Arese. I giovani artisti e “l’eroismo alla nostra portata”

Il Fatto Quotidiano, 5.3.2016

Arese.
Qui un giorno non era tutta campagna. Qui c’era l’Alfa
Romeo, uno stabilimento che pareva una città. Quando gli operai si riversavano
in sciopero sull’autostrada alle porte di Milano, formavano una marea umana.
Ora all’autostrada hanno fatto una bretella speciale. Per portare in quella
che, al posto dell’Alfa, sarà la nuova meraviglia del luogo: “il centro
commerciale più grande d’Europa”.

Che strepitosa immaginazione. Per fortuna in questa cittadina di quasi 20mila
abitanti, passata dalla catena di montaggio all’idea più ripetitiva, esiste una
fucina di genio artistico, che fa della fantasia una forza sociale. E’ il liceo
artistico “Lucio Fontana”. Incontrato una sera di fine febbraio attraverso le
facce emozionate di una ventina di studenti e studentesse, e quelle orgogliose
di due professori, una vicepreside e una genitrice. I ragazzi hanno allineato
su lunghi tavoli le loro creazioni. Ritraggono le donne raccontate negli anni
sulle Storie italiane del “Fatto” e
poi finite in un libro. Lo hanno letto, quel libro, si sono informati, e ogni
studentessa o studente ha scelto il suo soggetto: dalla fioraia del cimitero di
Parma alla libraia di Trani, dalla giovanissima giornalista antimafia alla
ultraottantenne familiare di vittime dell’amianto di Casale Monferrato, dalla
impresaria teatrale genovese alle ragazze milanesi che hanno presidiato il
processo Lea Garofalo. E così hanno dato forma a un mondo sconosciuto
attraverso la loro fantasia artistica di diciottenni. Indirizzo figurativo e
indirizzo grafico.

“Sa perché hanno chiesto di lavorare su queste storie?”,
spiega Umberto Rollino, il professore responsabile del progetto legalità, un
napoletano che ha “conosciuto l’umiliazione della camorra ma anche la dignità
di chi si è ribellato”. Perché volevano un soggetto “che trasmettesse loro
un’energia positiva o, come ha detto un allievo, un eroismo alla loro portata”.
Ognuno racconta in pubblico quel che ha capito e quel che ha voluto dire.
Alessia è la più disinvolta, altri dicono con le parole meno di quanto hanno
saputo con il tratto. “Noi siamo manuali”, si scusa con innocente modestia una
allieva, ma si capisce che vanno tutti ben oltre la manualità. Uno per uno
ricevono con gioia i complimenti per i cento particolari disegnati o pennellati
con genio o per il modo in cui hanno rielaborato personaggi sconosciuti.

Intorno a loro l’auditorium Aldo Moro
non è strapieno. Eppure venti per quattro (due genitori, un fratello/sorella,
un amico/amica) sarebbero già ottanta oltre a loro. Senza contare il resto
della scuola. Fosse un saggio ginnico o un concerto strariperebbe di parenti e
amici. Ma nessuno di loro sembra notarlo. Sono felici così, e anche in questo modo
esprimono la loro specialità. “Da anni al Liceo Fontana stiamo riflettendo su
nuove strategie pedagogiche per fare emergere le potenzialità dei nostri
studenti”, continua Rollino con il collega Ivano Ceriani, “proponiamo loro lo
studio e i linguaggi dell’arte come mezzi per parlare del e con il mondo che li
circonda. Nel progetto La scuola di
delizie
raccogliamo tutte le attività extracurriculari in cui sono
impegnati i ragazzi. Pensi che da due anni, a maggio, esponiamo i nostri quadri
a Villa Arconati, bellissima architettura settecentesca lasciata a lungo
nell’incuria, e con il ricavato delle vendite ne aiutiamo la ristrutturazione.
Bella provocazione, no? Proprio noi, costretti a ricevere i genitori in
corridoio, ad ascoltare gli studenti in difficoltà negli stanzini delle
pulizie, a rifiutare le iscrizioni a causa della mancanza di aule e
laboratori”.
Ma non basta, aVilla Arconati il liceo organizza anche il FontanaFilmFestival, una rassegna di
“corti” aperta a tutti gli studenti “e le posso garantire che, attraverso foto
filmati e cortometraggi, si capisce come la riflessione dei giovani sul mondo
in cui vivono sorprende spesso per intelligenza e sensibilità. In questi anni
abbiamo ospitato poeti stranieri che con i loro versi hanno raccontato la tragedia
della Siria piuttosto che la condizione delle donne africane o dell’Europa
dell’est, abbiamo incontrato avvocati, giudici e poliziotti che hanno spiegato
quelli che i ragazzi hanno ribattezzato, nei loro quadri, ‘i mestieri della
legalità’, di cui hanno discusso pure con Libera”.

Ecco, pensateci ora un
attimo, a questi diciottenni: l’amore per l’eroismo alla loro portata, la
fantasia che vola, l’arte che si fa impegno sociale. Speriamo che la gente di
Arese capisca prima o poi di avere questo tesoro sotto casa.



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