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Mafia litorale. Ostia impunita e la battaglia di Alfonso Sabella
Il Fatto Quotidiano, 15.8.15
Il monumento a Pasolini, sobrio, quasi delicato, si
intravede dal cancello. Un cartello invita a entrare liberandosi della catena,
aprite il lucchetto. Ma il lucchetto non si apre. Ostia, zona idroscalo, tot
metri sotto il livello del mare. Arrivi e sei subito adocchiato e registrato.
Quando lo scrittore venne qui a trovare morte misteriosa non poteva immaginare
che vi sarebbero fiorite le nuove famiglie criminali, in grado di parlare a tu
per tu con i boss più titolati al mondo, Cosa Nostra, gente dei Caruana e dei
Cuntrera, mafia agrigentina involatasi da Siculiana verso le Americhe. E invece
le nuove famiglie criminali sono arrivate. Autoctone, da nessuno trapiantate,
nomadi stanziali giunte un giorno dall’Abruzzo. I Fasciani. E con i Fasciani
gli Spada, clan imparentati tra loro; e gli Spada interni ai Casamonica, metà
Ostia metà Roma. Un sistema criminale integrato e mobile, che a fisarmonica ha
conquistato l’affaccio sul mare della capitale d’Italia, l’unica in Europa con
Atene a godere di tanta fortuna.
Una fortuna sperperata se oggi un pezzo di Mafia Capitale è questa Mafia
Litorale, gruppi criminali misti formatisi all’occupazione militare delle
spiagge, narcotraffico, usura e stabilimenti balneari. In principio fu
Fiumicino, porto e aeroporto, un comune più esteso di Milano: opportunità
incontrollabili di affari e speculazioni, e rifugi per i latitanti siciliani. E
migliaia di deportati in arrivo da un’Urbe che spazzava via case a grappoli per
realizzare il grande raccordo anulare. Un impasto sociologico, urbanistico, che
nel disinteresse della borghesia romana allevava illegalità e turpitudini
estetiche.
All’inizio degli anni novanta giunse la prima autonomia per la circoscrizione,
la nascita del Municipio di Ostia, presidente Angelo Bonelli, giovane verde poi
finito nelle mire dei clan: auto bruciata, casa incendiata nell’indifferenza
della stampa locale, compresa quella più blasonata e nazionale. Tutto
prevedibile, come quando la società civile si ritira, essendo meno disposta a
difendere i suoi valori di quanto i clan siano disposti a difendere i loro
affari. Istituzioni silenti e paurose. Corruzione a gogo dei funzionari, tanto
che tutte e tre le nuove dirigenti portate a Ostia da Alfonso Sabella nella sua
veste di assessore alla legalità nominato dal sindaco Marino a commissario del
Municipio hanno ricevuto le loro brave intimidazioni appena arrivate.
Perché è
davvero Mafia Litorale. Con un livello di impunità assoluta. Pochi giorni fa il
fratello del presidente del porto appena arrestato, Mauro Balini, ha licenziato
un ragazzo del suo stabilimento, riposo eccessivo durante il lavoro e casuale
vicinanza ai movimenti antimafia, e per non essere troppo tenero lo ha chiuso
in una cabina, ce lo ha tenuto, e mentre da fuori si udivano le urla lo ha
pestato, 40 giorni di prognosi. A Ostia negli stabilimenti non si fanno
scontrini neanche a chi li chiede, è una lotta impari. Perciò serpeggia una
diffidenza autentica verso la spiaggia eretica, un lotto vinto da Uisp (la più
grande associazione di promozione sportiva nazionale, di sinistra)e Libera,
scontrino numero 550 e passa alle cinque e mezzo del pomeriggio, una cifra
record perché gli scontrini basta farli, l’ha fotografato uno degli studenti e
laureati venuti con il sottoscritto per una esperienza di università
itinerante, per vedere in diretta come Pignatone e Prestipino, i giudici
registi di “Mafia Capitale”, non vaneggino affatto. Questi sconci accadono solo
quando il sistema se ne nutre. Di più, quando il potere fa della criminalità
organizzata un’utile forza di intimidazione dentro un sistema di assoggettamento
e omertà più grande, congrega di ex galeotti, assessori, gabinetti di sindaci e
cooperative.
Dirompente, dunque, la spiaggia eretica. Che aprendo profondità gratuite verso
la battigia a bagnanti increduli spezza il lungomare ribattezzato “lungomuro”,
chilometri senza mare e senza edicole perché neanche un Corriere (dello Sport)
si prende, o un giornalino, troppa cultura. Silenzio assoluto degli
ambientalisti, non parliamo del Pd, qui anche i cinque stelle vanno a braccetto
con i signori degli stabilimenti balneari. Gente potente, perché, sembrerà
incredibile, ma i presidenti delle federazioni balneari nazionali sono
precisamente di Ostia, loro alla testa della grande battaglia europea per
sdemanializzare le spiagge cementificate.
Alfonso Sabella appare in questo contesto un generoso utopista, portatore della
sconosciuta novella della legge e del diritto. Ricco di consensi plaudenti,
associazioni civili, albergatori e ristoratori indignati e spossati, preti,
insegnanti, studenti; ma accerchiato da chi non aspetta altro che lo
scioglimento per mafia del Municipio per liberarsene, oh che bello, viva
l’antimafia, guarda un po’ gli scherzi della storia. Gli studenti milanesi lo
hanno ascoltato come in una grande intervista collettiva, una radiografia
impietosa del potere amministrativo, la mafia 4.0 che non si scontra con lo
Stato ma se lo compra. Lo hanno applaudito a lungo prima che tornasse al suo
lavoro, la cravatta sotto un’afa da schiantare. Mafia Litorale e Mafia
Capitale. Nessuno le separi. E nessuno dimentichi nulla. Là dove Pasolini
cercava il mondo degli emarginati stava nascendo un nuovo pezzo del Palazzo.
Quello di cui l’intellettuale scomodo ancora non sapeva.
Nando
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