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Antonietta. La bidella illuminista e la battaglia del decoro
Il Fatto Quotidiano, 18.7.15
Quando vi parleranno della riforma o dei problemi dell’università
ricordatevi dell’Antonietta. Tenacemente in prima fila, senza che nessuno
gliel’abbia ordinato, a difendere il decoro e il prestigio della sua università.
E’ una storia surreale. La signora Antonietta Vicario fa infatti la commessa
alla facoltà di Scienze politiche di Milano. E oltre a fronteggiare i soliti
problemi di mancanza di personale e mezzi, a ogni sessione di laurea parte
volontaria per la sua battaglia: difendere la facoltà. Da chi? Dalle truppe
lanzichenecche che da anni arrivano al rimorchio della laureanda e del
laureando di turno e trasformano il bellissimo cortile in un bivacco osceno
senza che nessuno glielo impedisca con civile energia. Appena il giovanotto o
la giovanottina si laurea e si cinge la fronte di alloro, partono i cori che certificano
la cultura acquisita: dottore, dottore, dottore del buco del c… ecc. ecc.
mentre a cinque-dieci metri altri laureandi disquisiscono, magari in inglese,
di storia, di diritti e di modernità. E’ una soddisfazione. Si stappa lo
champagne, fiumi di vino finiscono a puzzare sull’acciottolato o sul selciato,
bottiglie e vetri si accatastano, si allargano i laghi di coriandoli e di
polistiroli vari, qualcuno estrae i vassoi di pizzette e pasticcini, le
trombette risuonano ossessivamente mentre qualche disgraziato dentro vorrebbe
concentrarsi nella presentazione della sua tesi, si lanciano uova, l’altro
giorno è comparsa perfino una friggitoria perché se si può fare uno sconcio non
c’è motivo per proibirsi lo sconcio di grado superiore. Non tutti lo fanno, si
capisce. Ma il rito dominante è quello.
Ed è lì che interviene la signora Antonietta. La quale, girando tra i
capannelli, sente il bisogno di difendere il decoro della sua facoltà. “Non ha
idea delle parolacce e degli insulti che mi prendo. Sono vaffa in
continuazione. L’altro giorno gliel’ho detto: ma guardate che con questo
chiasso potrebbero sospendere gli esami per colpa vostra. Ma vi piacerebbe se
succedesse a voi? E allora un genitore mi ha detto con aria di disprezzo ‘vada,
vada’, come se fossi la serva. Ho detto anche a una studentessa di avere più
rispetto per il posto, che è di tutti. E lei mi ha risposto che finalmente
lasciava questa facoltà di m…., che voleva bruciarla. E allora io le ho chiesto
perché ci è voluta venire se è una facoltà di m….Ma le pare, i miei figli sono
andati a lavorare a quindici anni, mai
gli avrei permesso un atteggiamento così verso l’università”. Anche il suo
collega Salvatore è stato presso spesso a male parole dai gruppi che da anni si
prendono (e hanno) licenza di festeggiare devastando. Ci vorrebbe chi lo impedisse,
ma il coraggio, come spiegava il Manzoni, non ce lo si può dare.
Ecco, la signora Antonietta il coraggio ce l’ha. Anche se non ha proprio un
fisico da donnone, anzi. E mentre accompagna nelle aule le signore anziane
trovando per loro il posto in prima fila (“penso a mia mamma”, dice, e si
commuove), combatte la maleducazione. Convinta che questa facoltà in cui venne
a lavorare nel ’94, meriti di essere rispettata, è o no tra le migliori d’
Italia? Lo scorso inverno un’altra commessa, la signora Anna, mentre la facoltà
chiudeva scivolò su un lago di vino e cadde a terra, senza riuscire a
rialzarsi. La trovò un docente che usciva in ritardo, mentre si lamentava nel
buio, quasi un fagotto tra i ciottoli, sarebbe potuta restare lì tutta la
notte. Non è servito. Guardie giurate per carità, ma dove siamo? Così ci
pensano i bidelli, piccoli eroi della modernità civile dell’accademia, e ogni
tanto qualche sporadico prof mandato a quel paese anche lui. E sì che
l’Antonietta dagli studenti è benvoluta “ogni tanto mi toccano prima degli
esami perché dicono che porto fortuna, il problema sono gli esterni e i
genitori, e poi certi studenti che pretendono di fare quel che vogliono perché
‘noi paghiamo le tasse, anzi senza le nostre tasse lei non avrebbe lo stipendio’,
capito a che punto di ignoranza sono?”.
Capito perfettamente. Così è quando nulla basta mai per alzar la schiena. Ora
il consiglio di amministrazione dell’Università ha deciso che chi sporca e disturba pagherà i danni. Chissà se ci sarà
il giro di vite. Ma già l’altro giorno un genitore ha sfidato l’Antonietta:
mandi pure il conto. Nell’attesa, a difendere il decoro delle eccellenze
milanesi ci pensa questa signora venuta a Milano nel 1961. Da Capri Leone,
provincia di Messina. Mestiere, commessa illuminista.
Nando
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