Monaco. La figlia dell’amica ritrovata (e “I Siciliani” di Fava…)

maddalena-fingerleIl passato che ti raggiunge lieve. Sarà lei? La ragazza sembra voler sorridere al tuo ingresso, ma potrebbe anche essere una smorfia di gentilezza. Poi, chissà perché, ti convinci che è proprio lei a spuntarti da immagini lontane, cose di circa trent’anni fa. Un paio di giorni prima è arrivata una lettera. Ti ricordi di me? Ci occupavamo insieme di cultura e problemi dello Stato. Oggi faccio la professoressa in un liceo di Bolzano. Mia figlia parteciperà al tuo seminario su mafia e letteratura a Monaco. Non avrebbe mai il coraggio o la faccia di dirtelo e perciò te lo dico io. Si chiama Maddalena. Speriamo di avere modo di rivederci, prima o poi. Firmato Luisa.
Luisa Bertolini! Di molto più giovane, militava con me a Milano nei movimenti della contestazione post-sessantottina. Colta e riflessiva; e per quei tempi non era poco. Ritrovata a Napoli quasi dieci anni dopo, e ospitato da lei vicino allo stadio (questo lo ricordo benissimo) in occasione di una manifestazione anticamorra. Poi mai più vista e sentita. Così, senza una specifica ragione. Semplicemente ci si allontana, mentre altro ti prende. L’idea di avere sua figlia in un percorso di studio e ricerca mi commuove. Sono le storie che si ricompongono…si era finito con la camorra a Napoli, si riprende con la mafia a Monaco decenni dopo, in questa staffetta generazionale.

La ragazza che ha sorriso impacciata è proprio lei, Maddalena (in foto, ovviamente). E’ attentissima, segue tutto, e da come prende gli appunti si capisce al volo che è appassionata alla materia. Da anni cerco di capire chi sono i nostri studenti o borsisti all’estero. Lei spiega: “Sono venuta qui da Bolzano a studiare germanistica. Per passione. Per una lingua che volevo imparare, per una letteratura che mi affascina: Brecht, Mann, Hocchuth e l’Antigone. Forse anche per delusione politica”. Maddalena Fingerle, ormai prossima laureanda, una tesi sulla traduzione dei giochi di parole e delle allusioni ironiche, si rivela un’inesauribile spugna di cultura. Padroneggia Dante e Thomas Mann, studia De Chirico, spiega di avere letto tantissimo proprio perché la madre non la costringeva a leggere. “Bastavano i libri in casa, bastava una battuta a tavola su Angelica, per mettermi voglia di leggere. Anzi, molti classici li ho letti prima di farli a scuola per paura che lì me li rovinassero”. Le deve essere rimasta l’abitudine, perché a ogni incontro Maddalena arriva avendo già studiato i testi in programma per quel giorno. Quando si leggono d’improvviso ad alta voce brani del “Gattopardo” lei, come una rabdomante, li rintraccia in un secondo sul libro e da lì segue a capo basso. Fa un’osservazione su teatro e letteratura che lascia a bocca aperta. Sicché frulla nella mente la solita domanda: chissà che cosa troverà da fare in Italia una così…Lunghissime code di supplenza? Lavori sottopagati in case editrici? Dovrà accasarsi politicamente per trovare un posto decente? Me lo chiedo sempre quando vedo i nostri talenti brillare sulla media europea, ma destinati a fare le riserve in casa. Lei però ha la risposta che spiazza. “Anche se so che è difficilissimo vorrei fare la scrittrice, ma non mi prenda troppo sul serio”. Meglio spiegarle che di libri campano pochissime persone, ormai i diritti d’autore sono una integrazione di altro reddito.

Però scrive bene, non c’è che dire. Il ritmo è perfetto, disteso o incalzante a seconda del senso delle parole. “Ho una passione vera per la punteggiatura. I punti e le virgole sono tutto, e le parole vanno pronunciate bene anche nell’ immaginazione, lo lasci dire a me che sono di Bolzano, dove regna quella erre moscia alla tedesca. Per questo sto attentissima alla mia dizione. No, non mi sento affatto bolzanina. Per me l’Italia vera incomincia da Roma; è l’Italia che rivolge la parola e che ha un’anima diversa, voglio dire. Anzi, forse andrò proprio a Roma a cercarmi un master”. Maddalena si racconta, l’incubo di recitare la parte della figlia si allenta. Spiega che a Monaco torna a casa da sola facendosi mezz’ora a piedi di sera nel parco, ci provino a molestarmi o a seguirmi, tanto gli chiudo il portone in faccia. Stupisce spiegando che per lei fumatrice il sigaro è molto meglio della sigaretta, e chissà se c’entra Hemingway.
Ma alla fine, visto che la vera Italia è quella che sta a sud di Roma, confessa la grande curiosità che le è venuta durante il seminario: ma dove li trovo a Monaco i numeri dei “Siciliani” di Giuseppe Fava? Bella domanda. Chissà se oggi a Catania, difesa da Fava fino a morirne, qualcuno ha lo stesso desiderio. Le storie, appunto.

(scritto sul Fatto Quotidiano del 26.11.16; nella foto sotto il titolo Giuseppe Fava)

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