Berlino, quelle che danno la sveglia alla Germania. Ovvero le ragazze di Mafia? Nein Danke!

Ricordate la strage di Duisburg? Quella carneficina nel pieno della Germania più industrializzata, davanti a una classica pizzeria italiana? Era il Ferragosto del 2007. Fu, o avrebbe dovuto essere, una doppia rivelazione. Per noi italiani: la ‘ndrangheta si sentiva ormai padrona anche in Germania. Riti di affiliazione in un pubblico esercizio, vendette e sparatorie e morti (sei) come giocasse nel giardino di casa. Ma anche per i tedeschi: noi che abbiamo sempre sbeffeggiato gli italiani-spaghetti-e-mandolino ora abbiamo in casa nostra i clan calabresi che si sentono impuniti più che a casa loro. Faide nate nella lontanissima San Luca, Nirta-Strangio contro Pelle-Vottari, droga smerciata sul Reno, immagine del San Michele protettore sul luogo del delitto.

“Sarebbe dovuta”, appunto, essere una rivelazione. E invece non lo fu. Da allora la linea ufficiale è stata una sola. Rimuovere, rimuovere, e ancora rimuovere: in Germania la mafia non esiste. Per fortuna (anche della Germania) c’è chi però, di rimuovere, non ne vuole sapere. Sono quelli di Mafia? Nein Danke! (MND), l’associazione che nacque proprio allora sotto la spinta di alcuni italiani. Commercianti, ristoratori e l’attuale deputata Laura Garavini, guidarono a Berlino una grande rivolta contro il pizzo. In questi dieci anni MND si è ingrandita, è cambiata e ha moltiplicato i suoi simpatizzanti, reclutandoli tra studenti, dottorandi e ricercatori, italiani ma non solo. Soprattutto, come sempre più spesso accade sul fronte dell’antimafia, reclutando simpatizzanti e militanti donne.
Ecco, per alcune di loro, giovanissime, questi giorni di fine settimana sono davvero elettrici. Perché martedì prossimo qui a Berlino si farà una cosa assolutamente controcorrente: un grande convegno per ricordare quella strage di mafia, per dare la sveglia a un mondo che pare talora addormentato su un letto di marchi. Ce ne sono quattro, in particolare, che non pensano ad altro da settimane, in un carosello di imprevisti e di piccole sfide che producono un entusiasmo contagiosi in chi le osservi. Inviti via mail, telefonate, pubblicità, disperati tentativi di avere qualche sponsorizzazione (che bisogno c’è di questi convegni?, si sono sentite rispondere, c’è già la polizia…), richieste di adesione. Si sono date un obiettivo altissimo da queste parti: 250 presenze nella sede dell’ambasciata italiana (brava!) e già quelle registrate ci vanno molto vicine. Arriverà anche il ministro Marco Minniti e, dati i tempi, confessano la preoccupazione che alla fine si parli di immigrazione e, di nuovo, non di mafia.

I nomi di queste militanti che da giorni non pensano ad altro? Sono Giulia e le tre “V”, ossia Valentina, Vera e Verdiana. Sud e nord d’Italia. Valentina (Butera) è siciliana e ha girato per il mondo da quando aveva 15 anni, studiando anche a Kent e a Berkeley, e facendo un tirocinio a Palermo con Addiopizzo prima di venire qui per il servizio di volontariato europeo. Vera (Ferluga) è friulana, abita a Berlino da alcuni anni, un master in scienze statistiche, è ricercatrice junior per l’associazione e intanto fa da cameriera in un locale italiano il cui nome dice tutto: “Cento passi”. Verdiana (Zendri) è trentina, la più timida di tutte, ma con una storia di antimafia che parte dal liceo. Dopo studi a Bologna, Trento, Belfast, esperienze internazionali e lavoro con i richiedenti asilo, è venuta anche lei a fare la volontaria europea per MND. Giulia (Norberti) infine viene da Torino, è una promessa della sociologia, è alla vigilia della seconda laurea specialistica (a Berlino), ed è ricercatrice presso l’associazione per un progetto sulla corruzione privata.

I numeri le stanno elettrizzando. Al convegno hanno annunciato la loro presenza 31 giornalisti, un vero primato per questi temi. “Noi facciamo il possibile”, spiegano. “Ma qui non ci credono al rischio mafioso, a volte non ci credono nemmeno ai livelli alti della polizia. Per questo non fanno le leggi che servirebbero, tipo l’associazione mafiosa o la confisca dei beni con l’inversione dell’onere della prova, come in Italia. Il riciclaggio mafioso a ovest come a est? Fanno semplicemente finta che non ci sia”.
E ora proviamo a pensarci un attimo. Ma quando mai si sarebbe immaginato che degli italiani cercassero di dare la sveglia alla Germania contro la mafia? Nemmeno avremmo mai immaginato che la lotta alla mafia la esportassero giovani trentini o friulani. E meno che mai che lo facessero giovani donne. Davvero (e per fortuna) la realtà supera la fantasia…

(scritto su “Il Fatto Quotidiano” dell’8 luglio 2017. Nella foto, da sinistra a destra: Sandro Mattioli, presidente di MND, Giulia Norberti, Luigino Giustozzi detto il “re di Berlino”, Vera Ferluga, Valentina Butera e Verdiana Zendri…)

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