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Il falso eroe Maniaci. E la mia vittoria in giudizio: “per non avere commesso il fatto”
Come sono orgoglioso di essere stato portato a processo per una delle pochissime volte in cui la politica è arrivata prima dei giudici. Che è successo? Quando la ex sindaco di Cesano Boscone era stata candidata alle primarie per il parlamento, io, David Gentili (presidente della commissione consiliare antimafia di Milano) e Pierfrancesco Majorino (assessore, tra l’altro, ai beni confiscati), avevamo dato l’allarme ai garanti cittadini del Pd: l’interessata è stata oggetto di giudizi molto pesanti del procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici per i suoi contatti con il mondo contiguo alla ‘ndrangheta ed è rimasta invischiata in intercettazioni inquietanti. I garanti avevano fatto i pesci in barile (chissà perché i garanti non garantiscono mai niente). E allora avevamo fatto uscire la notizia sulla stampa, ottenendo finalmente che l’interesse pubblico contasse qualcosa. Da qui la querela dell’ex sindaco. Da qui una pubblico ministero che prende per oro colato quanto scritto dall’avvocato della querelante; e che, parole del mio avvocato Giuseppe Fornari in udienza, nemmeno fa indagini per appurare se potessimo avere ragione. E quindi chiede il nostro rinvio a giudizio, con tanti saluti alla politica che deve intervenire prima dei tribunali… Oggi il giudice per le udienze preliminari ha però stabilito il “non luogo a procedere” “perché il fatto non sussiste”, e ha condannato la querelante al pagamento delle spese processuali. Insomma, abbiamo fatto il nostro dovere e abbiamo vinto. Sono contento, molto. C’è un’antimafia pulita, con la sua storia vera, profonda; e che ritrovate anche (qui sopra) nell’immagine degli studenti che a Scienze Politiche hanno seguito ieri con passione il convegno sulle aziende confiscate. Perciò adelante Pedro, con juicio.
Nando
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