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Piaceri (e lezioni) berlinesi. Ma anche Isis e tonfi da primarie
Berlino Berlino. Già: sono
qui, come sapete. Non sapete invece le condizioni operative in cui mi trovo: o
uso la rete o uso la chiavetta su cui ho il mio materiale di lavoro. E’ il
prezzo dell’appartamento senza wi-fi (in Alexanderplatz, fra l’altro) e del
portatile con le aperture ridotte al minimo. Carino, eh? Anche per questo non
ho potuto aggiornarvi su quel che ho trovato, quel che faccio, le persone che
conosco durante questa bellissima esperienza. Qualcuno di voi ne avrà trovato
un assaggio domenica scorsa sul “Fatto”. Ma, appunto non ho potuto caricare
l’articolo sul blog per questa situazione un po’ comica (mi ricorda un po’ la
vecchia barzelletta sui carabinieri in coppia: uno per leggere e l’altro per
scrivere).
In
ogni caso mi trovo bene benissimo. La città la conoscete, ma nella sua
quotidianità invernale mostra un volto diverso da quello turistico. Meno bella
da vedere senza gli scintillii di sole sui grandi palazzi vetrati o gli spazi
immensi che si aprono al cielo; più romantica però da contemplare senza gli
sciami di turisti intorno o alle spalle. Gli italiani sono molti e sempre di
più, e direi sempre più giovani e belli (vedi articolo, appunto), ma non si
sente molto parlare in italiano. Presenterò invece in italiano il “Manifesto
dell’Antimafia” giovedì sera prima di cena alla libreria italiana, con la
“moderazione”, come dicono qui, di Federico Quadrelli, giovane segretario del
circolo Pd di Berlino, e della prode Sarah Mazzenzana, mia laureata e vera protagonista
di questa mia breve stagione tedesca.
Le
lezioni vanno bene. Benché inizino alle 8 del mattino (esco nel buio profondo)
il pubblico è nell’ordine delle decine, una misura che ha sorpreso, se capisco
bene, gli stessi organizzatori. Ed è un’esperienza difficile, che richiede una
tensione nervosa altissima, perché non puoi abusare di trovarti a
italianistica, gli studenti tedeschi hanno il diritto di potere capire con
chiarezza. Parole facili per argomenti difficili. Una bella sfida. Quando
battono i pugni sui tavoli a mo’ di applausi non mi spavento più. Ricordo che
la prima volta che me lo fecero, ventisette anni fa all’università di
Francoforte, mi spaventai. E che cos’ho detto?, mi chiesi sentendo quel
rimbombo minaccioso.
Appena
potrò vi parlerò però dell’Isis, dello sgomento che provo a pensare che le
dittature hanno tenuto a freno (ma quanto poi davvero?) gruppi di assassini.
Dittature utili, Europa imbelle, occidente senza politica e senza forza, chi ha
i valori forti: rompicapo da non dormire. Rompicapo di serie D le primarie dei
partiti. Quante volte dicevo agli ulivisti che non si potevano fare così, senza
controllare che titolo avessero signori sconosciuti a partecipare, che quelli
dell’altra parte potevano venire a votare per far vincere o quello più gradito
a loro o quello che poi avrebbe sicuramente perso nella sfida con la destra.
Ora stiamo vedendo. Anche la Liguria ha detto la sua. E qui vi dico che lì il
Pd si prenderà una sberla e perderà la regione come perse un giorno Bologna e
un altro Roma e un giorno Perugia e un altro ancora Livorno. Ma insomma, per
ora sono a Berlino e sotto (per ora) non scendo. Gute Nacht!
Nando
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