Mafia: sconfitta dei ristoranti della vergogna in Spagna. E ora diamo battaglia a Corsico

La lettera di gioia è arrivata a tarda sera. Dalla Spagna. “Ho letto con gran piacere che la Ue ha vietato ai ristoranti spagnoli di usare il marchio ‘Mafia’. Che dire, mi sono commosso. Sono fiero di aver denunciato questi ristoranti e che alla fine siano stati presi provvedimenti seri a riguardo. Ci tengo a ringraziarLa per aver creduto nella mia tesi di laurea…”.  Chi scrive così è un giovane italiano. Si chiama Mauro Fossati. Anni fa era andato in Erasmus a Madrid, Universidad Carlos III, ed era rimasto sconvolto per quella ridda di ristoranti che inneggiavano alla mafia. Con i poster, le insegne, i menù, gli ambienti. E il loro sito che annunciava sempre nuove aperture: “La mafia se sienta a la mesa”. Memorie di sangue di un paese che diventavano sollazzo e folclore in un paese accanto. Mauro scelse di scriverci la tesi di laurea, un tema inusuale, senza letteratura. Ci mise l’anima. E spese un capitale per visitare dal vivo tutte le pizzerie che poteva. A un certo punto dovetti intervenire per distoglierlo da un insano proposito. Si era messo in testa di scoprire i veri proprietari: per riuscirci aveva progettato di fingersi ricchissimo e proporre l’acquisto a peso d’oro di tutta la catena.

Il “Fatto” pubblicò nel 2012 la storia di questo laureando che vedeva e si indignava per ciò che non scaldava evidentemente le nostre diplomazie e i nostri corrispondenti. “Meno male che ci sono gli studenti. Meno male che c’è l’Erasmus”, scrisse, prendendo atto che una notizia come quella ci era stata fornita non dai mass media ma da uno studente ventiquattrenne. Poi ci tornò nel 2014, quando un’altra giovane italiana, Antonella De Blasio, ricercatrice precaria, provò a Granada la stessa rabbia civile davanti all’ennesimo ristorante della catena, e compì un gesto risorgimentale: il 19 di luglio andò a mettere sulla vetrine complici un volantino con la strage di via D’Amelio e la foto del giudice Borsellino. Distribuì per strada una lettera aperta in cui chiedeva ai clienti se non venisse loro da vomitare associando il loro pasto alla scena della strage. Il “Fatto”, che evidentemente ha un senso un po’ diverso delle notizie, raccontò anche quella storia italiana, ricordando il precedente di due anni prima. Mauro, Antonella. Ma anche altri giovani italiani hanno sentito il sangue rimescolarsi alla vista di quelle insegne. Si era perfino pensato di arrivare simbolicamente a Madrid con un pullman pieno di familiari di vittime da far scendere davanti alla vetrina di uno dei ristoranti, con le foto dei propri cari, per denunciare nel modo più clamoroso l’accidia colpevole delle autorità.
Sembravano idee donchisciottesche. Finalmente, invece, è intervenuta l’Unione Europea. Perché dopo che i due ragazzi e il “Fatto” hanno smosso le acque, altri sono intervenuti, la questione è lievitata, l’ha presa a cuore la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, ed è (giustamente) diventata questione internazionale. Finché è arrivato il divieto. Dai due giovani senza potere alla politica internazionale. Della classica serie “ognuno può fare qualcosa”. Mauro, che è tornato in Spagna dopo avere lavorato in Brasile e in Irlanda, non si crogiolerà per questo sugli allori. “Sarà un sollievo non vedere più quella scritta su una vetrina di un ristorante”. Ma, aggiunge, “controllerò che effettivamente vengano tolte quelle scritte dato che proprio oggi mi sono imbattuto in uno dei quei ristoranti qui a Granada, dove mi trovo attualmente”.

Tutto bene? Non proprio, perché se dalla Spagna arrivano buone notizie per i personaggi che in questa rubrica abbiamo negli anni raccontato, dall’hinterland milanese ne arrivano di molto meno buone. A Corsico la ex sindaca Maria Ferrucci (nella foto), insegnante, da sempre alla testa del movimento per la trasparenza e la correttezza amministrativa, ha avuto il coraggio, ancora una volta, di non stare zitta. E di denunciare il suo Comune, che aveva dato il patrocinio alla grande festa dello stocco organizzata da una nota famiglia di Platì con lungo pedigree giudiziario, quella dei Musitano. Risultato: l’altra sera è stata intimidita platealmente in consiglio comunale, in mezzo a tumulti impuniti, con pubblico augurio di morte (“bruciata con la benzina”), e con il sindaco Filippo Errante che denunciava la “sciacallaggio politico”. Sono decenni che c’è del marcio da quelle parti. Con l’aiuto della dottrina di qualche giudice romano, e la fifa blu dei partiti di intervenirci per davvero. Ecco, anche lì ognuno può fare qualcosa. Anzi, a questo punto tutti dovrebbero fare qualcosa.
(scritto sul Fatto Quotidiano del 22.10.16)

Leave a Reply

19 commenti

  1. Oggi sull telegiornale spagnolo parlavano dei ristoranti ma dicevano che non vogliono cambiare il nome fin che non verra sollecitato formalmente dalla Unione Europea… Spiacente !!!
    Un bell abbraccio alla Sindaca

Next ArticleReferendum e informazione: il metodo Vespa. Ma anche Goro e Corsico...