Mano nella mano. A proposito di quarant’anni di matrimonio

“Buona settimana a tutte, buona settimana a tutti. In questi giorni estivi le strade e i marciapiedi si spopolano. Tutto appare meno anonimo. Gli stessi passanti acquistano un’identità più precisa. Risaltano di più le figure di certe persone che con il loro abbigliamento, o il loro portamento, possono colpire la nostra fantasia.

Si notano di più, per esempio, ci ho pensato ieri, le coppie di persone anziane o molto mature che camminano tenendosi per mano. Fermandosi davanti a un negozio, entrando in un parco (foto depositphotos). I ragazzi li noti sempre, e fanno tenerezza. E sai che improvvisamente potranno abbracciarsi e baciarsi. Gli anziani no. Per loro, oltre il darsi la mano non c’è nulla, almeno in pubblico. Ma è quel gesto che cattura. Spontaneo, non esibito, mai sfrontato. Che più che un annuncio di futuro è segno di una storia che continua. Storia abituale ma non per ciò meno intensa. Dice che quel ‘lui’ e quella ‘lei’ vengono da qualche parte del tempo e dello spazio, e vengono insieme, esattamente come li vediamo. Dice che da anni, molti anni, camminano a fianco, e che se fosse per loro non si fermerebbero. Quando li vedo mi perdo a fantasticare. Immagino che siano a Milano da decenni, che abbiano magari vissuto i tempi della guerra, il bombardamento di Precotto o la Liberazione. Oppure che siano arrivati a Milano dalla Sicilia o dalla Puglia, negli anni del boom economico, quelli di Rocco e i suoi fratelli, d’altronde la palestra del film di Visconti è nei sotterranei dell’Arci Bellezza, dove oggi gli anziani giocano a carte e imparano a ballare. Cerco di accostare i miei tempi ai loro e provo a fare confronti sui luoghi che abbiamo potuto frequentare e sugli ideali che possiamo avere coltivato, talora con qualche differenza di età.

E’ bello quando si vede qualcosa di sé negli altri. Non solo l’appartenenza al genere umano, ma un pezzo della propria storia che di istinto immagini che gli altri abbiano vissuto da quella che ogni tanto chiami, con qualche debolezza, ‘la parte giusta’. E capisci che è quel gesto mite e gentile, la mano nella mano, che te lo fa pensare. Che ti porta a credere che quelle figure che incedono sul marciapiedi spopolato all’uscita del cinema o del supermercato siano la proiezione di una grande, difficile ma bella storia comune. Chissà i figli, chissà i nipoti. E chissà quante liti e sopportazioni svaniscono d’incanto dentro quel gesto di affetto silenzioso, capace di riassumere, come in un sentimento di gratitudine reciproca, un lungo cammino. Penso ai miei quarant’anni di matrimonio fatti ieri, e al settimanale satirico “Cuore”, con il quale collaboravo, che aveva dedicato a questo genere di notizie una apposita fantastica rubrica: Echissenefrega. Aveva ragione. Ma poi penso che in fondo anche queste notizie del tutto irrilevanti per la comunità ci fanno guardare in altro modo proprio alla nostra comunità. Invitandoci in questa estate che svuota le strade a osservare con più empatia l’umanità intorno a noi. Buona settimana a tutte, buona settimana a tutti.”

(testo della rubrica “Secondo me” di Radio Popolare, di lunedì 24 luglio)

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