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Genova 2001. Fu tortura. A proposito di patria del diritto…
E così la Corte di Strasburgo ha
certificato che in Italia e più precisamente a Genova 2001 si è praticata la
tortura. Ci sono voluti quattordici anni da quella notte di follie cilene.
Dalla notte in cui, più che in ogni altro momento buio, l’Italia ha smesso di
essere uno Stato di diritto. Anzi, ha gridato il suo disprezzo primordiale,
furente, beffardo perfino, per il diritto. Chissà perché in quattordici anni
nessun governo ha voluto anticipare la Corte di Strasburgo. Non c’era bisogno
di un tribunale. Bastavano i fatti accaduti e pubblicamente documentati.
Ieri sera una signora, una cartolibraia, si è ricordata per mail delle mie
denunce di allora. Che mi costarono un aspro rimprovero del senatore Schifani
in aula e un invito a vergognarmi da parte del presidente emerito Cossiga. Ero
senatore eletto a Genova e arrivai in città la domenica dopo. Un giovane
avvocato della Margherita mi portò alla Diaz. Entrai e rimasi sconvolto dalle
tracce del macello. Il sangue si addensava sullo zoccolo delle pareti dei
corridoi, segno che i giovani erano stati pestati mentre dormivano o erano
comunque nei sacchi a pelo, inermi. Strisce di sangue sulle pareti accompagnavano
a una certa distanza i gradini delle scale, segno che giovani sanguinanti erano
stati tirati con la testa contro il muro verso l’uscita. Denti e ciuffi di
capelli per terra. Una scena mai vista. Con l’assessore all’istruzione della
Provincia di Genova (competente per la scuola) facemmo sigillare il portone di
ingresso, perché non arrivasse nessuno di notte a far sparire quella
documentazione spaventosa. La storia è capricciosa, e mette insieme a più
riprese le persone. Le prime denunce giornalistiche le ospitò l’Unità in prima
pagina: la mia sulla Diaz, e, accanto, quella di Giuliano Pisapia sul carcere
di Bolzaneto.
Tutto era dimostrabile sin dal giorno dopo. Ma abbiamo avuto bisogno di quattordici
anni e della Corte di Strasburgo. Nella patria del diritto…Nella Repubblica che
offre garanzie ai corrotti ma non si decide a introdurre il reato di tortura.
Nando
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