Oristano. Un giornalista quindicenne nella periferia che diventa capitale

“Ecco, sono loro”. Il liceo Salvatore Angelo De Castro è nato nell’ottocento.  Dall’unità d’Italia si sono formate qui tutte le generazioni della classe dirigente di Oristano, piccola città capoluogo di 31mila abitanti nella Sardegna che guarda la Spagna. Un cortile-posteggio, un accenno di palme. La palestra è ancora deserta quando il preside Pino Tilocca mi presenta quattro professoresse gentili e mi racconta il lavoro e le meraviglie dei suoi studenti. “Ne abbiamo uno”, confida con orgoglio, “che scrive per il ‘Corriere della Sera’”. Sobbalzo. “L’edizione online, ci ha scritto più volte. Pensi che ha quindici anni”. Davanti allo stupore crescente, precisa: “Davvero. Interviste importanti, racconti. Sono studenti bravi, sa? Il giornale della scuola ha una bella redazione. Credo che la intervisteranno”.
Mentre la palestra si riempie in placida armonia, sbuca dal fondo un piccolo gruppetto. “Sono loro”, appunto: il cuore della redazione. Due ragazzi senza alcun tratto distintivo e una ragazzina piccola e minuta, felicemente irrobustita da un eskimo e una borsa a tracolla. Li seguo incuriosito con lo sguardo, li vedo accomodarsi verso la metà delle file. Uno accanto all’altro, bloc notes, telefonino o altro per registrare. Nell’aria monta subito qualcosa di speciale. Chi ha un po’ di esperienza avverte aleggiare come una aristocrazia delle menti. Che sta negli sguardi, nei silenzi, nell’intelligenza delle cose rimandata a chi parla (foto). Roba rara, frutto -non c’è dubbio- di un lavoro lungo, profondo. Una rapida comunicazione di servizio sugli ospiti che arriveranno nelle settimane future lo conferma. Per fervore di impegni la cittadina sembra davvero una capitale scolastica.

La stessa insegnante che conduce, Sabrina Sanna, non azzecca nemmeno per sbaglio una domanda o un’osservazione banale. Sulla stessa linea le domande che arrivano dai ragazzi. Di fronte ai quali diventa perfino spontaneo schiudere pezzi della propria vita. Come sono piacevolmente lontane le assemblee pullulanti di cellulari in azione o di innocenze ridanciane. “Abbiamo selezionato le classi”, ha d’altronde spiegato il preside, “se non si è studiato sul serio l’argomento non si partecipa, non è uno spettacolo, è un momento formativo”. Musica per chi lo dice da decenni. Alla fine mi raggiungono i tre giovanissimi redattori. Sono tutti di quinta ginnasio (quinta A, puntualizzano). Quello di loro con la felpa blu, Riccardo, mi ha in realtà già fatto una domanda a tu per tu: “Ma lo Stato vuole sul serio sconfiggere la mafia? Sa, perché uno pensa a Giolitti, che nel Sud le lasciò mano libera per conservare i suoi equilibri nazionali; oppure al rapporto della mafia con gli Alleati dopo lo sbarco in Sicilia; e si chiede se la mafia sia considerata davvero una minaccia”. Giolitti? Gli Alleati? Ma che ne sa, chi glielo ha detto?

Riccardo il quindicenne parla con padronanza di nomi e fatti che uno studente universitario maneggia a malapena. Mentre Eleonora, la studentessa minuta, sorride timida, ecco Alessio il prodigio. E’ lui che da Oristano scrive sul “Corriere”. Roba da far schiattare di invidia eserciti di aspiranti corrispondenti in tutta Italia. Il fare rispettoso, una giacca a vento amaranto, i capelli corti come una volta, ossia né rasati né scolpiti (e anche questo è in fondo un segno di aristocrazia delle menti), mi spiega il loro lavoro. E con molta ritrosia anche il suo. Ha scritto per la Pearson a tredici anni, dice, gli è sempre piaciuto scrivere. E’ stato notato sul sito scuola.net, fa articoli sul mondo della scuola, interviste, racconti di vita quotidiana, le celebri prove Invalsi, anche un articolo di scienze sull’anidride carbonica. Il giornalino della scuola si chiama “Eulogos”. Vorrei sapere di più da lui, vorrei essere io a intervistarlo, ma lui si imbarazza, svicola, mi chiede se voglio rileggere le mie frasi del mattino prima che ne pubblichino la cronaca. Poi se ne vanno insieme come sono venuti.
Il preside, che li conosce tutti, spiega che Alessio vive fuori Oristano. A Terralba, diecimila abitanti. Arriva ogni giorno in pullman, come pure Eleonora. Eccola dunque, l’Italia con le sue periferie che si trasformano inaspettatamente in nuove capitali. Quando me ne vado, il preside mi fa una previsione: “Lo vuol sapere? Qui vinceranno ovunque i Cinque Stelle”. Non chiedo che cosa voterà lui, anche se dietro la scrivania tiene in vista una foto e una frase di Gramsci, il grande conterraneo. Ma non sembra preoccupato. Dice che è una previsione facile. La cultura e l’antimafia continueranno a fare la loro strada.

(scritto su Il Fatto Quotidiano del 12.3.18)

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