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La luna sopra Berlino. E donne italiane. E artisti (e birra)
Ragazzi, volge alla fine l’esperienza berlinese. Con
l’impazienza di tornare in Italia ma anche con qualche malinconia. E’ stata
un’esperienza bellissima. Poi cercherò di trarne un bilancio, ma intanto vi
dico che alla Humboldt mi hanno proposto di ripetere il corso, magari
modificandone i contenuti ogni anno. E penso proprio che lo farò. Ieri sono
stato a Dusseldorf, ospite di “Italia altrove” associazione di donne italiane
nata come gruppo di lettura. Ho presentato “I fiori dell’oleandro”, che
parlando di “donne che fanno più bella l’Italia” attraeva naturalmente
l’associazione, vivace e pimpante assai. Molto pubblico, anche tedesco, anche a
pagamento (ma sì!!!) e la sensazione, ancora una volta, che stiamo ormai
esportando il meglio dell’Italia. Non più analfabeti con poche risorse, ma
persone che hanno risorse al di sopra della media e non riescono a trovare
riconoscimenti in patria. Mediamente, molta soddisfazione per l’elezione di
Mattarella. Per chi ha dovuto perfino vergognarsi (così mi è stato raccontato)
di parlare italiano nei teatri per non subire gli sberleffi a causa di B. capo
del governo, è un motivo di orgoglio o almeno di serenità.
Qui nevica spesso. Ogni tanto splende la luna, più facile
a vedersi che non il sole. Chissà perché. Notti in cui il vento spazza tutto e
illumina l’argento appeso in cielo, e poi al mattino grigio piatto e uniforme.
Mi hanno mostrato come in ogni caso la volta celeste sia qui più godibile
perché l’illuminazione è molto più discreta. Bassa, educata, sottovoce. Per
ridurre l’inquinamento e lo spreco di energia, ma con effetti benefici anche
per gli occhi che guardano in alto. All’illuminazione delle strade
contribuiscono d’altronde efficacemente le finestre delle case. Che non hanno
tende, così che tutto sembra vivo (persone che si spostano dietro i vetri,
scene di vita quotidiana) e ti senti comunque in compagnia. Vedete un po’ le
(apparenti) contraddizioni: il paese nordico riservato e che si fa i fatti
suoi, la vita di casa te la fa vedere; il paese mediterraneo che si impiccia
degli affari di tutti, tira le tende e si nasconde alla vista. Occorrerebbe
studio antropologico.
Infine: la grandezza di Berlino si vede anche nei locali.
Già potete farvene un’idea leggendo l’articolo qui a lato. Ma un’altra potete
farvela sapendo che c’è praticamente un quartiere (“Raw”, si chiama) zeppo di
capannoni trasformati il luoghi di arte e musica, passando per le rituali
occupazioni. Qui, al Badehaus, ho sentito jazz ottimo: gira nel pubblico un
foglio, e tu pensi che debbano mettere gli indirizzi mail quelli che vogliono
essere informati delle serate; invece si raccolgono i nominativi di quelli che
durante la sera vogliono cantare e suonare mescolandosi con il gruppo di
partenza. Altro che la sguaiataggine del karaoke. A turno vanno sul palco
artisti purissimi, fanno un po’ di pezzi (anche uno solo) e tornano a sedersi.
Fantastico. Due cantanti strepitose e un sassofonista ragazzino mi hanno
deliziato. Ingresso: 5 euro. Una birra: 2 euro e mezzo. E uno si chiede perché i giovani vadano a Berlino…
Nando
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