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Storia di cultura e di coraggio. Iocisto, la libreria creata dai napoletani che leggono
A Napoli la sanno quasi tutti. Ma fuori no. E invece la storia di “Iocisto” dovrebbe diventare un biglietto da visita di questo Paese, il segno di una vitalità civile che nemmeno la camorra ha saputo piegare. La prova che grandi progetti culturali possono nascere senza bisogno dei governi.
Diciamolo subito. “Iocisto” è una libreria, solo alcuni locali a pianterreno. Aperta quattro anni fa nel cuore del Vomero, quartiere borghese di circa 50mila abitanti. Ma non è una libreria qualunque. Qui una volta c’erano tre grandi librerie: due storiche, Guida e Loffredo, e una meno, la Fnac. Di punto in bianco hanno chiuso tutte e tre. I costi, internet, la gente che non legge, la crisi dell’editoria, e tutte le solite ragioni. Basta libri, dunque. Era il 2014. Gli abitanti del quartiere si guardarono in faccia sbigottiti, ne parlarono: davvero il Vomero senza una sola libreria? E allora a che servono le scuole? Finché qualcuno, un creativo, Ciro Sabatino si chiamava, lanciò la grande utopia in rete: la libreria ce la facciamo noi. Breve silenzio. Poi arrivò la prima risposta: “Io ci sto”. Dopo fu un’ondata. Spuntarono centinaia di possibili soci volontari: cittadini, professionisti e lettori/lettrici forti, insegnanti. Un’ondata che portò in pochi mesi a mettere per iscritto il progetto e a cercare i locali. Che furono trovati e affittati. Nome della libreria, appunto, “Iocisto”.
Con festa di lancio in luglio. Circa duemila persone che riempirono piazzetta Fuga al tramonto, in un pazzo e gioioso brulichio che soltanto le foto possono rendere (e infatti vedi foto). E un solo libro in vendita: “Cent’anni di solitudine”. Soci oltre i mille. Lo spirito del movimento cooperativo di fine ottocento trasferito nella Napoli dei lumi che difende la cultura. E a ottobre la libreria partì con tutti i crismi. Un libraio di professione, Alberto, esperienza nell’editoria di antiquariato, una libraia specializzata nell’editoria per bambini, Laura, per il settore infanzia della libreria (“una gemma: a Napoli, solo qui certi libri”). E intorno una moltitudine di persone colte ed entusiaste. Chi a fare volontariato due volte a settimana tra gli scaffali (ma vengono pure da altri quartieri, e uno, Pino, perfino da Benevento), chi a tenere i conti, chi a fare promozione, chi a curare la presenza (fortissima) della libreria sui social.
Schierati davanti a me ci sono alcuni protagonisti di questo straordinario movimento imprenditorial-culturale. Claudia Migliore, economista, la presidente; Federica Flocco, giornalista, la vicepresidente; Amedeo Borzillo, già dirigente industriale, consigliere; Vicenzo Vacca, esperto di criminalità, socio cinefilo; Maria Afrodite Carotenuto, avvocatessa, socia sostenitrice; Annamaria Auriemma, socia e volontaria che ogni minuto secondo pensa a come pubblicizzare, promuovere, riprendere. Serafici, allegri, curiosi, orgogliosi. I loro racconti giungono come carezza a chi soffra la banalità del male e anche quella del bene. Più di duecentomila euro di fatturato all’anno in media, raccontano. “Solo con i libri, senza vendere un caffè”, aggiungono. Con appassionati gruppi di lettura sui libri da presentare. La presa in carico, come si dice, di una ventina di migranti minorenni, coinvolti nell’iniziativa “Aiutami a leggere”, che vuol dire l’italiano te lo insegniamo noi. L’iscrizione alla associazione antiracket della Fai, la federazione antiestorsione creata da Tano Grasso. E tanti ospiti d’eccezione, da Erri De Luca a De Giovanni, da Ozpetek alla Maraini, da Albinati a Carofiglio, da Concita Di Gregorio a Renzo Arbore. Anche Mario Capanna ci è andato di recente, perché in questa ribellione creativa qualche refolo di Sessantotto non poteva mancare.
“Ma non ci sono solo i personaggi famosi”, si illumina Borzillo. “Qui si presenta quasi un libro al giorno. E posso dire che su seicento che ne abbiamo presentati, cento non li avrebbe presentati nessuno, perché scritti da esordienti o sconosciuti. Anche il libro di una diciassettenne abbiamo proposto”. In questo splendido quadretto di vita civile, che ha la benedizione del sindaco De Magistris, brilla -e come potrebbe essere diversamente?- una netta maggioranza di donne. “Soprattutto nella classe operaia”, ironizza Annamaria, ovvero nel preparare volantini e sinossi. Ora i soci in regola sono 650, chi ebbe l’idea non c’è più, come spesso succede, ma c’è un bellissimo reparto di “libri già letti”, guai a chi dice libri usati. Assapori il fervore, il profumo di cultura, e ne esci migliore. Quante buone e umane cose accadono in questo paese.
(Scritto su Il Fatto Quotidiano del 7.5.18)
Nando
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