Pavia, venite ad ammirare “il Tempo della Storia”

E voi provate a trovarne tanti altri così, allora. Nella Pavia del sabato pomeriggio che si crogiola e un po’ si stravacca nelle piazze al sole, queste decine e decine di ragazzi, che stanno tutti tra i diciotto e i trenta, si riuniscono in gruppo nella frescura del Broletto ad ascoltare le storie di un mondo in cui non hanno mai vissuto. Puntano gli occhi come avessero un mirino, si emozionano, prendono appunti, fanno avidamente spazio a nuove memorie. Sono una squadra e si vede. Una squadra speciale. Sono quelli del “Tempo della storia”, una straordinaria associazione nata nel 2014. Due angeli custodi, Antonio Sacchi, ispiratore e artefice del progetto, e Bruno Ziglioli, professore di storia contemporanea. E poi una marea di giovani che amano conoscere il passato recente che si aggira ancora tra noi, i suoi luoghi, i suoi protagonisti.

“Lei li guardi. Ognuno ha scelto spontaneamente di venire. Sono felici quando trovano nella storia contemporanea cose nuove. Vuol sapere come è nato tutto questo? Glielo racconto. C’era una volta ‘Il tempo della storia. Il Novecento’, un progetto culturale promosso e organizzato dalla provincia di Pavia, nato nel 1980. Era un corso/concorso che attraeva centinaia di studenti dell’ultimo biennio delle superiori. E’ durato per più di trent’anni, senza interruzioni. Poi hanno abolito le provincie e noi abbiamo voluto tenerlo ugualmente in vita. Così è nata un’associazione di promozione sociale d’accordo con Comune, università e un gruppo giovanile chiamato ‘Testimoni e protagonisti’. I soldi? Ce li danno alcuni enti pubblici e un po’ di privati, compresi un paio di Rotary Club. E le posso assicurare che sono soldi usati col misurino, non so quanti riuscirebbero a fare le stesse cose con i fondi che amministriamo noi”.

Antonio Sacchi è uomo di cultura. Ama questo progetto, gli piace da matti tirar su giovani pensanti e si vede. Nella calura pavese è una delle pochissime creature che resista alla cravatta. Spiega che la prima fase del progetto prevede un intenso ciclo di conferenze. Un tema scelto di anno in anno, sempre storia contemporanea, frequentate da 400-500 studenti (“e sarebbero pure di più se ci fossero spazi più grandi”). Precisa che poi ci sono le prove di concorso, affrontate da 150-200 studenti, e che infine per i vincitori, 40-45, arriva il premio: un impegnativo ma indimenticabile viaggio di studio. Una settimana gratuita di visite e incontri e discussioni, alla fine della quale nessuno torna uguale a prima.
“Pensi che per assicurare la massima trasparenza, la prova orale si svolge alla presenza di studenti ex vincitori. In trentotto anni sono state toccate tutte le realtà europee più coinvolgenti sul piano storico e culturale, e in epoca di guerra fredda abbiamo  attraversato spesso la cortina di ferro. Grandi capitali e città d’arte e di cultura, parlamenti, istituzioni culturali, luoghi dell’oppressione politica totalitaria, sia i campi di concentramento e di sterminio nazisti, sia la sede della Stasi e altri siti/museo dell’oppressione sovietica, ma anche i luoghi delle grandi battaglie, come le spiagge dello sbarco alleato in Normandia. Insomma, tutto ciò che la scuola non può darti: da Auschwitz a Budapest, dalla Spagna della guerra civile a Praga o Norimberga. Tutto fondato sul volontariato, stia attento: quello dei docenti che fanno le conferenze, fantastica una di Agnes Heller, come quello delle commissioni giudicatrici.”

Una storia civile bellissima. Anche perché i vincitori ne sono così orgogliosi da aver dato vita a una loro associazione. Una grande comunità della memoria che attraversa la storia di Pavia.  Ogni anno una trentina di vincitori torna sul “luogo del delitto”, ossia al viaggio, stavolta a proprie spese, per rinsaldare la comunità. Ecco, è questo spirito speciale che aleggia nel sabato pomeriggio per le sale del Broletto. Ci sono gli ex allievi della università che si associano per fare lobby, e spesso funziona. Questi “vincitori” no, si riconoscono invece in un ideale, il valore della memoria. Senza trarne tanti vantaggi. Matteo e Riccardo, che organizzano anche cineforum (“e siamo contenti quando arriviamo a cinquanta spettatori”), spiegano ridendo che la stampa locale non è che li aiuti molto. E che a volte perfino con le sale non se la passano bene. Sta di fatto che sono energia allo stato puro. Perciò l’ex ministro degli anni di piombo, Virginio Rognoni, ospite d’onore, se li coccola con lo sguardo dall’alto dei suoi novant’anni. Come a dire che forse c’è ancora speranza.

(scritto su Il Fatto Quotidiano del 14.5.18)

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