Messico (il loro) e nuvole (le nostre). Cronaca che non racconterà nessuno

Oh, finalmente il Messico riempie le aule!  Chi mi segue sa quanto abbia a cuore la questione messicana. Ecco, per la prima volta ieri pomeriggio a Scienze Politiche l’aula 4 era piena per Anabel Hernàndez. Non era mai successo. Potevi portare la stessa Anabel (a Genova nel 2011), i familiari delle vittime, i poeti, i giornalisti, ma la scena era sempre desolante. Il paese che corre dietro a ogni ministar televisiva sbadigliava all’idea di confrontarsi con uno dei più grandi drammi del pianeta. Per ragioni di sicurezza Anabel vive da più di un anno negli Stati Uniti, dove insegna giornalismo di inchiesta a Berkeley . Ma ha spiegato con orgoglio che torna lo stesso in Messico due volte al mese, perché quella è la sua terra e da lì vuole combattere (lì hanno ucciso suo padre, ha raccontato in un passaggio velocissimo; credo che dei presenti non lo sapesse nessuno). Ha spiegato anche perché secondo lei ci sarà un lugubre balletto intorno alla estradizione negli Usa del Chapo, il leader del cartello di Sinaloa. Se parlasse, sarebbe un terremoto per la politica messicana, ma anche gli Stati Uniti dovrebbero tremare. Ha raccontato come sia difficile anche negli Usa scrivere del Messico, quando tutti i quotidiani “prestigiosi” del mondo scrivono le versioni del governo, facendola apparire agli occhi dei suoi direttori una squilibrata fantasiosa. Salvo vedere le sue versioni confermate anni dopo dalle commissioni di inchiesta internazionali.Ha fatto appello a non credere alla tesi della legalizzazione delle droghe come rimedio allo strapotere dei narcos. Inventerebbero sempre nuove droghe per avere il loro mercato. Un mercato che oggi per loro è soprattutto l’Europa, essendosi fermata la crescita di quello americano. C’è stato anche un confronto sulla recente visita di papa Francesco, a cui lei rimprovera di non avere ricevuto i familiari dei 43 studenti di Ayotzinapa, rapiti e uccisi nel 2014.
Ha chiesto a tutti di raccontare la verità, perché solo la verità può cambiare qualcosa. Ha chiesto aiuto alla comunità internazionale, perché sia portato in giudizio presso qualche autorità morale il presidente del Messico. Alla fine resti con un nodo in gola. Globalizzati ma inchiodati al nostro orticello. Ma possiamo andare avanti così? (glielo devo: grazie a Thomas Aureliani, ricercatore ottimo, per avere organizzato con passione questo incontro; la foto è di Pierpaolo Farina)

Leave a Reply

2 commenti

Next ArticleLa poesia si chiama WhatsApp. Storia di una comunità particolare