mondo va un po’ di sghimbescio. E nessuno dei
grandi della terra, e nemmeno dei piccoli di questa nazione, è capace di dire
parole di verità, anche sgradevoli ma responsabili. Ripeto, ripeto per i
distratti: nulla tornerà come prima e noi italiani siamo zavorrati dalla nostra
testa, anziché essere baciati dal nostro genio. Mi appassiono, mi inquieto, mi
indigno sempre più alla questione messicana, su cui pare stendersi un velo di
indifferenza (anche su questo blog, purtroppo, a giudicare dalle idee che gli
giungono).
Il 4 dicembre pomeriggio, dalle 15, faremo a Scienze politiche il
convegno “Migrazione e criminalità organizzata in Messico”. Promuovono l’Osservatorio
sulla criminalità organizzata, la Carovana Migranti e Amnesty. Con tanto di
testimoni messicani. Intanto un gruppo di sessantottini milanesi, visto che l’attuale
ministro degli Esteri fu uno di loro, e visto che non tutto fu da buttare,
hanno organizzato una delegazione di protesta per lunedì pomeriggio al
consolato messicano per le stragi senza fine.
Il 4 dicembre, ho detto. E in effetti per Milano si avvicinano date importanti.
Lunedì due cose di rilievo: al pomeriggio in aula magna in Statale “Uniti per i
pazienti”, contro lo strapotere del medico sul paziente, specie in oncologia. Vedrete
su questo la mia storia di domani sul Fatto. E alla sera, 20.30, fiaccolata
musicale dall’Arco della Pace (Sempione) per ricordare nel giorno del suo
assassinio Lea Garofalo. Si andrà tutti fino al giardino intitolato a lei, vicino
alla casa che fu dei suoi aguzzini, mettendo dei totem con i primi dodici articoli
della Costituzione. Una grande scelta di civiltà.
E poi c’è il 3 dicembre sera, con il grande esordio, tutto esaurito, del
Piccolo e di “C’è chi dice no. Ogni notte ha un’alba”, testo del vostro Anfitrione
e Marco Rampoldi, il regista, ma soprattutto idee e brani dei miei studenti e
ricercatori. Se ne sta occupando anche la stampa tedesca, ci credereste? E il
mattino dopo la laurea ad honorem in comunicazione pubblica e di impresa a don
Ciotti, don Colmegna e don Rigoldi. Ragazzi, che bello….è straripato per la
trentesima volta in qualche decennio il Seveso, ma la città sta cambiando.
E poi ieri è giunto in libreria “La questione meridionale” di Gramsci. La mia
nuova antologia che spiega attraverso Gramsci l’attuale “questione meridionale”:
il peggio del sud che si mangia il nord con il consenso, la complicità o l’indifferenza
delle classi dirigenti settentrionali. Non perdetevelo, perché vi assicuro (per
me è stato così) che riprendere Gramsci in mano o prenderlo in mano per la
prima volta significa andare in paradiso: dalla galline alle aquile. Editore:
Melampo, questa piccola casa editrice che si è appena fatta i suoi dieci anni,
mettendo nelle biblioteche delle persone libri importanti, diventando un
riferimento su mafia, giustizia, diritti, democrazia. E senza mai cedere a
offerte che avrebbero portato a stravendere (ve lo garantisco!) colpendo il
senso dell’etica pubblica. Non tutti lo fanno. Perciò qui canto le lodi della
piccola casa preziosa. Che essa abbia buona vita.

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