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Beatrice e gli altri. I patrioti milanesi ai tempi dell’Expo
Il Fatto Quotidiano, 7.11.15
Mentre Milano si gode i successi di
immagine dell’Expo e un’aura di grandeur si stende sulla città, alcuni
cittadini che non vanno in tivù e non maneggiano milioni difendono la città dalla
prepotenza criminale. Non se li fila nessuno, ma grazie a Dio che ci sono. C’è
ad esempio Beatrice Uguccioni, la presidente del consiglio di zona 9, giurisdizione sul quartiere nord di Bruzzano,
dagli anni ottanta del secolo scorso luogo di insediamenti mafiosi. Madre di
tre figli, cattolica, la Uguccioni non si dà pace. Ha appena riaperto il grande
centro sportivo di via Iseo dato alle fiamme nel 2011 dai clan dopo che la
gestione era stata sottratta a un società sospetta. Quattro anni per ridarlo ai
cittadini, ma le fiamme non si sono fermate lì. Un deposito, della Eco.Nova, andato
in fumo lo scorso anno, “e il giorno dopo fu difficilissimo avere informazioni
ufficiali, sembrava che non fosse successo nulla”. Nelle scorse settimane
ancora le fiamme per due esercizi commerciali. Una panetteria e qualche notte
fa un minimarket asiatico. E già a Capodanno 2015 un “buon anno” scritto sul
muro, con saracinesca divelta del bar antimacchinette. La presidente non è
un’esperta di mafia, ma è decisa a garantire ai suoi concittadini una
convivenza civile. “Ancora ricordo quando ero ragazzina e restai scioccata dall’incendio
della panetteria di via Oroboni”. Gli anni ottanta, appunto, quelli della
ascesa del clan Flachi e delle amministrazioni iononvedo- iononsento- iononparlo.
“Chiedo informazioni in giro e mi fanno capire o mi dicono apertamente che è
meglio non agitarmi troppo. Non hai visto che si sono fermati alla saracinesca?
Ragazzate. Mah, dico io. A me sembra più credibile che volessero dare un segnale.
Noi te lo possiamo incendiare il negozio, farti perdere tutto. O no? E poi, se
anche fossero ragazzi che danno e ridanno fuoco, non ci troveremmo davanti a
una nuova banda in formazione da stroncare sul nascere?”. La presidente è
allarmata per quello che è accaduto in piazza, nella zona 5, a sud di Milano, nemmeno
un mese fa. Una violenta esplosione ha completamente devastato un bar del
quartiere Stadera, in via Volvinio 12. Erano le 19.40, poteva essere una
strage. I giornali l’hanno raccontato in cronaca ed è già dimenticato. E’ l’Expo,
bellezza. Un altro consigliere, Andrea Quattrociocchi, sta molto attento alle
possibili ripercussioni delle proprie scelte in tema di licenze e autorizzazioni
nel commercio al dettaglio.
A Porta Venezia, e qui siamo in pieno centro città, in un’area multietnica si è
andata formando un’area di libero spaccio e di libera illegalità. E’ nato un
comitato di cittadini, il “Movimento Porta Romana” che invano si rivolge alle
istituzioni, firmando denunce con nomi e cognomi. Mariolina De Luca,
consigliera di zona 3, di cui il Fatto scrisse quattro anni fa per le sue battaglie
ambientaliste, ne ha sposato la causa. Non si capacita delle lentezze a
intervenire, “certo ci saranno le grandi opere da sorvegliare ma qua è la vita
di tutti i giorni che viene rovesciata da spacciatori, turisti della droga, e anche
esercenti. E dalle estorsioni”. Perciò con il collega Adalberto Muzio e il
presidente Renato Sacristani cerca da tempo di rendere un po’ più difficile la
vita ai clan.
Dall’altra parte della città, zona 7, Quarto Oggiaro, c’è un giovane
consigliere di zona, si chiama Fabio Galesi, che sta dando battaglia per
riqualificare il quartiere, per valorizzare le pratiche sempre più numerose di buona convivenza. E dà
battaglia contro una famiglia che vorrebbe dettare legge nelle case popolari di
via Pascarella. Perciò trova minacce sui
muri contro i suoi familiari. “Sia ben chiaro che anche con il coltello alla
gola continuerò a lottare perché questa famiglia sparisca dal quartiere”. L’ex prefetto Tronca ne ha disposto la
protezione, Pisapia ne ha preso spassionatamente le difese. Perché si capisca
che non è solo. E poi c’è Ferruccio Patti, più maturo consigliere che ha denunciato
a “Bersaglio mobile” lo spaccio che avviene da anni in modo palese pochi metri
dietro il clima festante dei Navigli, via Gola, case popolari dove si
infittisce il via vai di venditori, fornitori e consumatori. Non ci vogliono
occhi esperti, te la offrono perfino per strada quando parcheggi. Ha
denunciato, di nuovo, le case popolari che si fanno fortini, come il Fort
Apache di Via Pichi.
Eccoli, dunque, i patrioti milanesi ai tempi dell’Expo. Consiglieri di zona che
nell’ubriacatura collettiva e sotto i lustrini tengono ferma la bussola del
buon senso. Perché la civiltà e il progresso non sono una conferenza stampa. Sono
una cosa seria.
Nando
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