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Soddisfazioni da sogno. Vi presento i miei gioielli (universitari)
E’ all’orizzonte il nuovo anno accademico e già arrivano belle soddisfazioni, amici cari. La prima è che la nuova edizione della tradizionale Summer School on Organized Crime che organizziamo ogni settembre a Scienze Politiche (quest’anno è la settima) ha superato il massimo delle richieste possibili di ammissione. Ancora non era accaduto. Magnifico segno. Il titolo stavolta è “La mafia, oggi”, per capire di che cosa parliamo e per mettere un po’ nell’angolo i dilettanti allo sbaraglio, quelli che ti dicono regolarmente che è tutto cambiato e ti spiegano che cosa è oggi “veramente” la mafia. Andatevi a vedere il programma su www.cross.unimi.it e resterete a bocca aperta. Da Pignatone e Prestipino a Ilda Boccassini, da Roberti a Cafiero de Raho e Gratteri, con Bindi e Piero Grasso e il meglio degli studiosi da università italiane e straniere.
La seconda notizia è che sul Blog di Attilio Bolzoni continuano a essere pubblicate sintesi di tesi di miei pregiati allievi. Thomas Aureliani, ad esempio, oggi dottorando, che da anni si occupa del Messico ed è forse oggi in Italia quello che sta studiando in università con più passione e competenza il movimento di resistenza civile nel Messico dei narcos, a partire dai familiari delle vittime. Un giorno, non so nemmeno se lui lo ricorda, mi disse “voglio occuparmi di questo tutta la vita”, e io mi commossi.
Oppure Federica Cabras (foto), ormai mia ricercatrice affermata, che ha cofirmato tre dei quattro rapporti che abbiamo fatto sulle regioni del Nord per la Commissione parlamentare antimafia. Ha fatto anche una bellissima ricerca sulla ‘ndrangheta a Reggio Emilia. Era partita studiando la prostituzione nigeriana e sperimentò nella sua tesi la propria voglia e capacità di fare ricerca sul campo (Torino e Genova, a confronto nello spazio e a distanza di vent’anni: 1992-2012).
Poi c’è Eleonora Di Pilato. Bravissima e timida (ah, si ritirò al primo esame e sapeva tutto…). Ha fatto una tesi sulla criminalità organizzata nel Congo Democratico, mettendo a disposizione della letteratura in italiano una delle migliori ricerche sull’Africa, su cui c’è purtroppo penuria immensa di informazioni. Fece una tesi triennale di cento pagine, anzi 99, perché le chiesi simbolicamente di non arrivare a 100. Le triennali si fermano in genere a 50-55. Ci sta arrivando ora con la tesi magistrale, di nuovo sull’Africa, di nuovo bella.
Infine Marco Bruno, maresciallo dei carabinieri. Con me ha frequentato quasi tutto: laboratori e corsi. Andando sempre benissimo. Poi ha fatto una tesi sul ruolo dell’Arma nella lotta alla mafia. Ho pensato che questo entusiasmo fosse in parte dovuto al rapporto con il mio cognome. Ma l’immaginazione era rimasta al di sotto della realtà. Dopo l’ultimo esame mi ha spiegato che suo padre faceva parte del nucleo antiterrorismo del mio. E che il nome di battaglia del padre, datogli da un colonnello, era “Nandino”. In omaggio al generale.
E voi dite che non dovrei godermi queste soddisfazioni?
Nando
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