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Stalin, Stalin. Ovvero come rendere onore a un criminale (ancora a proposito di Bindi)
Torno sull’assalto alla Bindi. Non posso non farlo. Anche se
mi piacerebbe parlarvi d’altro, ad esempio della storia di amore e gentilezza
di cui racconterò domani sul “Fatto”. Se la politica doveva dare un’ulteriore
immagine intollerabile di sé, ecco, l’ha data. E ha dimostrato come sia in
grado di corrompere anche gli “innovatori”,
anche chi per anni ha reclamato tra gli applausi più moralità e più rispetto
per i cittadini. E una volta entrato nel Palazzo dimentica tutto e sposa testa
e linguaggio della casa. E’ come se un signorotto avesse aperto i cancelli
ordinando agli armigeri di avventarsi sull’untore. Ma come si fa a tirare in
ballo Stalin, dico io? Il fatto è questo: una commissione parlamentare adotta
all’unanimità un codice etico e la sua presidente lo mette (orrore!!) in
pratica. Perché si sa che i codici etici vengono fatti per gabbare i cittadini
o gli iscritti al partito. Se invece vengono osservati c’è l’alto tradimento, c’è
Stalin. Ma Stalin era proprio una bella Costituzione, quella sovietica, mai
osservata. Stalin era il segreto, non l’informazione. Stalin era il primato
della ragion politica sulla legge, era la politica onnipotente, non il primato
della legalità. Stalin era il rovesciamento della realtà: era la calunnia, non
la verità. Ecco quel che terrà sempre la politica lontana dal cuore degli
esseri pensanti: il suo bisogno di campare di menzogna e di ignoranza. Sono giustizialisti
quelli che pazientemente educano alla legalità nelle scuole. Sono giacobini
quelli che vorrebbero una politica onesta. Sono talebani quelli che chiedono
giustizia nei processi. Sono stalinisti quelli che informano i cittadini.
Che senso di pena profondo viene a vedere la miseria degli argomenti. La Bindi poteva
dirlo prima? Certo, e infatti lo aveva detto da molto tempo che avrebbe stilato
quella lista a tutela degli elettori. Domanda: perché i partiti non ci hanno
pensato loro a intervenire prima? Dice Saviano: ma così viene rilasciato un
certificato di affidabilità per tutti gli altri. No, proprio no. La presidenza
della Commissione antimafia prima delle elezioni non doveva esprimere giudizi,
doveva solo ricordare una cosa: chi ha questioni penali in sospeso per reati di
un qualche rilievo, specie se contro le istituzioni. Il minimo sindacale.
Com’è difficile difendere la moralità in questo paese. Perciò saluto con
nostalgia Silvia Bonucci, una delle fondatrici del movimento dei girotondi nel
2002. Il solito guidatore irresponsabile l’ha uccisa, il solito sorpasso
assassino. Che oggi sia San Ferdinando, o san Fernando o san Nando, mi importa
relativamente. Ho fatto gli auguri a tutti i Nandi e le Nande che conosco. Ma
ho qualcosa dentro. E vi dico che se domani dovessi andare a votare per delle
liste bloccate, non so se ci andrei. Visto che però potete scegliere, andateci
e scegliete. E se vi dicono, da bravi politici, che l’onestà non conta (perché “è
un prerequisito, ci mancherebbe pure”), rispondete che la prima cosa che
chiedete alla politica è proprio l’onestà. E che chi non la sa difendere non
riformerà mai un beato fico. Augh!
Nando
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