E ora mappiamoli tutti. Il genio giovanile contro la mafia

 

Il Fatto Quotidiano, 12.4.15
 
“#mappiamolitutti”.
La formula ha qualcosa di virale. Cattura la fantasia, schizza nuovi orizzonti.
Ed è il frutto del genio creativo di un gruppo di laureati e studenti quasi
tutti di Scienze Politiche di Milano. Anche se l’ideatore vero si chiama
Pierpaolo Farina, una incontenibile passione civile e una straordinaria
familiarità con la rete. Il suo blog, “di’ qualcosa di sinistra”, dedicato a
Enrico Berlinguer, arriva fino a diecimila visitatori al giorno. Il “Fatto” se
ne è già occupato un paio d’anni fa, quando con alcuni amici diede vita a WikiMafia,
enciclopedia elettronica sul fenomeno mafioso, centinaia di voci supercontrollate,
la descrizione più completa in circolazione (opera di un diciottenne) del
maxiprocesso di Palermo.

L’idea di far qualcosa contro l’ignoranza nazionale di un fenomeno che ha messo
quasi in ginocchio lo Stato e ne corrompe la vita pubblica, gli mette le ali ai
piedi. E’ troppo giovane, 26 anni, perché si possa dire che ne ha fatto la
missione della vita, ma certo ci pensa giorno e notte. E ha anche lanciato una
sottoscrizione (obiettivo 100mila euro) con scadenza simbolica il 23 maggio,
strage di Capaci, per finanziare il nuovo progetto, MafiaMaps
(www.mafiamaps.it). Mappiamoli tutti, appunto. Ridisegniamo l’Italia, provincia
per provincia, partendo dalla presenza delle organizzazioni mafiose. Anche
andando a ritroso nel tempo. Storia e geografia insieme. Quali e dove e quando
sono state le vittime, così spesso dimenticate, a partire da quelle dei
sequestri di persona realizzati al nord negli anni settanta. Nulla si ricorda
di quei ragazzi rapiti all’ora della scuola e mai più tornati, o trovati in una
discarica o fatti a pezzi in un bagagliaio dopo essere stati tenuti in una buca
sotto terra per dei mesi. Un numero generico, quaranta, i sindacalisti
contadini uccisi nel dopoguerra in Sicilia, e qualche nome che torna ogni tanto
nella memoria pubblica. O i nomi centrifugati delle celebri “scorte”.

Ma anche la storia e la disposizione geografica, da Trapani ad Aosta, dei vari
clan, quelli che uccidono, incendiano, corrompono, intimidiscono. Le inchieste
che i riguardano. Almeno per avere conoscenza del potere illegale quanto si ha
diritto ad averne del potere legale. La storia stessa dei luoghi può essere
riscritta, come ben sanno gli studenti di Palermo o di Milano, ripassando le
lapidi dei martiri o i luoghi (uffici finanziari, ristoranti, assessorati) in
cui si sono prese nel tempo le decisioni criminali che avrebbero influenzato il
futuro delle città.

Pierpaolo reagisce a chi insinua che quei centomila euro siano troppi. “E’ il
primo progetto App per smartphone e tablet sul fenomeno mafioso. Ci provino
loro a fare una piattaforma così, che in tutta Italia ti racconta la storia di
ogni organizzazione mafiosa; che premi un pulsante sulle voci che preferisci e
hai la cartina dei beni confiscati, che non ce l’ha nemmeno l’agenzia nazionale,
o la serie storica degli omicidi o la concentrazione geografica dei clan che
vengono, che so, dallo Jonio. Ci provino se sono capaci di farlo con somme
minori. Io so che sono corse cifre grandi dieci o trenta volte nella pubblica
amministrazione per fare infinitamente meno. Qui ne potrebbe nascere perfino
una start-up. E poi sono soldi che chiediamo ai privati, sulla base di un
progetto, di una fiducia, mica soldi pubblici. Chi ci critica mi sembra che campi
di appannaggi pubblici. O sbaglio?”.

Già, perché l’iniziativa di Pierpaolo e dei suoi amici, arbitrariamente e
abusivamente attribuita al sottoscritto (spiacente di non avere tanto genio…),
è stata accusata di totalitarismo poliziesco da qualche “garantista” che non si
è mai mosso per denunciare la mafia ma che ora grida alla schedatura. Certo,
sarebbe bello se l’Italia continuasse ad essere un pascolo di oche giulive
convinte che “qui non esiste la mafia”. E scomodo sarebbe trovarsi su un App,
documentalmente, le scorrerie dei clan, con nome e provenienza, nella propria
città, fino a un secondo prima dichiarata vergine immacolata. Bello se
perdessimo la memoria di ciò che è stato, dei morti assassinati. Peccato che a schedare
siano da sempre, e senza scandalo, i mafiosi. Che non solo studiano chi li contrasta
nelle loro pretese criminali, ma ne schedano indirizzi privati, scuole dei
figli, abitudini quotidiane, fino a sapere (ricordate?) anche a che ora della
domenica e in che via e numero civico va un giudice a trovare la propria madre
anziana. Così, giusto per farlo saltare in aria.

 

Davvero ogni cosa che vada contro i poteri illegali indigna e infiamma le anime morte. Perché alla fine, come non mi stanco (qui sì, io) di insegnare, la forza della mafia sta fuori dalla mafia. E’ un così bel pezzo del paesaggio, perché i cittadini dovrebbero combatterla armandosi di conoscenza? E allora meglio se rovesciamo il tavolo e chiamiamo la conoscenza storica “schedatura poliziesca”…Andate avanti, Pierpaolo e Francesco, Adriana e Marco, Ester e Chiara, Eleonora e Mattia, a decine come siete. E non prendetevela troppo se vecchi politici che hanno sempre pensato ad altro e vi hanno lasciato un paese in questo stato vi attaccheranno. Che cosa dovrebbero fare, in fondo?

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