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Io sto con Schwazer! E con un amico puro di cuore…
Io sto con Alex Schwazer. In genere non mi espongo così se non so le cose direttamente. Troppo spesso si gareggia a protestare l’innocenza di questo e di quello per poi dovere tornare sui propri passi con la coda tra le gambe. Ma questa volta a darmi la convinzione che è giusto indignarsi per il verdetto e la squalifica (a otto anni!!)del maratoneta è la conoscenza diretta del suo allenatore, Sandro Donati. Che nel mondo dello sport è una mosca bianca, uno che ha lottato contro il doping inimicandosi i poteri dell’atletica (e non solo) a livello internazionale. Un puro di cuore, che non per nulla ha vinto giusto quest’anno il premio Ambrosoli; che si è voluto far carico di tirare fuori dalla sua storia un atleta famoso che aveva sbagliato, di rigenerarlo moralmente e di dimostrare a tutti, anche grazie a lui, che si può vincere senza doparsi. Con la speranza di far del bene a lui e forse soprattutto, attraverso il suo esempio, a tanti giovani. E infatti Schwazer aveva già ricominciato a vincere: le maratone importanti e soprattutto la sua sfida con la vita. Poi è arrivato questo controllo fatto nelle condizioni più improbabili e incredibili, davvero incredibili. Che mette sospetti a tutti tranne che a giudici severissimi, che sembrano avere voluto colpire in modo esemplare. L’esempio però, questa è la sensazione sempre più diffusa, viene dato a rovescio: avete visto che cosa capita a mettersi nelle mani di Donati, di quel disturbatore della quiete pubblica? Carriera sportiva stroncata. Alex appare ora la vittima sacrificale di giochi più grandi di lui, uomo senza diritti a un dubbio o a un ragionamento appena elementare. E poi mi chiedete perché mi appassiono sempre meno allo sport? Io credo che sarebbe giusto un sommovimento dei tifosi, della gente per bene, dei giovani che non si piegano ai poteri sportivi. E mi riservo un 1 per cento di probabilità di avere preso un granchio.
P.S. Grande successo del post su Cinzia l’ingegnera-cameriera. Che da quanto capisco ha furoreggiato nella sua regione d’origine, la Campania. Ecco la spiegazione della scelta all’origine delle mie “Storie italiane” sul “Fatto”: trasformano in notizia ciò che il giornalismo considera quotidianità insipida e senza interesse. In fondo, di mezzo, c’è un’idea della vita.
Nando
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