Ho visto un sindaco. Nuove buone da Cremona (e meno male!)

Il Fatto Quotidiano, 14.12.14

Ho visto un sindaco. Potrebbe sembrare la
parodia di “Ho visto un re”, sublime affabulazione in musica di Enzo Jannacci.
Ma il sindaco che ho visto è speciale: innamorato della legalità, ansioso di
restituire fiducia nelle istituzioni, deciso a giocare, almeno nel suo comune, la
grande partita della moralità pubblica. No, non è il sindaco di un piccolo
paese. Guida invece un capoluogo di provincia nella regione più ricca d’Italia.
Cremona, città della grassa pianura padana, tradizioni di sinistra ma fresca
reduce dalla prima amministrazione di destra del dopoguerra.
Gian Luca Galimberti è stato eletto in giugno alla testa di una lista civica
dal nome evocativo, “Fare nuova la città”. Il Pd che si divide al suo interno,
questo candidato che arriva dal mondo cattolico e riesce a mettere insieme
tutti. E vince al ballottaggio.
Lo scrutavo l’altra sera mentre parlava nella
sala del consiglio comunale, il Salone dei quadri del bellissimo Palazzo
medievale. E coglievo una distanza abissale tra le parole e le emozioni che
affidava al microfono e gli scenari ammorbanti in arrivo dalla capitale. Spiegava
perché gli incontri sulla legalità li vuole fare proprio nella sala del
consiglio comunale. Faceva appello all’opposizione a stare insieme nella
battaglia contro le mafie, a mettere insieme “destra” e “sinistra”, operazione
così ovvia per Buzzi e Carminati ma, chissà perché, subito qualunquista se
immaginata dalle persone per bene.
“Che esperienza ho? Un lungo apprendistato civile, prima come presidente
dell’Azione Cattolica cremonese dal 2002 al 2008, poi alla guida di una
associazione, ‘Partecipòli’, una sorta di laboratorio civico. Sentivamo che
c’era bisogno di ricostruire i luoghi della polis, le logiche della democrazia.
Che occorreva un metodo: i problemi si studiano e si analizzano, poi ci si
confronta sulla soluzione a partire dai dati di realtà. Ci eravamo concentrati
su quattro temi: ambiente -rifiuti ed energia soprattutto; povertà, che vuol
dire solidarietà e nuovo welfare; il lavoro e le possibili linee di sviluppo
del territorio. E poi la cultura. Che è trasversale a tutto, è il vero respiro
della città, rapporto con il passato e immaginazione del futuro. Per questo ho scelto
di tenermi la delega alla cultura, perché sta lì la vera testa di ogni
progetto. E a un anno dalle elezioni abbiamo pensato di affrontare la grande
sfida, il passaggio dal volontariato all’amministrazione”. Questo sindaco di 46
anni ma che ne dimostra molti meno, che insegna fisica in un liceo cittadino e
all’Università Cattolica di Brescia, ha il candore di uno scout sui campi di
lavoro. “La questione morale? La prima cosa è sottrarre la vita pubblica alle
pastoie burocratiche, è fondamentale dare efficienza all’amministrazione,
sbloccare i meccanismi che frenano e inceppano; sono loro il vero brodo di
coltura in cui prosperano le zone oscure. Occorre cambiare la mentalità, non si
tratta solo dei partiti, anch’io devo cambiare la mia testa, siamo troppo
abituati alla clientela, tutto viene adattato a una logica individualista,
frammentata, tanti campanili sotto il campanile della città. E il bello è che
ormai lo abbiamo capito benissimo che questo ci farà perdere, ma ci
abbarbichiamo lo stesso alle nostre abitudini. Ecco, è su questi meccanismi che
voglio intervenire, in una città di medie dimensioni gli effetti del
cambiamento si possono vedere.” Non sembrano solo parole, anche perché
l’assessore messo alla Trasparenza, Rosita Viola, è una donna che sulla legalità
si impegna sodo da anni e ora ci si vuole giocare la faccia.


“Che cosa sogno soprattutto?”. Galimberti sembra salire sull’ aerostato: “Due cose. Costruire quel che io chiamo il welfare rigenerativo, ripensare i servizi, le esperienze di comunità, le reti territoriali, la stessa sanità. E poi realizzare nuovi modelli di sviluppo, che mettano insieme università e ricerca con le imprese agricole; immaginare Cremona come polo, dolciario o lattiero-caseario. Ma anche come polo turistico-culturale-musicale, territorio in territori più vasti. Pensi, per esempio, a un festival ‘Da Monteverdi a Verdi’. Occorre guardare alla Lombardia e all’Emilia. E tenere la cultura al centro”.
Come a ogni amministratore, anche a lui viene rimproverato qualcosa. Ad esempio un eccesso di prudenza sulle unioni civili. “Guardi, invece sono contento di come stiamo procedendo in consiglio. Abbiamo fatto una commissione per studiare la realtà cremonese, le coppie di fatto, etero od omosessuali. Poi decideremo in base ai problemi che ci sono. Se non si usa questo in metodo su ogni questione, tutto diventa ideologia. Bisogna misurarsi con le nostre storie e quelle altrui. Quali maestri ho, vuol sapere. Tanti. Maestri e testimoni. Alcuni li può immaginare: Lazzati, Bachelet, don Mazzolari. Ma poi tante persone sconosciute, miei studenti, o l’ultima dei miei tre figli, Chiara. Ha nove anni, una sindrome di Down; da lei, da quell’ambiente ho ricevuto lezioni di coraggio”.
La serata finisce. L’assessora Viola comunica al pubblico quanto è stato speso per realizzarla: locandina gratis, viaggio con la sua auto personale… Chissà perché nessuno mi aveva mai parlato di questo sindaco, nell’Italia in cui si cercano ossessivamente sempre nuovi personaggi. Che la storia padana lo conservi a lungo. Così com’è.

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