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Elezioni elezioni elezioni. Dalla Toscana alla Statale di Milano. E qualcosa su me, l’antimafia e Arexpo
Poi passo ai disastrosi risultati della Toscana (disastrosi per la sinistra, si intende). Intanto dico la mia sulla Statale di Milano in risposta a un odierno comunicato sindacale del Dott. Domenico Surace, sindacalista d’Ateneo. Il quale interviene, parole sue, durante il “rush finale” a favore di una parte contro l’altra. E legittimamente. Perché parlare in una campagna elettorale è legittimo. Mentre c’è chi ha giudicato illegittimo (“un intervento a gamba tesa”) il fatto io che difendessi il Prof. Giuseppe De Luca dalle accuse mossegli con i classici veleni orali (tra cui: “é nelle mani dei pupari”). No, chiariamoci bene le idee, perché qui la nozione di democrazia mi pare minacciosa assai. Si parla e si ha diritto di parlare sempre, soprattutto se non si offende nessuno e non si mente. E’ un diritto di tutti. Anche il rimprovero, che mi è arrivato pure per interposti amici, che io non dovrei esprimere le mie opinioni in quanto persona influente, ha qualcosa di folle. I sindacati sì e io no? Amici, io la museruola non me la sono mai fatta mettere. E non inizierò certo adesso, per giunta in una università che si dichiara “libera e aperta”. Premesso questo, è legittimo che da sindacalista il Dott. Surace prenda parte per qualcuno. Nel farlo ricorda che l’operazione di investimento sui terreni già di Expo è uno dei più grossi affari lombardi e che questo dovrebbe potere richiedere in futuro il mio personale interesse. Aggiungendo: “a buon intenditor poche parole”.
E’ un cenno, ripeto, legittimo e garbato. A cui, nella stessa giornata, rispondo con eguale legittimità e garbo. Per dire che su quei terreni ho vigilato, come presidente del Comitato antimafia del sindaco Pisapia, per 5 anni, intervenendo anche presso la Procura e la Corte dei Conti e con ben sette Relazioni, di cui sei pubbliche, per diverse centinaia di pagine, anche avvertendo di quanto puntualmente sarebbe accaduto dopo. E che continuerò a farlo, da postazioni istituzionali o meno; soprattutto perché sento, anche davanti ai ricercatori e agli studenti, la responsabilità di guidare l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della nostra università, istituito con il consenso e il pieno e continuo appoggio dell’Ateneo nel 2014 (la data, prego). Sissignori, parlo e scrivo. E in fondo è anche per questo, mannaggia a me, che nel 2018 mi ritrovo già al quarto processo….
E a proposito di elezioni, plano ora sugli ultimi risultati amministrativi. C’era una volta la Toscana, c’era una volta l’Emilia, c’era una volta l’Umbria, ecc. ecc. Ora ci sono Milano, Ancona e Brindisi. Raccolti nel loro maniero, intanto, decine e decine di parlamentari e dirigenti tacciono incapaci di cacciare chi ha distrutto un patrimonio della storia politica italiana. Forse perché con il loro silenzio pluriennale hanno contribuito anche loro, mannaggia a Esaù (quello del piatto di lenticchie, intendo). Salvini è il vero leader politico del Paese perché quelli del maniero, straparlando di pop corn e impermaliti con gli italiani che non li avevano votati, al momento buono se ne sono andati sull’Aventino. Credetemi. Una storia è finita. Forse per sempre. Ne inizierà un’altra, non si sa quando. L’importante è che non si decreti con eventi mediatici da week end che “nasce un nuovo soggetto”. In queste condizioni è la storia, la storia faticosa, la storia dei viandanti, che dà alla luce qualcosa, mica i desideri degli ignavi o i sogni di rivincita di capi senza popolo.
Nando
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