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Giornata della memoria. Le pagelle, l’alunna e la maestra
Una pagella,
alcune pagelle. La giornata della Memoria può essere vissuta intensamente anche
così. Tenendo tra le mani con uno stupore rispettoso della Storia un pieghevole
verde. “Ministero dell’Educazione Nazionale” sta scritto in alto con colore
incerto, forse marrone, forse nero. Sotto troneggia un angelo in corazza con il
gladio nella destra e lo scudo con l’aquila fascista nella sinistra. In centro
a caratteri cubitali sta scritto in stampatello maiuscolo “Vincere”. E la
firma: P.N.F. Gioventù italiana del littorio. Sullo sfondo delle parole,
accanto a loro, si ammassano immagini di navi, aerei, moschetti e carri armati.
La guerra come totalità educativa. Un messaggio pomposo, ossessivo (sul retro,
ancora gladio e fascio) per milioni di bambini e di fanciulli. Davanti e dentro
la catastrofe c’è questo. Le menti più tenere avviate alla guerra santa della
Patria. Non millenni fa, ma giusto lo spazio di una vita. E infatti queste
pagelle appartengono a una anziana signora piacentina, Maria Monfasani. Che ha
voluto che le avessi: anni scolastici 1940-41, 1941-42, 1942-43. Con i giorni
di scuola che negli atti ufficiali si assottigliano mentre avanza la guerra. La
signora Maria andava alla scuola elementare di Caminata di Ceci, comune di
Bobbio, in provincia di Piacenza. Sulla pagella è indicato anche il numero
della sua tessera di iscrizione alla Gioventù Italiana del Littorio: 11.384.
Era una alunna di famiglia contadina. Prima di andare a scuola portava spesso
le mucche al pascolo, presa la licenza elementare andò alla monda del riso, non
c’erano i soldi per studiare.
I giudizi sul suo profitto e sulla sua disciplina parlano di una bambina amante
della scuola. “Buono” in religione, canto, disegno e bella scrittura,
aritmetica e contabilità. E poi in nozioni varie e cultura fascista, geografia,
storia e cultura fascista, educazione fisica, lavori donneschi e manuali,
disciplina. “Lodevole”, invece, in lettura espressiva e recitazione, lettura ed
esercizi scritti di lingua, igiene e cura della persona. Rigirarsi queste tre
pagelle tra le mani, studiarsi i dettagli burocratici, le materie, i nomi degli
insegnanti e dei direttori, è come rivivere un pezzo di “quella” storia. Di
un’Italia trascinata in marcia verso il precipizio e dell’innocenza di
generazioni inconsapevoli, scaraventate dalle fatiche e speranze quotidiane
verso l’orrore.
Perciò questi enfatici documenti a fondo verde raccontano insieme la speranza e
la tragedia. La speranza dei poveri di impossessarsi dell’istruzione e della
cultura. Perché la signora Maria, poi andata in sposa a un mezzadro, è
diventata donna di cultura. Non per il titolo di studio ma per i libri letti. E
anche suo marito, licenza elementare e lavoro nei campi, lo è diventato.
Renitente alla leva a diciassette anni e nascosto dai partigiani, era un
appassionato di letteratura e di storia politica, fino a diventare negli anni
settanta consigliere comunale a Bobbio nelle file del Pci, il partito in cui
una volta i poveri imparavano a conoscere la storia e il mondo. Loro giorno di
matrimonio: il 25 aprile. In fondo dietro il desiderio di Maria Monfasoni di
fare avere ad altra persona le sue pagelle, c’è l’orgoglio di un’anziana
signora che sembra dire “Così ho incominciato”, pur se tra moschetti e ruggiti
di aerei da bombardamento.
Ma, appunto, le pagelle narrano anche la tragedia. Perché una di esse, quella
del 1941, porta la firma di una maestra: “Chiolini Enrica” sta scritto. La
grafia inclinata verso destra è lì a ricordare la presenza amorevole di questa
insegnante nella vita dell’alunna. A evocare il rapporto tra scuola e guerra,
tra infanzia e Resistenza nei minuscoli paesi dell’Appennino emiliano, con le
battaglie dalla Val Trebbia e Bobbio prima città libera nell’Italia
del Nord durante la Resistenza; e poi Vaccarezza e Ceci, il paese natio della signora, un versante del monte Penice
dove ancora oggi d’estate i bambini in vacanza giocano a tedeschi e partigiani.
Ecco, la maestra “Chiolini
Enrica” venne uccisa dai nazisti. La signora Maria lo ricorda bene,
vividamente, ma intorno a lei le fonti si fanno sfuggenti, labili, la storia è
difficile da scandagliare quando riguarda i suoi protagonisti anonimi. I pochi
anziani sopravvissuti sono andati in città dai figli. Viene ricordata un’altra
maestra, Luisa Calzetta, caduta nell’agguato a Passo dei Guselli, in provincia
di Piacenza, nel dicembre 1944, medaglia d’argento al valore. Ma la sua maestra
no. Vorrebbe saperne di più, chiede chi può aiutarla nella giornata della
Memoria. Per mettere bene a posto la sua, di memoria. Che dopo gli ottanta
vuole ricostruire con precisione, per dare contorni definiti alla propria vita,
e alle figure che l’hanno accompagnata.
Volete
sapere perché la signora Maria abbia mandato proprio a me le sue pagelle?
Perché è la mamma di una mia allieva di tanti anni fa, che a sua volta è la
mamma di un mio allievo di quest’anno. Per questa strada meravigliosa mi è
stata portata qualche settimana fa una busta con dentro quel pezzo prezioso e
sconosciuto di storia. Davvero gli intrecci della memoria hanno la
forza di un prodigio.
Nando
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