Le due o tre cose belle che faccio lunedì. In università e al Piccolo Teatro (tutti invitati!!)

Ci sono i momenti belli nella vita. Anche quelli molto belli. Per me tra questi c’è in particolare l’inizio dei miei corsi universitari. Lunedì alle 8.30 la settimana inizia nel più coinvolgente dei modi, nel senso che parte a Scienze Politiche a Milano il nuovo corso di “Sociologia della criminalità organizzata”, la disciplina che inventai nove anni fa (2008-2009), introducendola nella storia dell’università italiana. Non so quanti studenti ci saranno. Quel che so è che arrivano sempre con una grande voglia di imparare quel che non viene loro quasi mai raccontato. E che con i loro sguardi comunicano entusiasmo e invitano a dare il massimo di sé, cosa che avviene puntualmente. Loro non lo sanno ma il coinvolgimento finisce per essere pure fisico, tanto che al termine della lezione mi scopro immancabilmente sudato. Posso dire che è il corso della mia vita? Sì, lo dico. So che da quello che dirò, e da come lo dirò, dipenderà il livello di consapevolezza di decine e decine di nuovi giovani che andranno a loro volta a parlare con altre centinaia di giovani e assumeranno ruoli di formazione e orientamento ora in associazioni, domani nelle professioni che svolgeranno, o nelle funzioni istituzionali che eserciteranno. Qualcuno di loro li (o le) conosco già perché hanno seguito con me altre materie. E ci ritroveremo in un nuovo percorso e con nuovo affiatamento.

Al pomeriggio alle 16.30 prenderà invece il via “Sociologia e metodi di educazione alla legalità”, corso più recente, che nasce dalla voglia di capire come si possa educare a quella cosa proibita che sembra essere il valore della legalità. Qui la questione è diversa. Perché la criminalità organizzata mette l’adrenalina agli studenti, mentre quando sentono parlare di “educazione alla legalità” quasi tutti immaginano di finire in un corso per boy-scout e crocerossine. Ignorano, beati loro, quanto sia duro e difficile lottare per una cultura della legalità, nella vita, nella scuola, nelle professioni e nelle stesse istituzioni. Come si fa? Perché questo Paese fa educazione alla legalità (termine sconosciuto alla lingua inglese, e vorrà dire qualcosa) da un terzo di secolo e nel frattempo è diventato più corrotto di prima? Che cosa ci dicono in proposito Leopardi e Pasolini o don Milani? E che cosa si fa nelle carceri, quali esperienze sono in corso nei luoghi dove più che le leggi contano le idee e l’amore per chi ci sta intorno? Parte così di nuovo anche questa avventura, che ha un carattere molto più sperimentale di quella del mattino.

E infine la sera alle 20.30, ci sarà al Piccolo Teatro (Sala Melato) la prima grande presentazione di “Per fortuna faccio il Prof”, il libro che narra appunto la mia storia tra generazioni di studenti. A presentarlo sarà Massimo Cirri. Con lui i due personaggi che più mi hanno aiutato nella carriera universitaria, all’inizio e alla fine: Alberto Martinelli, con cui mi sono laureato e di cui sono poi stato assistente un bel po’ di anni fa; e Gianluca Vago, il rettore che ha sostenuto e valorizzato le fatiche fatte per dar vita alla nuova scuola che sapete. Con loro Lucia Capuzzi, giornalista dell’Avvenire, che conosce il lavoro di alcuni dei nostri ricercatori (Messico, America latina) e dunque sa di che si parla. E il presidente del consiglio comunale Lamberto Bertolé, anche lui osservatore e partecipe di molti momenti del nostro percorso. Un attore eccezionale come Sergio Leone reciterà alcuni brani del libro. Ma soprattutto incontrerete lì tanti giovani. Direttamente e in una bellissima galleria fotografica che verrà proiettata per circa trenta minuti, prima e dopo la presentazione, con sottofondo musicale del grande Bruce. Una incredibile rassegna di gioventù, di gioia, di fatica e di speranza. Venite tutti, è gratis, dovete solo andare sul sito del Piccolo e iscrivervi. Vi aspettiamo!

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