Il falso eroe Maniaci. E la mia vittoria in giudizio: “per non avere commesso il fatto”

pubblico di dietroE ci mancava pure questa, accidenti! Un Pino Maniaci che minaccia, estorce e ricatta come un malvivente. Il campione di Telejato, della televisione “che non guarda in faccia nessuno”, che non guarda in faccia prima di tutto i principi etici. Mi sembra incredibile e invece, stando a immagini e registrazioni, è credibilissimo, anzi è certo. Qualche giorno fa avevo espresso i miei dubbi, mi era sembrato doveroso farlo. Ruspante, incline al turpiloquio, Maniaci era così; ma davvero poteva avere estorto, o finto di essere stato minacciato dalla mafia? Chiedo dunque scusa ai blogghisti per aver peccato d’amore verso il movimento (antimafia) a cui ho dedicato decenni di vita. Questo però qualcosa deve pur dire a chi costruisce con facilità miti e monumenti per sentito dire. A chi invita e accredita per scuole e consigli comunali personaggi border line che “rischiano la vita ogni giorno”. In fondo quando due anni fa scrissi sul Fatto Quotidiano  “Il circo dell’antimafia” non immaginavo che si arrivasse a questi livelli di ipocrisia. Occhi ancora più aperti su opportunisti e ciarlatani, dunque. Senza dimenticare mai che combattere la mafia è comunque cosa giusta, di cui andare orgogliosi.

Come sono orgoglioso di essere stato portato a processo per una delle pochissime volte in cui la politica è arrivata prima dei giudici. Che è successo? Quando la ex sindaco di Cesano Boscone era stata candidata alle primarie per il parlamento, io, David Gentili (presidente della commissione consiliare antimafia di Milano) e Pierfrancesco Majorino (assessore, tra l’altro, ai beni confiscati), avevamo dato l’allarme ai garanti cittadini del Pd: l’interessata è stata oggetto di giudizi molto pesanti del procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici per i suoi contatti con il mondo contiguo alla ‘ndrangheta ed è rimasta invischiata in intercettazioni inquietanti. I garanti avevano fatto i pesci in barile (chissà perché i garanti non garantiscono mai niente). E allora avevamo fatto uscire la notizia sulla stampa, ottenendo finalmente che l’interesse pubblico contasse qualcosa. Da qui la querela dell’ex sindaco. Da qui una pubblico ministero che prende per oro colato quanto scritto dall’avvocato della querelante; e che, parole del mio avvocato Giuseppe Fornari in udienza, nemmeno fa indagini per appurare se potessimo avere ragione. E quindi chiede il nostro rinvio a giudizio, con tanti saluti alla politica che deve intervenire prima dei tribunali… Oggi il giudice per le udienze preliminari ha però stabilito il “non luogo a procedere” “perché il fatto non sussiste”, e ha condannato la querelante al pagamento delle spese processuali. Insomma, abbiamo fatto il nostro dovere e abbiamo vinto. Sono contento, molto. C’è un’antimafia pulita, con la sua storia vera, profonda; e che ritrovate anche (qui sopra) nell’immagine degli studenti che a Scienze Politiche hanno seguito ieri con passione il convegno sulle aziende confiscate. Perciò adelante Pedro, con juicio.

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