Francesco. Ecco a voi la storia perfetta di un “sinistra-sinistra”
Ed eccolo qua un perfetto esemplare di quei cittadini etichettati dai pasdaran di Sala come i “duri e puri” che avrebbero riconsegnato Milano “alla destra di Salvini”. Ecco a voi un perfetto ritratto di quei “sinistra-sinistra” che per “estremismo ideologico” non si sono inchinati come un sol uomo al verbo del partito della nazione. Ha venticinque anni, l’esemplare, e si chiama Francesco, nome non di fantasia. Di origini calabresi come Basilio Rizzo, si è candidato con lui sebbene non abbia mai fatto politica in vita sua; e anche se non scenderebbe mai in piazza sventolando, come tanti pasdaran saliani, una bandiera rossa. Francesco si è laureato da poco, dopo essersi fatto un ottimo Erasmus in Spagna ed essersi dedicato allo studio dei fenomeni criminali. Per non barare, è un laureato del sottoscritto (tesi sull’uso dei soprannomi nella storia di Cosa nostra): che un giorno venne d’improvviso e di sua volontà a dire che avrebbe voluto fare qualcosa per Basilio Rizzo. “Dove devo andare?”. Non concepiva che dopo Pisapia Milano dovesse essere governata da un uomo del mondo degli affari. Più altre cose che il Fatto ha già ampiamente illustrato.
Ora dovete sapere che questo giovane ha il classico sogno degli estremisti della “sinistra-sinistra”: fare il commissario di polizia. “Perché? Un po’ mi imbarazza dirlo, ma è per spirito di servizio. Vorrei fare qualcosa di serio per il mio paese; vestire la divisa mi sembra un modo sano di lavorare e di riempire una vita. E poi credo che in questi anni le figure delle forze dell’ordine e in parte anche dei magistrati siano cambiate molto. Fatto salvo il trauma di Genova, carabinieri e poliziotti sono visti come quelli che ti proteggono dalle prepotenze. E questo mi affascina”. “Io vecchia sinistra? Ma se nel 2010 avevo anche guardato con simpatia a ‘Futuro e libertà’, il movimento di Fini…Certo, avevo diciannove anni…”. In effetti di esperienza politica Francesco non ne aveva affatto. “E infatti i miei amici mi hanno riversato addosso barili di ilarità: questa è la foto elettorale che mi hanno contestato, una giacca di pelle marrone su camicia a scacchi rossi e blu”. Ride. Non solo lo hanno accusato di ingenuità per come faceva la campagna elettorale; l’hanno dovuto perfino trattenere quando a due settimane dal voto voleva andare qualche giorno a Palermo per l’anniversario di Falcone.
“E poi? Ho preso 118 preferenze ed è stato bello così, mica volevo fare carriera politica. Ah, si riferisce al ballottaggio? Be’, domenica scorsa ho votato Sala. L’ho deciso all’ultimo momento. Fino alla sera prima volevo annullare la scheda. Mi dava sui nervi l’arroganza con cui i tifosi di Sala pretendevano che lo si votasse. Lo infiocchettavano, proprio non volevano ammettere che fosse un candidato sbagliato. Poi al mattino ho fatto la mia scelta. Ma non era per Sala, era per la città. Perché ho visto il modo superficiale e anche pericoloso con cui Parisi e il suo schieramento trattavano temi che mi stanno molto a cuore. Gli attacchi frontali alla commissione antimafia: questa storia dell’antimafia della retorica, che la lotta alla mafia la devono fare solo polizia e magistrati mi aveva scioccato. Io mi ero fatto un’altra idea di Parisi, me l’ero dipinto come la faccia bella e misurata del centrodestra. Mi dissi che se pensava che certi argomenti facessero ancora breccia voleva dire che non sapeva nulla di ciò che è accaduto a Milano in questi ultimi anni. Poi c’è stato il primo turno. E lì la destra ha vinto in cinque municipi, tra cui il mio, il 2. Con il nuovo presidente che in campagna elettorale aveva detto che bisogna prendere a sassate i campi rom. E con la nuova maggioranza che tra le prima cose che ha fatto ha tolto dal municipio il drappo arcobaleno che testimoniava il riconoscimento dei diritti gay. Insomma, non ho deciso di votare Sala. Semplicemente non ho voluto fare vincere Parisi”
Chissà se lo hanno capito i dirigenti che si offrivano in gloria alle telecamere la notte di domenica. Chissà se hanno capito che a evitare il tracollo più pesante, quello di Milano, sono stati proprio i cittadini etichettati per mesi come “duri e puri” ed estremisti dell’ideologia. Che Mister Expo è passato solo perché chi non lo voleva ha pensato alla fine alla città, a cui non avevano pensato i suoi pasdaran. Perché a Milano ci sono stati i Francesco Terragno (questo il cognome del nostro aspirante commissario) capaci di non votare né per un posto né per la propria bandiera. Ma con “il cuore in mano”, anche se calabresi.
(scritto sul Fatto Quotidiano del 25.6.16; mi scuso se l’articolo tocca un tema già proposto ai magnifici blogghisti, ma il caso concreto meritava…)
Lela Dall'acqua
❤❤❤
Francesca Santoro
tutto giusto e sicuramente tutto vero.Non per difendere nessuno, ma sala ha vinto le primarie e non di poco, non vedo cosa potesse fare il centrosx milanese se non sostenerlo.Sicuramente ci sono stati toni inadeguati e arroganza, in alcuni casi, ma in linea di massima io contavo sul fatto che ci si sarebbe accorti delle DIFFERENZE fra i due candidati rimasti in campo.Sono le differenze che alla fine ti portano a decidere.Non le vere o presunte somiglianze.E pensare al bene della città, non alla cadrega, non è appannaggio esclusivo dei “duri e puri” ma è condiviso dai tanti che, fra l’altro, hanno continuato a far campagna fra i due turni pur avendo perso il seggio. E pur avendolo perso perchè molta gente, sia dura e pura che non, aveva scelto di non esprimersi subito, o di esprimersi in modo diverso.Nessuno abbia il monopolio della fatica,della generosità e del gesto eroico.
Pierpaolo Farina
Sala ha vinto le primarie perché Renzi fece ritirare Fiano che pescava nella sua area, con la corsa a 4 il risultato sarebbe stato diverso. Furono primarie farlocche, dato che l’altro candidato (che nei sondaggi veniva asfaltato da Sala nella corsa a 2, cosa che invece non succedeva alla seconda classificata) rimase in campo. Che fossero considerati e percepiti simili nell’elettorato lo dimostrano affluenza e risultato del primo turno.
Francesca Santoro
farlocche non direi, almeno questo è il mio parere, e non stavo con sala; fatte male forse, ma non farlocche. Quanto alla similitudine fra i due, secondo me si limita al background e ai toni pacati.Chi vuol fare lo sforzo di ascoltare – chi lo ha fatto- percepisce che siamo su fronti diversi.Non basta avere la cravatta e il tono di voce basso, oltre a diverse case di vacanza, per essere uguali.
Annarita Lucente
A milano invisibili sono stati anche Icinquestelle…. con un candidato imbarazzante,5 anni di buon governo e tanti salotti radical chic del centro duri e puri a milano non sfondano. Con loro al ballottaggio la storia sarebbe stata un’altra….
Mattioli Alberto
Sala e dirigenti devon ringraziare in primis coloro che pur non condividendolo poi lo hanno votato per senso di responsabilità verso un bene maggiore. ..
Paola Tattini
Nessuno lo dice!
Carla Colledan
Non è che ami particolarmente Parisi, ma temo davvero che sia stata consegnata la città a qualcuno che se ci va di lusso non farà danni, Ah, la giunta è stata fatta, della commissione antimafia non ho più/ancora sentito parlare,Gherardo Colombo? Sta bene grazie, avanti così e speriamo. Ma ci vuole tanta fede
Sergio Vicario
Mah. C’è anche un’altra spiegazione: un pentimento a tempo quasi scaduto per i danni creati a partire dal non riconoscimento del risultato dellè primarie
Francesco Terragno
Le assicuro che proprio no. Tra i tanti motivi che mi hanno spinto a votare Sala (non a sceglierlo) il pentimento e l’auto flagellazione proprio non c’erano.