70 anni e non vederli!! Venite domani dai diritti umani (scienze politiche, ore 10)

Domani 10 dicembre la dichiarazione universale dei diritti umani compie 70 anni. Un’età che non si vede. Sia perché i diritti umani sono giovani, giovanissimi, e restituiscono un senso di gioventù a chiunque davanti a ogni forma di potere. Sia perché per una specie animale che solo da qualche millennio sta provando a emanciparsi dalla sua condizione di bestia rincivilita settant’anni sono obiettivamente pochi. Sia, infine, perché a volte viene da pensare che questi settant’anni non siano nemmeno incominciati, visto quel che succede nel mondo.
Ma in ogni caso è per tutti e tre questi motivi che per domani mattina (10-13) alla Facoltà di Scienze Politiche di Milano, sala lauree, abbiamo promosso un grande seminario aperto sul tema. Lo abbiamo dedicato all’ “America Latina. I diritti umani e la memoria”, come Dipartimento di Studi internazionali, giuridici e storico-politici (il mio nuovo dipartimento, oh yes) e Progetto Memoria, fondato a settembre e di cui sono coordinatore. Avremo due ricchissime testimonianze dal campo, come si dice: Valentina Limonta, instancabile ufficiale associato di protezione e Unhcr in Colombia, e Fabrizio Lorusso, che nell’università di Leòn in Messico sta studiando da tempo le lotte per la verità e la giustizia (e la memoria) dei familiari di vittime e desaparecidos. Con loro, oltre al vostro Anfitrione, Ilaria Viarengo, direttrice del Dipartimento, Marzia Rosti, “nostra” studiosa di America latina, e Anna Lisa Tota, studiosa di memoria all’università di Roma Tre.
Venite dunque a sentire, venite ad aggiornare le vostre conoscenze su ciò che non va sui giornali. E venite a meditare seriamente sui diritti umani, su cui in questo periodo mi sembra che meditino (e tanto, e quasi sempre a sproposito) soprattutto gli avvocati dei mafiosi e i loro tifosi. Ma questo è un altro discorso. Lo riprenderemo, voglio fare anch’io l’influencer…

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1 commento

  1. GG13

    Appunto: i diritti umani. Sono il grande spartiacque tra la società civile e la mafia.
    Per me la chiave di lettura del fenomeno mafioso è la matrice feudale che non conosce diritti umani, che sono stati proclamati solo dopo la rivoluzione francese e che formano il fondamento delle costituzioni degli Stati moderni.
    La mafia è una subcultura basata sulla matrice feudale: i signorotti, i potenti che esercitano un potere assoluto, assistiti dai loro vassalli e dalle loro bande armate, nel loro t e r r i t o r i o – categoria prettamente feudale – da una parte e la massa di tutti gli altri dall’altra, i servi della gleba, che loro chiamano quaquaraquà, il che rivela come li considerano: polli da spennare, che non devono osare di alzare la testa, altrimenti verranno macellati come polli per ristabilire l’ordine.
    Tomasi di Lampedusa scriveva giustamente: dopo i gattopardi verranno gli sciacalli. Infatti con l’unità d’Italia i nobili sono stati privati dei loro privilegi, ma le loro squadre di picchiatori, i loro eserciti privati, sono rimasti armati e si sono sostituiti in tutto e per tutto ai signori feudali, amministrando la giustizia e dirimendo le controversie nel loro territorio. Oltre che incassare i frutti del lavoro di quei “nessuno” che hanno la disgrazia di abitare nella loro zona d’influenza.
    Un movimento sociale è ben altro: è quello che noi cittadini, consapevoli di avere pari diritti, cerchiamo di creare dal basso (bottom up, non top down !) per difendere proprio i nostri diritti e i principi delle nostre costituzioni dall’assalto dei potenti di oggi, il cartello delle banche e multinazionali che impongono i loro interessi agli Stati. Un movimento sociale è tutt’un altro capitolo. Alla mafia piacerebbe moltissimo essere considerata un movimento sociale, magari un movimento di protesta, alternativo allo Stato con tutti i suoi deficit. Non a caso il boss Domenico Belfiore, mandante dell’omicidio a Bruno Caccia, che viveva con la sua famiglia nei pressi di Torino e allevava pecore ( o capre?), regalava formaggi a tutto il vicinato e cercava di ingraziarsi in tutti i modi le simpatie dei piemontesi dei dintorni: stava spargendo il messaggio tacito che .. forse la mafia è meglio dello Stato, visto che è generosa, fa donazioni e regali, ti aiuta in molti modi, mentre lo Stato non funziona. Forse vale la pena schierarsi dalla parte dei Belfiore…sottomettersi al loro potere e tacere.
    Decisamente una sub-cultura, che si travestirebbe troppo volentieri da movimento sociale. No ?

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