Lettera aperta a Franco La Torre: noi, le nostre storie e Libera (sul “Fatto” del 5 dicembre)

 

Caro Franco,
ti scrivo con amarezza pari all’amicizia. Siamo
tutti e due figli di storie italiane che hanno pesato nella lotta alla mafia. E
parte di quel peso e’ rimbalzato, senza che lo volessimo, anche su di noi. Un
carabiniere e un comunista che si sono reciprocamente fidati per piu´di
trent’anni, per cadere contro la mafia nello stesso anno, quel lontano 1982.
Vite parallele. Di fatto siamo stati amici ancor prima di conoscerci. Ti ho
trovato in Libera, dopo decenni di impegno nel movimento antimafia, e mi e’
parso cosi’ di completarmi. La legge per istituire l’associazione mafiosa e
confiscare i beni mafiosi, voluta da tuo padre, era stata infatti approvata
subito dopo la morte del mio. Ora la tua scelta di uscire da Libera mi fa male.
Ho seguito la tua inquietudine per quel breve passaggio: il tuo intervento
all’assemblea di Assisi, dove non ero potuto venire, la revoca della fiducia da
parte di don Ciotti e la conseguente esclusione dalla segreteria dell’associazione.
Non ne discendevano le tue dimissioni, ma tu le hai volute dare, sentendoti
offeso (cosi’ mi hai detto) per un modo che ti appariva poco rispettoso della
tua storia.
Non voglio tacere le tue domande di Assisi. Ombre su un paio di
dirigenti che essi stessi avevano gia´voluto dissipare dimettendosi senza che
nessuno glielo avesse chiesto, e lasciando tra noi una scia di rammarico che
non si e’ richiusa.Viste le premesse e il contesto, e te l’ho detto a voce,
quell’intervento non poteva che suscitare dolore e indignazione in un uomo che,
proprio partendo da questi sentimenti, ha fatto cose che interi parlamenti e
partiti non hanno saputo e nemmeno immaginato di fare. Ne´ hai voluto avere il
chiarimento che ti era stato proposto a seguito della tua richiesta di
incontro. Che dire? Il movimento antimafia e’ passato per una quantita’
infinita di prove difficili. Prove "interne", dico. Questa e’
un’altra. Perche’ non e’ una polemica, non e’ l’allestimento di nuove trincee;
e’ proprio una prova. E come sempre vi si mescolano sentimenti, memorie,
speranze, consapevolezze, responsabilita’.
Ecco, proprio pensando a queste ultime, al peso tuo e di cio´che rappresenti,
ho trovato ingenerose, ingiuste, le accuse che hai mosso a Libera. Tu hai ben
visto, ancora a giugno, ancora a ottobre, come critiche e problemi possano
essere sollevati, anche radicali, e anche con successo, quando si cerca la
strada costruttiva. Lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo in questo sforzo
-guidato da don Luigi- di svecchiare, di migliorare il lavoro svolto da tante
persone per un’Italia libera dalle mafie e di rendere piu´umili e consapevoli
gli atteggiamenti collettivi. Hai visto l’energia dell’invito a non
"campare" di antimafia, di rendite di posizione. Sarebbe questa
l’incapacita´di mettersi in discussione? E perche’ accusare Libera di avere
tenuto gli occhi chiusi sulla mafia che avanzava quando, dati alla mano, ha
spesso preceduto i magistrati? Miopi su Roma e sul caso Palermo, dici. Ma se
sulla dottoressa Saguto avevo avuto referenze positive sia da membri della
commissione parlamentare antimafia sia da prestigiosi magistrati… Dovevano
saperne piu´di loro i militanti di Libera? Certo, l’associazione puo’ anche
essere meno reattiva in qualche occasione, ma quanti sono i dossier di analisi
e denuncia scritti in questi anni sulle regioni italiane? I miei studenti
spesso trovano tra le loro fonti principalmente materiale di Libera…
Sarebbe
qui facile riandare al lavoro sui beni confiscati, alla alfabetizzazione civile
di un popolo che sui libri di scuola non trova  sulla mafia nemmeno una
riga, alla esposizione personale di molti militanti, ai processi, ai familiari
difesi. Sarebbe facile ricordare che quando noi due fummo colpiti dalla
violenza mafiosa non c’era una Libera a sostenerci. Nacque tredici anni dopo e
da allora nessuno e’ piu’ solo a battersi e chiedere giustizia. Sarebbe facile
e lo sai anche tu. So che continuerai a dare il tuo contributo al movimento
antimafia, a cui appartieni per storia e per natura. E spero che tornerai a
volere camminare con Libera, che con la sua intuizione e la sua fatica per
ottenere la destinazione sociale dei beni confiscati ha reso ancora piu’ grande
la legge voluta da tuo padre. Possibile che tutto non debba, da qui a qualche
tempo, ricomporsi? Con amicizia, Nando

 

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