Lettera esemplare da Fino Mornasco (quando si dice lo stile)

Per prima cosa vi prego di leggere questa lettera, inviata al Blog per pubblicazione dal Sig. Pino Mandaglio:
“Sono un sostenitore di Libera, vecchio militante di sinistra e questo articolo mi lascia sgomento!Conosco abbastanza bene le vicende di Fino Mornasco e qui si sono scritte delle  cose sconclusionate, errori nelle descrizioni delle vicende, la bufala della processione già smascherata propinata dal giornale locale ( La Provincia di Como), taglio razzista dell’ articolo, ha immischiato i componenti del consiglio comunale in vicende con cui niente hanno da spartire, ma solo perchè di origini calabresi, addirittura per lei è una discriminante avere la mamma calabrese. Sono profondamente deluso da lei che per me era un mito. Secondo me le conclusioni sono due: o ha firmato l’articolo con le deduzioni della sua interlocutrice senza un minimo di verifica sui fatti e sulle persone e quindi come minimo dovrebbe chiedere scusa, oppure pensa che dall’alto della sua autorità, basta parlare di mafia e va tutto bene, anche buttare fango alla cieca sulle persone e sulle comunità, in questo caso a malincuore devo dare ragione a Sciascia sul professionismo sell’antimafia.
Letto? Ecco, normalmente non pubblico questo tipo di lettere, perché rispondono sempre a uno stesso stile, piuttosto scontato, e inducono a polemiche generalmente noiose per il lettore. Ma stavolta la cosa può essere formativa. Riprendiamo dunque l’articolo pubblicato su questo Blog (quello che parla recentemente di Rossella Pera, consigliera comunale di Fino Mornasco) e vediamo le contestazioni del mittente.
Razzismo, anzitutto. E’ l’accusa antica e tipica di tanti siciliani o calabresi o ambienti politici a loro legati, quando una discussione evoca la mafia. Ci diffama in quanto calabresi, si dice qui, senza però che i fatti possano essere contestati. Semplicemente ho segnalato ironicamente che a Fino Mornasco (provincia di Como, in foto) per essere sindaco, vicesindaco e presidente del consiglio comunale sembra si debba essere originari o nativi di Giffone (provincia di Reggio Calabria). Non ci sarà una regola, ma nei fatti stavolta ha funzionato così. Ed è certo una anomalia. O no?
Non ho affatto immischiato “i componenti del consiglio comunale” in vicende con cui niente hanno da spartire (dove?). Sarebbe bello, aggiungo, se analogo slancio ci fosse stato contro quei calabresi che a Fino Mornasco hanno dato vita e danno vita da decenni a una locale di ‘ndrangheta (originaria proprio di Giffone). Perché non attaccarli apertamente? Non sono forse loro a infangare con la loro presenza l’immagine e la comunità di Fino Mornasco? Anzi, proprio i calabresi per bene (che abbondano) dovrebbero denunciare sonoramente quei loro compaesani. Per esempio con qualche comunicato stampa ufficiale e relativa accusa di diffamazione. Io per ora non ne ho trovati, ma forse ci sono stati, e sarei pronto a segnalarli.
Quanto alla “bufala della processione”, basta andare al link, rileggere il mio articolo, e capire che di bufala non c’è proprio niente. La processione c’è stata, mentre la analoga processione a Giffone era stata vietata dalla chiesa calabrese per la storia degli inchini. Ma io non ho mai scritto né che a Fino Mormasco ci siano stati inchini (controllare) né che per l’occasione siano arrivati pullman dalla Calabria (dove è scritto?). Sta invece scritto sui libri (e non nel mio articolo) che il capostipite dei Mazzaferro, mandato al soggiorno obbligato, nella sua ansia di autonomizzarsi dalla madrepatria smise di andare alla celebre processione della Madonna dei Polsi, chiedendo ai suoi compari lombardi di partecipare nello stesso periodo a quella di Fino Mornasco.
Infine il Sig. Pino Mandaglio, che pure si presenta con dovizia di particolari, dimentica di dare una informazione di sé che sarebbe utile a inquadrare meglio la sua lettera: quella di essere il cognato del vicesindaco.

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