Cisliano e la sfida del bene confiscato. Come all’occupazione delle terre

 

Il Fatto Quotidiano, 24.5.15

E d’ora in poi non saranno più solo “chansons de geste”
calabresi o siciliane. Perché una di
quelle storie che ci giungono dal sud di coraggio e di rivolta si sta svolgendo
a un passo da Milano. A Cisliano, hinterland milanese nei pressi di Trezzano
sul Naviglio. E’ qui, proprio nel cuore del profondo nord, che da quasi due
settimane gruppi di giovani si stanno dando il turno ogni giorno e ogni notte
per presidiare un bene confiscato, neanche fossero a Castelvetrano o a Isola di
Capo Rizzuto.
Cisliano come nuova metafora. Comune di 4600 abitanti, guidato da una lista
civica di centro-destra. Borgo di potere e investimenti del clan Valle-Lampada,
famiglie di osservanza reggina unitesi in matrimonio a rafforzare il proprio
dominio, e cresciute nella bassa padana, soprattutto a Vigevano. Usura e gioco
d’azzardo in particolare. Metodi violenti e quella speciale sensazione di
impunità che ti si cuce sulla pelle quando le autorità giurano per decenni che
di mafia in paese e in provincia nemmeno l’ombra. Ecco, proprio a loro è stata
confiscata in via definitiva una masseria in via Cusago. E’ accaduto pochi mesi
fa, il 13 ottobre 2014. La Masseria, il ristorante simbolo dell’impero, il
luogo dove -si racconta- sono stati
pestati e forse torturati gli usurati insolventi, d’incanto esce dal patrimonio
familiare. Un’ingiuria. Da quel momento iniziano gli atti vandalici e le
distruzioni sistematiche di parti della struttura. Messaggio chiaro: non la
avrete, è cosa solo nostra. La presidente del Tribunale di Milano, Livia
Pomodoro, scrive al procuratore della Repubblica di Milano trasmettendo la
documentazione fotografica realizzata dal referente regionale di Libera Davide
Salluzzo. Il comune di Cisliano scrive una prima volta all’Agenzia nazionale
dei beni confiscati, chiedendo l’assegnazione della Masseria. Cerca di avere
così titolo formale a difenderne l’integrità. L’Agenzia non risponde. Il comune
scrive una seconda volta: datecela almeno in via provvisoria.  
Ancora silenzio, perché è proprio vero (lo si
è ricordato ieri commemorando Giovanni Falcone) che la lotta alla mafia è anche
lotta contro i silenzi.

Insomma, dal 13 maggio la difesa della Masseria e del principio della destinazione
sociale dei beni confiscati viene assunta insieme dal comune, dalla cooperativa
Ies della Caritas e in particolare dal presidio di Milano sud-ovest di Libera,
intitolato ad Angelo Vassallo. Loro e basta. A fare supplenza a uno Stato
assente. Di giorno e di notte si alternano le nuove generazioni dell’antimafia.
“Perché ci vado?”, spiega Andrea, studente, che ci ha passato una notte intera
e già cinque-sei giorni. “Perché spero che il bene venga riutilizzato, perché
non esiste che un bene confiscato possa essere distrutto sotto gli occhi di
tutti. Lorenzo, uno di noi, che si fa lì le notti e poi va a lavorare, ci
passava ogni mattina, e una volta vede smontato il cancello, una volta vede che
non c’è più il pergolato, e nessuno che dicesse niente. In quanti siamo a
presidiare? Dipende dalle disponibilità. A volte in pochi, una volta mi sono
ritrovato qualche ora da solo; e mi sono messo a pulire. Ma spesso siamo in
tanti. E allora si sta insieme e si scherza, ormai è un luogo di aggregazione
per ragazzi, e ci si conoscono dei tipi formidabili. Elena, per esempio:
piccolina di statura ma con una forza invidiabile. O Antonio, che s’è fatto
due-tre notti di fila per poi andare a lavorare alle sei e mezzo, e guardi che
la notte è stancante”. Andrea racconta con l’ entusiasmo di chi sa di essersi
infilato in una partita appassionante ma del tutto incerta.
C’è anche Costanzo,
a Cisliano, un signore sui quaranta che ha saputo della storia da Radio
Popolare e subito, già alla prima sera, si è presentato; e anche se è zeppo di
lavoro la domenica la passa tutta lì. C’è Federica, che arriva perfino dalla
provincia di Varese, perché la novità della sfida mette le ali. O c’è Erica con
il fidanzato artista. Anche lei fa la notte, e discute e progetta mentre il
fidanzato si mette a disegnare. Ed è perfino poetico ragionare e sognare in
questa stagione in cui fa chiaro presto e alle tre e mezzo il gallo del vicino
canta. E che dire di Michela? O di Daniela, “la ragazza con le occhiaie” perché
non dorme mai e una volta ha fatto tirar tardi tutti a furia di canzoni alla
chitarra?
Ecco a voi dunque la nuova “chanson de geste”: quella di giovani che difendono,
quasi occupandolo, un bene che lo Stato rinuncia a togliere definitivamente ai
clan. Scene di coraggio e di allegria. Chi vuole fare qualcosa di utile
quest’estate venga qui, non c’è bisogno di andare al sud. Venga nel cuore
dell’impero dell’usura, a sostenere una grande battaglia comune. Già nei paesi
e nell’università si preparano i rinforzi. Valentina, bionda studentessa
dell’università di Milano, annuncia che loro di Unilibera si riuniranno presto per
decidere come dare il cambio o al mattino o alla sera. Ricordate le occupazioni
delle terre incolte? Ecco, sembra davvero di rivederle. Senza muli e senza
trombe o rosse bandiere, ma con lo stesso spirito. Sta a noi, e allo Stato, fare
vincere i nuovi, più giovani Placido Rizzotto.

 

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