La ballata del Fogacci Guido. Ovvero: verso il 19 luglio

 

Il Fatto Quotidiano, 11.7.15  (nota di contrizione: era di luglio anche l’articolo precedente!)

Fogacci. Lo
chiamano così, per cognome. Come si usava una volta con i compagni di scuola.
Come nella crepitante classe di “Amarcord”. E lui, che di nome fa Guido, risponde
conquistandoti alla distanza, quasi un maratoneta della vita. Radio Popolare di
Milano ha fatto parlare di sé mille volte. Per le sue inchieste, per il suo
azionariato popolare, per i suoi giornalisti diventati famosi, da Michele
Cucuzza a Gad Lerner. Ma nessuno ha mai raccontato questo signore di 57 anni che
sta dietro le quinte e che da decenni vende per la radio la pubblicità locale.
E che non vorrebbe apparire in questo articolo “perché io cosa c’entro”.
Attestato con tre suoi colleghi nel piccolo
fortino pubblicitario, Fogacci tratta le condizioni con gli inserzionisti, un
occhio e mezzo alle esigenze della radio ma un mezzo occhio alle necessità e
alle disponibilità di chi paga. E’ il suo bellissimo vizio, che ne fa un professionista
speciale. Perché l’uomo non dimentica mai di fare parte del grande mondo
dell’associazionismo generoso e squattrinato milanese. Così quando incontra i
suoi pari non riesce mai a immedesimarsi almeno un poco in loro. E dà
addirittura una mano incidendo lui gli spot per conto dell’inserzionista. Oh
quante volte gli ascoltatori avranno sentito la sua voce pensando che venisse
da un’agenzia pubblicitaria. E invece era lui, scalatore, ciclista, e in certi
momenti sosia di Maurizio Landini, il sindacalista terribile, come in una foto
scattatagli mentre rema felice sul Gange.

Fogacci ha attraversato come niente fosse più di trent’anni di impegno civile
milanese. Non solo Radiopop, ma anche il mensile “Società Civile”, per il quale
trovare pubblicità mentre andava all’assalto di Tangentopoli era un’impresa
titanica. E poi Mani Pulite e i girotondi. Sempre disposto a farsi in quattro
per trovare uno spazio, anche un breve avviso ai radioascoltatori per chi,
povero in canna, fosse impegnato in qualche buona causa civile o umanitaria.
Finché su impulso di Pierfranco Vitale, partigiano novantenne, si è dedicato a onorare
la Resistenza, a ricordare i partigiani. “Ragazzi, ma chi lo fa altrimenti? Se
ne stanno andando tutti, se non ci diamo da fare resta una cosa buona solo per
le cerimonie”. Eccolo quindi organizzare manifestazioni quasi da solo, ma apparendo
sempre in tanti, perché la sua prima legge e abilità è quella di coinvolgere e
fare aderire. Eccolo vicepresidente della sezione dell’Anpi intitolata a
Eugenio Curiel, e poi sperimentarsi nelle scuole, Resistenza e Costituzione, o fotografato
accanto a Wilma Conti partigiana di Dongo, sotto i vessilli della Brigata
Garibaldi.
Da qualche anno ha poi ingaggiato una sua sfida quasi personale, nel senso che
la cosa lo prende come se di mezzo ci fossero i suoi affetti: l’anniversario di
Paolo Borsellino. Già, sarà che la mafia uccide solo d’estate, ma perché quella
data estiva deve essere ricordata solo a Palermo, visto che fu un trauma per
tutto il paese e che il giudice dai baffetti gentili è giustamente un eroe
nazionale? Eccolo così di nuovo mobilitare e coinvolgere persone e sigle. L’anno
scorso in un sabato pomeriggio africano riunì a convegno a Milano più di
trecento persone. Quest’anno gli amici gli hanno però posto il problema con ruvida
franchezza. L’anniversario cade di domenica. Metti in fila i dati, testone d’un
Guido: Milano, 19 luglio, il primo grande week end di vacanze, anche i
magistrati che partono per le vacanze, per non parlare degli studenti e degli
insegnanti. E poi l’afa, Fogacci, non la senti la temperatura feroce? Si
rischia una buca colossale, che non farebbe bene nemmeno alla memoria di
Borsellino. Alla riunione da 40 gradi Fogacci ha alzato le spalle, rintuzzando
l’afa con una birra. Si fa lo stesso, ha deciso; e riuscirà, ha aggiunto, e
verrà un sacco di gente. Detto fatto. Già si è buttato, già ha spedito le
locandine, fatte realizzare da un amico, appuntamento in Comune alle 10 del
mattino e all’albero Falcone-Borsellino al pomeriggio. Già Radiopop manda
nell’aria lo spot, fatto e letto da lui, naturalmente. Vuoi scommettere che ce
la fa davvero? Ecco, chi vede ovunque “antimafia di facciata” o insiste a
garantire come un automa che “aveva ragione Sciascia” venga a conoscere il
Fogacci, milite ignoto di ogni buona battaglia, prototipo perfetto degli
italiani in cerca di un paese senza mafia e senza corruzione. Perché, alla
fine, esiste un’antimafia gratuita più grande di ogni superbia e di ogni parola
a vanvera .

 

Leave a Reply

Next ArticleGioie e dolori. E indecenze ciclopiche