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La petizione per il Quirinale, gli studenti e un uomo felice
Di questa petizione per la
presidenza della Repubblica c’è una cosa che mi allarga il cuore e mi fa sentire
un uomo felice. Ed è la quantità di studenti ed ex studenti che hanno firmato,
anche laureati di tempi lontani (vero, Mario?). Informandosi l’uno con l’altro,
anche attraverso i continenti. Gli studenti, i tuoi laureati, sono quelli che
ti hanno potuto misurare sul campo, non in un incontro pubblico dove cerchi di
dare il meglio di te quella volta, ma
nella quotidianità ripetitiva e faticosa, negli obblighi che rispetti correndo
e sbuffando, nella scelta di mantenere il ricevimento studenti o la lezione
rinunciando ad andare in tivù, nella disponibilità che ti devi imporre anche
quando hai cento problemi personali. Nel modo concreto in cui unisci ricerca
della verità e passione civile. Sono quelli che capiscono se credi davvero in
quel che dici. E se hai per loro rispetto e affetto o no; e concludono che sì,
anche se ogni volta dici loro che nella tesi bisogna migliorare qui e lì, e aggiustare
i tempi dei verbi, e che se continuano così rischiano di non laurearsi nella
sessione prevista.
Per chi ama l’università e i suoi allievi il fatto che tu sia per loro il
presidente della Repubblica ideale, una “speranza” o addirittura un “sogno”,
come vanno scrivendo nei luoghi più diversi, ha qualcosa di bellissimo, di meraviglioso,
lasciate che ve lo dica con sincerità.
E già che ci sono vi dico anche che fine hanno fatto i famosi alberi di Natale
ammassati nei giorni scorsi sui marciapiedi di Berlino e nel frattempo (e
finalmente) rimossi. Ripiantati in qualche montagna lontana o nella Foresta
nera? No. Ci hanno fatto un bel falò. Tutti ammassati in una piazza e via con
bevande calde per la gente che partecipa. Una specie di rito propiziatorio
contro il gelo. Che cosa ne penso? Non lo so. Stavolta mi faccio solo
ambasciatore (a proposito: vedeste che meraviglia l’ambasciata italiana, un
vero monumento: l’aveva regalato Hitler a Mussolini e ce lo siamo tenuto, e
abbiamo fatto bene…)
Nando
Next ArticleCon il cuore a Kobane. I pugni nello stomaco. E chi firma la mia petizione per il Quirinale