Io e i miei libri nuovi. I bastardi ceceni e la paura delle masse. La tesi di laurea di Luca

Buongiorno a tutti i miei preziosi lettori! Ecco a voi il primo post del dopo Ferragosto, diventato senza particolare merito una delle date simboliche dell’anno. Volete sapere di che cosa mi sto occupando? Ne avete il diritto, visto che qui si danno convegno solo amici ed estimatori, e non l’umanità temuta da Umberto Eco (ovvero la massa di coloro che prima dei social borbottavano in un bar  senza nuocere a nessuno, e che con i social impestano il pensiero collettivo con la pretesa di polemizzare anche con i premi Nobel).
Mi sto dunque dedicando al libro a cui vi ho accennato tempo fa, “Per fortuna faccio il Prof”, che uscirà (notizia notiziona!) per Bompiani nel mese di febbraio. Ci tengo assai, potrei perfino dirvi che è il libro della mia vita. La settimana scorsa ho corretto invece i refusi di Una strage semplice (Melampo, come sapete). In una nota c’era un errore mortale, che ancora mi sembra impossibile: parlando della università itinerante all’Asinara, stava scritto che era del 2012 invece del 2013. Roba da autopunirsi con mezz’ora in ginocchio su un tappeto di ceci. Lo stesso per Vincenzo Vasile, ottimo giornalista antimafia (e infatti è più volte citato un libro di cui è stato coautore) scambiato con Vincenzo Vitale, magistrato all’assalto di Falcone, che credo sia ancora vivo in Cassazione. Tutto per la terza edizione, che uscirà in settembre. Anzi, visto che ci sono, mando avviso ad amici e naviganti: se in una libreria vi rispondono che Una strage semplice “non ce l’hanno mandato”, sappiate che sono loro che non l’hanno chiesto e dunque chiedetelo. La Feltrinelli della stazione Termini di Roma, per esempio, non ordina Melampo per regola…(detto da loro)

Mi occupa la mente Barcellona. Con l’Isis, certo, ma ancora con quei tre bastardi ceceni che ammazzano per niente e picchiandolo scientificamente Niccolò, il ragazzo fiorentino, mentre tutti assistono (vedere foto!). E’ la prova che non dobbiamo mai stare fermi, mai, proprio mai. O una minoranza grande come uno sputo fa quello che vuole. In discoteca erano duemila. Pensate se ci fossero stati tre amici capaci di scambiarsi una sguardo di intesa e di partire in un attimo all’assalto dei tre bastardi urlando “caricaaaa” per intimidirli e creare un effetto massa. Sarebbero bastati cento, non duemila, contro tre. E invece assistiamo, assistiamo sempre. In discoteca, per strada, in metropolitana. I diritti si difendono, a partire da quello alla vita. E bisogna essere mentalmente preparati a farlo (nelle forme di volta in volta dovute, necessarie e possibili). Le legge prevede anche la legittima difesa. Ricordo qui che la mia amica Marina di Milano fece sloggiare, con una chiamata ai carabinieri, l’estorsore che davanti a lei terrorizzava il giornalaio del quartiere.

E a proposito di cose buone. Mi sembra ottima l’iniziativa di Attilio Bolzoni di pubblicare sul suo blog antimafia alcune delle migliori tesi di laurea sulla mafia. Attualmente c’è la tesi di Luca Bonzanni, dottorando di ricerca alla Statale di Milano in Studi sulla criminalità organizzata e mio ottimo allievo. Sono contento di questo riconoscimento. Luca ha fatto la tesi sulla criminalità organizzata nelle valli bergamasche, dimostrando come la vecchia criminalità autoctona, dotata di un certo consenso locale, sia stata sostituita dalla ‘ndrangheta. E’ di quelli che non si pavoneggiano. Modesto nei modi, è una sorpresa continua. Io l’ho scoperto non in aula ma all’esame, e poi soprattutto con la tesi. Sorprende in bravura, qualità di scrittura,  freddezza nell’analisi. E anche in passione. Un bel rapporto di Libera sulla provincia di Bergamo lo si deve a lui. Leggete, gente, e meditate….

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