Cieli rosa, laureati in divisa, e la sfida a Mattarella. Quisquilie di inizio anno
E’ iniziato dunque il 2017. E io, grazie all’infilata di splendide giornate, registro già pure che le giornate si allungano. A Milano il cielo oggi era ancora rosa verso le 17.20. Queste cose mi mettono di buon umore. Come mi ha messo di buon umore ieri sera una deliziosa cena con miei laureati organizzata da uno di loro, Marco, che si è piazzato brillantemente tra i primi del concorso a sottufficiali della Finanza ed è partito per la scuola dell’Aquila. Alla pizzeria dove ci siamo incontrati (c’era anche la Biondina) ho fatto caso che nel gruppo si ritrovavano due sottufficiali delle forze dell’ordine più uno che per pochissimo non ha vinto il concorso per commissario di polizia. Ho pensato che ai miei tempi nessuno veniva a scienze politiche per mettersi una divisa addosso. E meno che mai accadeva che tra i più attivi socialmente e civilmente della facoltà si trovassero proprio coloro che sognavano la divisa. Potenza della lotta all’illegalità e del movimento antimafia…I tempi cambiano, e d’altronde in quei tempi io mi ribellavo al conformismo entrando in conflitto con le altre generazioni(quelle più adulte), mentre oggi per ribellarmi al conformismo devo entrare in conflitto con la mia generazione, oh yes. Ma queste sono quisquilie.
Mi mette di buon umore anche leggere un libro particolarissimo. Si tratta della “Storia della civiltà in Europa”, Einaudi anni cinquanta, trovato su una bancarella a Genova. L’autore è François Guizot. Chi è costui? Un insigne uomo politico francese della prima metà dell’ottocento, ministro degli esteri. Il suo nome campeggia nella terza riga del Manifesto del Partito Comunista (avete presente il libercolo?), affiancato a quello di Metternich (sì, proprio quello che oggi vanta in Italia decine di migliaia di imitatori, se ne trovano in ogni dove). Ecco, Guizot tenne negli anni venti una dozzina di lezioni sulla storia della civiltà europea. Ed è un vero godimento intellettuale sia vedere come veniva raccontata la storia prima che scorressero gli altri due secoli che oggi noi possiamo studiare, sia misurarsi con la profondità e anche la solennità (“E io vi dico, signori…”) delle sue analisi e delle sue classificazioni dei fenomeni storici e politici. Pensare che un ministro degli esteri era capace di quel livello di analisi e poi guardare allo spettacolo odierno dei nostri ministri degli esteri dà obiettivamente le vertigini. Ma invece di fare precipitare, solleva lo spirito: perché si pensa “dunque è possibile…”
D’altronde la notte del 31 è stato possibile finalmente sentire il presidente della Repubblica difendere i giovani italiani che vanno all’estero, sconfessando clamorosamente (era il discorso ufficiale di fine d’anno a reti unificate!) le affermazioni del ministro Poletti. Qualcuno in nome dell’Italia doveva pur farlo. Il presidente ha anche spiegato chiaramente, e non era tenuto a farlo in quella sede, perché non vuole la corsa allo scioglimento delle camere. Le regole elettorali non sono materia di avventura, ha detto. Come mai era accaduto in passato, già subito il giorno dopo un Orfini gli rispondeva a gamba tesa. Per dire che se l’accordo non si raggiunge in fretta si va comunque a votare, anche se questa è una decisione che, a norma di Costituzione (quella che ha vinto 60 a 40, per intendersi), spetta proprio al Capo dello Stato. Dopo quello che è accaduto saremo trascinati in un altro scontro all’arma bianca? Che gioco si sta facendo sulla pelle del Paese? Domande che dovrebbero farsi tutti.
[Oggi 5 gennaio è l’anniversario dell’assassinio di Giuseppe Fava]
Franco Crespino
Sono serio. Un presidente della repubblica di nome Nando dalla Chiesa sarebbe il segno di un’Italia davvero diversa
Franca Barone
….e poi avere accanto una donna speciale