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Le tante infanzie del Natale. Vi racconto qualcosa di mio…
Del Natale o dell’infanzia. Intanto perché c’è di mezzo un
Bambino, da cui tutta la festa, la storia o la bella leggenda prende inizio. E
poi perché sono soprattutto i bambini che lo festeggiano ricevendo i doni. Ma
infine perché la festa dimostra la sua magia offrendo il regalo più grande, quello
che non ha valore: far tornare bambini gli adulti, restituirli all’infanzia.
Non nella memoria ma nella vita che si svolge. L’ho pensato ieri mentre facevo di
corsa il presepio. Nei giorni precedenti non avevo trovato il tempo e così mi
sono ridotto al 23 sera. E carponi sul pavimento, tra fogli di giornale a far
da base, statuine di ogni tipo, carta per montagne, oggetti da montare
architettonicamente, muschio tirato dalla terra e muscoli che tiravano per le
pose più impensate, mi sono chiesto per chi lo stessi facendo. Poi mi sono
risposto con sincerità: per me soprattutto, e per l’idea di Natale che avevo da
bambino, e che ancora continua. La vita è andata avanti, le generazioni di
statuine si sono stratificate, il presepe si è arricchito di natività raccolte
per il mondo, direttamente o grazie ad amici consapevoli: Oklahoma, Tibet,
Danimarca, Portogallo, Finlandia, Cappadocia, Birmania, Egitto, Finlandia,
Perù, Ecuador…ecc. Ultima la Polonia, i suonatori di Cracovia. Ma il suo spirito
è lo stesso. Tutto si accumula, viaggi lotte e ricordi, e poi per un giorno o
poco più si torna lì, l’infanzia che si fa beffe delle disillusioni e degli
anni.
Bambini si torna anche nei desideri. Da tempo ne avevo uno, che stavolta è
stato esaudito: un mappamondo luminoso. Ebbene sì, con su il mondo nuovo che si
è disegnato davanti a noi negli ultimi decenni, così come già si era
ridisegnato (me bambino) con la fine del colonialismo. Un mappamondo da tenere
illuminato a ricordarmi, mentre lavoro di notte, dove sono. Mentre quando
andavo alle elementari mi aiutava solo a non sentire le paure del buio notturno.
Cambiano gli stati d’animo, evidentemente; l’infanzia natalizia recupera l’innocenza
ma non la verginità, che si consuma con la vita.
Il 23 vi ho parlato del bambino Amin. E giustamente Maria, blogghista insigne,
fa anche gli auguri a Edda, che non ha mai avuto bisogno del Natale per avere l’entusiasmo
di bambina. Glieli faccio di cuore anch’io, che tanto devo a questa autentica
leader dei movimenti civili: mai ambiziosa e invece sempre generosa. Dura come
bisogna essere con i cialtroni, dolcissima con chi ha bisogno, disponibile a
ogni buona causa come un bambino che abbia ancora vergine la lavagna dei
problemi del mondo (il suo mappamondo…).
Volete poi sapere come è finita l’esperienza del Piccolo Teatro? E’ stata
bellissima, davvero il teatro sempre pieno, con tantissimi giovani che
arrivavano a gruppi. E anche tanti adulti. Spero non finisca qui, sarebbe un
peccato. Certo si è squarciato un velo sulla storia, soprattutto lombarda. Il
tutto, purtroppo, senza che i politici avessero tempo e voglia di andare a
vedere che cosa, nato da studenti universitari, stava riempiendo tutte le sere il
primo teatro milanese. Evabbe’, sarà una lotta tra chi non cresce (loro) e chi
ama tornare all’infanzia (noi). Buon Natale a tutti!!!
Nando
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