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Un desiderio: come Rimini d’autunno
Buona settimana a tutte, buona settimana a tutti. Oggi vi parlerò di un pensierino che mi è venuto in un week end dedicato a Libera e all’antimafia. Ho rivisto Rimini d’ autunno. E ho riscoperto il fascino particolare del luogo. Le vie dedicate ai film di Fellini, la foto del regista nel bar davanti alla stazione, la spiaggia lunghissima e deserta, il mare grigio e altero, la frutta di Romagna in dono negli alberghi. Stupisce il silenzio della città svuotata, il senso di una popolazione rarefatta, un decimo di quella estiva, si racconta. La trovo più bella, Rimini, in questa stagione, più seducente, forse perché l’identità delle origini appare sempre superiore. Di quando l’estate portava movimento, non sconvolgimento. Credo sia così anche per le persone, quando di colpo si spogliano degli obblighi, delle relazioni e delle catene di impegni di cui pure vivono e guadagnano, e possono dare retta a se stesse, liberando le proprie spiagge interiori. Certe vacanze mi sono care soprattutto per questo; non per i regali o per gli auguri, ma per questo asciugarsi della vita. Per la possibilità di riscoprirsi, di ritrovare i propri angoli finalmente liberi, di donarli a se stessi e ai pochi amici che si frequentano mentre in città è in corso uno spopolamento un po’ vero un po’ apparente . Per la possibilità di specchiarsi nell’ origine, in un libro tirato fuori da uno scaffale, o riascoltando musiche rimaste in fondo alla memoria.
Perché questa metafora? Credo per un disagio interiore, profondo. Perché, voglio dire, Trump e chi lo ha votato condizionano senz’altro la nostra vita, così come, su scala minore, possono farlo i referendum che si aggirano per l’Europa. Ma c’è un troppo in questa comunicazione politica, in questa orgia elettorale delle tivù; in questa enfasi su protagonisti al di sotto del loro protagonismo, governanti del mondo che non governano, poiché governare è altra cosa dal comandare; un troppo che fa desiderare a un certo punto di essere come Rimini d’autunno. Senza luna park acquatici nel cervello. Senza affollamenti virtuali che calano sulle scadenze della vita e le inquinano. Ambisco a una riconquista parziale di me stesso. In attesa della prima pausa di riconquista totale.
E tuttavia un episodio di Rimini voglio raccontarvi. Di una signora molto anziana che quando le ho chiesto di indicarmi la via per l’albergo avrebbe voluto, per indicarmela, parlare con me venti minuti. Chissà il suo bisogno di parlare. Perciò, ho pensato, quando ritroviamo le nostre spiagge interiori facciamoci una passeggiata sopra anche con chi è solo.
Buona settimana a tutte, buona settimana a tutti.
(“Secondo me”, rubrica su Radiopop del lunedì mattina, ore 10.30)
Nando
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