Ciao Fabrizio

Vi chiederete che cosa c’entri con il titolo la foto che ho messo in fondo al post. Ve lo spiego subito. Quella foto è (se non mi sbaglio) del 1984. Ci fu allora a Roma la prima manifestazione nazionale degli studenti contro la mafia e contro la droga. Non era mai successo prima, che i giovani arrivassero da tutta Italia. La foto (di Stefano Montesi) riprende me e mia sorella Rita alla fine della manifestazione, con il palco ormai smobilitato. Sulla destra si vedono l’avvocato Alfredo Galasso e il giornalista dei “Siciliani” Antonio Roccuzzo. In mezzo, tra me e Rita, c’è Fabrizio Frizzi. Proprio così. Aveva “sposato” la causa di Rita,da poco conosciuta, ed era venuto anche lui, così come venne due anni dopo al maxiprocesso di Palermo. Per amore e per senso di giustizia. Non voglio arruolare Fabrizio nell’antimafia. Voglio invece dire che aveva un istinto innocente, naturale, per le cause giuste. Le fiutava, le faceva sue senza tornaconti. Grandi e piccole, conosciute o destinate a restare ignote.

Io ne ho ricordi bellissimi legati alle tante estati passate insieme ora per ora, fino a notte fonda. Era una meraviglia sentirlo raccontare le barzellette. Per lui mica erano battute, macché, erano un’arte sociale, teatro puro. Nel villaggio (non turistico, ma di condomini) di Sellia Marina, sullo Ionio, teneva sveglie decine di famiglie, dai bambini ai nonni, tutti seduti intorno a lui, narrando, letteralmente narrando barzellette. Sapeva di regalare uno spettacolo ogni sera e lo faceva volentieri. Spettacolosa quella sul cavallo morto in via Pordenone. Irresistibile la batteria delle barzellette sui paracadutisti dilettanti. Una volta si fecero le tre, e chiese lui di potere smettere, il pubblico avrebbe fatto l’alba per godersi quella contagiosissima allegria.

Fabrizio era un uomo Rai, del servizio pubblico, orgoglioso di esserlo (anche se ne ebbe ingiuste e lunghe umiliazioni). Una di quelle estati, credo fosse l’86, lo vidi alzarsi in piedi per una telefonata ricevuta a casa di mia sorella Simona da Silvio Berlusconi. B. voleva convincerlo a passare alle sue tivù. Fabrizio era in imbarazzo ma resisteva. Si chinava sulla difensiva con la cornetta. L’interlocutore insistette per circa 40 minuti. Non ho mai saputo che cosa il grande persuasore gli stesse offrendo, ma certo molto. Lui spiegava di rimando che era affezionato alla Rai, che ringraziava molto ma non poteva. Finì estenuato, sudato, ma soddisfatto di se stesso.

Abbiamo fatto insieme interminabili partite a calcio nel campetto in terra battuta di Sellia, ormai trasformato in vile parcheggio. Lui, io e Carlo, il marito di Simona, dovevamo per forza stare nella stessa squadra. E questo alla fine ci condannava a essere un po’ più deboli di altre squadre. Si rimediava con la tattica. Con Fabrizio ogni sera era dedicata a due ore di studio della tattica per il giorno dopo. Era quasi più divertente che giocare. Prima della partita che avrebbe deciso il torneo, fatta la tattica, gli dissi “Domani vinciamo”. Lui se ne convinse, anche se l’avversario era molto più forte di noi. Così il giorno dopo all’una, sulla battigia, lo comunicò anche a Mario, nostro compagno, un delizioso fiorista di Benevento. Mario lo guardò incredulo. Vinciamo? Fabrizio disse sì e Mario si convinse. Potenza della televisione. Vincemmo davvero. Grazie a lui. Gli lanciai la palla dal fallo laterale, lui non so come la prese con la fronte ma con le spalle alla porta, con una scoordinazione assoluta, misteriosa. La palla passò incredibilmente dietro di lui e finì nell’angolino alto. Un gol indimenticabile. Quando ho saputo del suo male gliel’ho ricordato. Tornerai a fare quei gol, gli ho scritto, sperando di tirarlo su di morale. Ma credo di esserci riuscito solo in parte. Mi rispose: “E’ vero, la tattica è rimasta la stessa… Continuo a cercare di sfondare e vincere…”.

Non ho qui lo spazio per raccontarvi dell’amore per il suo pubblico, degli stormi di ragazzine che gli chiedevano l’autografo mentre mangiava in pizzeria e lui sorridente che lo faceva a tutte. Delle sue imitazioni a bruciapelo di Sordi o Mike Bongiorno, dei suoi improvvisi assolo alla pianola. Della strepitosa bravura a ping pong. Della generosità e della gratuità senza confini. Solo una cosa aggiungo. E’ stato scritto che non era un genio. E’ vero, se il genio è solo quello scientifico, artistico, politico, militare, filosofico. Ma mettiamo che esista (e perché non dovrebbe?) anche il genio della comunicazione umana, di come usare la comunicazione per costruire relazioni, per fare sentire meglio le persone, per rendere un’atmosfera sociale (piccola o grande) più piacevole, per immettere il garbo nella vita altrui. Il genio, rarissimo, fatto di istinto, di studio duro e vocazione naturale, come tutte le forme di genio. Questo, Fabrizio lo ha avuto. E io qui, ricordando quel pazzesco colpo di testa, ve lo testimonio senza alcun dubbio. Proprio il classico genio che non si impara a scuola o all’università. Ma che ti nasce dalla vita e rende speciale la tua vita. Ciao Fabrizio.

 

 

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11 commenti

  1. marika demaria

    Ricordi e testimonianza bellissimi, commoventi fino alle lacrime.Sì, perché Fabrizio Frizzi si era fatto amare anche dai semplici telespettatori che non hanno mai avuto la fortuna di conoscerlo di persona ma che lo consideravano uno di famiglia. Grazie Nando, a voi tutti l’abbraccio più caro.

  2. franca.scalise

    Grazie, caro professore, per aver condiviso questo suo dolcissimo ricordo di Fabrizio. Quando è rientrato al lavoro, dopo la malattia che lo aveva colpito, la mia mamma, malata terminale nelle sue ultime settimane di vita, era felicissima di rivederlo lì, a farle ancora compagnia con le sue risate gioviali e contagiose e la faccia da bravo ragazzone. Ora manca a tutti la sua voce e il suo : ” Beh, meraviglioso!!!”

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  4. Paolap

    Lo psicologo Gardner ha individuato 9 tipi di intelligenze, teoria che trovo sempre molto consolatoria quando non riesco a orientarmi nemmeno in una stanza. Tra queste c’è l’intelligenza intrapersonale, che riguarda la capacità di entrare in relazione con l’altro e creare empatia. Quindi sì, anche la teoria è dalla sua parte e conferma che Fabrizio in questo senso era un genio.
    Grazie per questi ricordi.

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  7. mdicastro

    Mi associo al ricordo di una bella persona. È una sensazione, non avendolo conosciuto personalmente. Ma credo sia una sensazione esatta. Faccio parte della generazione che seguiva Tandem ai tempi dell’università.
    Di Fabrizio Frizzi ho amato il suo avere una parola buona per tutti, il suo senso di appartenenza a un’azienda (che forse non gli ha dato quello che meritava) e la sua bravura. Lui per la RAI ha fatto tutto e io lo ho amato nonostante abbia condotto programmi come Miss Italia. Ecco, quando si perdonano cose a una persona vuol dire che si ama quella persona. Grazie Fabrizio, grazie di tutto

  8. Antonio del grosso

    Un ricordo bellissimo di una persona semplice ma così speciale come Fabrizio conosciuto proprio a Sellia Marina in quegli anni citati da te Nando. Io sono il figlio di Mario il fiorista di Benevento e colgo L occasione per salutarti e ringraziarti Nando da parte sua per il ricordo L affetto e le tue parole . Auguro una Santa Pasqua a te e la tua famiglia.

  9. jaflos

    Sono più di 20 anni che non guardo la tv. Fabrizio ha fatto parte della mia infanzia, di quando ancora guardavo la tv. La parola comune in tutti i saluti fatti a Fabrizio in questo periodo è: GARBO. E’ da quando ho appreso la notizia che non c’è più, tutte le volte che leggo qualcosa riguardante Fabrizio, mi scendono le lacrime, non ho mai versato una mezza lacrima per persone dello spettacolo, solo per Fabrizio Frizzi, davvero una persona SPECIALE. Se fosse stato un altro non mi sarei nemmeno registrato al blog per scrivere questo commento. La prima vacanza che feci in vita mia, andai a Sellia Marina (sono calabrese), nel 1997, chissà abbiamo giocato allo stesso campetto di terra battuta… grazie per questi bei ricordi…

  10. nokipaike

    Ed io sono di Selllia Marina, ci giocavo spesso da adolescente in quel campetto ora mezzo parcheggio e mezzo villette che non sono neanche completate…
    Erano anni Sereni, parlo degli anni 90 ricordo di quegli anni sopratutto una sorta di Armonia, eravamo tutti sullo stesso piano non c’erano ne ricchi ne poveri e se c’erano non si notava e non aveva importanza, non c’era quella pesante sensazione di divisione che è emersa sempre più negli anni successivi..
    Ricordo che in paese girava questo mito che al mare nelle vacanze ci abitava Fabrizio Frizzi con sua Moglie Rita…
    Ora è tutto cambiato, perfino in questo semplice paese, la gente si è chiusa, arroccata nella paura, nell’indifferenza, nell’isolamento e nell’abbandono a se stessi.. in perfetta coerenza con quel che si sente del resto d’Italia….
    Mi dispiace per Fabrizio rappresenta un po l’Archetipo di quel periodo di Italia Serena che ricordo…
    Nonostante tutto sono ottimista sento che…
    Forse ora si preparano a Rinascere insieme di Nuovo quell’Italia e quel Fabrizio…
    Quel Paese dove eravamo tutti sullo stesso piano..

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