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La mutazione genetica del Pd: lavori in corso. E i cartelli di Buccinasco
Ho appena finito di vedere “Presa diretta” di Riccardo
Iacona: puntata sulla politica e sugli “acchiappavoti”. Riflettori, tra gli
altri, sul Pd siciliano e sul Pd campano, nonché sui portatori di voti che ci
sono entrati o ci si sono candidati senza incontrare resistenze (resistenze vere, intendo; ossia divieti, non
suggerimenti). Storie inenarrabili, giuro, da arrossire. Mondi che mandano
tanfo di corruzione se non di camorra che arrivano in massa. Centrodestra che
si svuota perché i suoi esponenti sono passati armi e bagagli, dai cosentiniani
all’estrema destra, nel Pd pigliatutto. E centrosinistra che si svuota dei suoi
militanti storici perché c’è un limite a tutto. Così forse, anche così, si
spiega perché all’ultima festa nazionale dell’Unità si è fatto un lungo
incontro sul Mezzogiorno senza che nessuno tirasse fuori neanche per sbaglio i
nomi di mafia, ‘ndrangheta e camorra. Non sono di moda, pare; il guaio è che si
sentono di moda loro.
Ma non è solo questione di Mezzogiorno. Prendete Buccinasco, per esempio, alle porte
di Milano. Su Buccinasco ho scritto per Einaudi un libro con Martina Panzarasa
nel 2012 (“Buccinasco, la ‘ndrangheta al nord”). Quando il libro uscì, venne
crocifisso sul sito del Comune, a guida centrosinistra, che mai aveva messo nominativamente
all’indice i clan calabresi locali. Venne accusato di dare dei mafiosi a tutti
i calabresi; partì una campagna telematica aggressiva, insultante, anche da
parte di elementi della giunta. Buccinasco, si diceva, è alla testa della lotta
alla mafia. E poi: guardate che cosa stiamo facendo, guardate le nostre
biciclettate antimafia che cosa graziosa che sono. Il fatto è che poi la storia
fa chiarezza quando uno meno se l’aspetta. Succede perciò che l’Associazione
nazionale dei comuni italiani (Anci) promuova la campagna “cento comuni contro
la mafia”, invitando i partecipanti a installare pubblici cartelli con scritto “Comune
vietato alla ‘ndrangheta”. Ecco, Buccinasco, come Locri, non c’è stata. Il
sindaco ha detto che la questione sul piano “semantico” è delicata. La presidente
del consiglio comunale, giunta a quel posto come esponente e con i voti di
Libera (per fortuna ora non ne fa più parte…), ha dichiarato a Rai News che non
si può perché a Buccinasco gli ‘ndranghetisti ci sono e che il cartello si
potrà mettere quando una legge vieterà loro la residenza. Il divieto, come
ognuno capisce, vale per i rapporti con l’amministrazione comunale, vale per la
compatibilità dei valori. Ma Buccinasco “in lotta contro la mafia” ha pensato
che fosse troppo. Incredibile.
Nando
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