Gesù Bambino si chiama Amin. E me medesimo a Radiopop su Gramsci (all’una di domani, niente scuse!)

 

Evviva, è il 23 dicembre. Ci siamo lasciati alle spalle il
fatidico 21. I blogghisti più affezionati lo sanno bene: dal 22 il mio
ottimismo è in rimonta galoppante. Il 21 infatti è il giorno più corto dell’anno.
Dopo quella data riprende il cammino verso le albe che arrivano prima e verso i
lunghi tramonti. Ci si sente diversi. A metà febbraio si incomincia a capirlo
ed è bellissimo.

Ma il 23 dicembre quest’anno è ancor più bello per il piccolo Amin, bimbo
tunisino di tre anni. E’ giunto nella sua nuova casa milanese, dov’era atteso
come il più tenero dei Gesù Bambini. Maria Teresa e Stefano, che l’hanno avuto
in affido, gli faranno da mamma e papà. Maria Teresa, un dì giovanissima
redattrice di Società Civile e ora manager di successo di una impresa turistica
multinazionale, ha deciso, per accoglierlo al meglio, di mettersi in
aspettativa per sei mesi. L’ho trovata una scelta grande e generosa. Vuol dire
che il mondo ha ancora le risorse per sopravvivere a se stesso.

Domani in ogni caso sentitevi su Radio Popolare la lunga conversazione-intervista
che il vostro Anfitrione ha avuto con Lele Liguori, ottimo artefice di “Memos” e
anche lui un dì redattore di Società Civile, fucina di talenti. Tutti in
ascolto alle ore 13. Tema, il “mio” Gramsci della nuova antologia della “Questione
meridionale” e la forza del pensiero gramsciano (un altro pianeta!) per capire
l’Italia di oggi, da Mafia Capitale alla ‘ndrangheta a Milano alla
degenerazione dei partiti. Non è archeologia politica, credetemi, ma vitalità
culturale. E pensiero profondo che fa arrossire i twitter.
E mentre ascoltate religiosamente, mi raccomando, aggiustate con amore le
statuine del presepe, o il risvolto alla base della chiesetta di cartone.
Perché l’avete fatto il presepe, vero marrani? Il buon Natale ve lo do domani!

 

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