Italian Pride, se permettete. Rapporto da Halle, Lipsia e altro ancora

Scusate se insisto. Ma li dovreste vedere questi italiani all’estero. Già una volta, raccontandoli, “Il Fatto” innescò la pubblica denuncia contro la catena di ristoranti spagnoli “la mafia se sienta alla mesa”, fino allo storico divieto di usare il marchio “mafia” nel commercio in territorio europeo. Purtroppo non è finita. Mentre vincono in Europa concorsi internazionali, e vi portano idee di impresa, o vi ottengono borse di dottorato o Erasmus, i nostri connazionali devono portare una croce tutta loro. Risate sulla mafia, pregiudizi sulla mafia. Per fortuna hanno anche maturato un sano Italian pride. Sanno che il loro paese -pur tra alti e bassi- sta affrontando come nessuno al mondo la sfida con la criminalità mafiosa, e che per farlo ha pagato prezzi altissimi. Sono stati formati nella scuola ad assumersi nuove responsabilità civili. Non tutti hanno scelto di farlo, ma chi ha creduto di poterci riuscire con una parola, una lettura, uno scontrino fiscale, un rifiuto, una professione ben svolta, una denuncia, una stretta di mano, va per il mondo a testa alta.
Perciò vengono a testa alta anche in Germania. Nella nazione che mette tutti in riga sui conti pubblici e ogni tanto dedica all’Italia copertine con spaghetti e mafia. Ecco, li ho ascoltati a lungo, questi connazionali, in quello che è da molti considerato il cuore storico della Germania, la Sassonia. Lipsia e Dresda. E Halle, appena fuori. Tutto largamente infiltrato dalla ‘ndrangheta calabrese. Sempre lei, certo, e non dimentichiamolo mai, se non vogliamo soccombere. Gli italiani hanno antenne sensibili. E non si divertono affatto quando nei ristoranti tedeschi trovano i menù alla San Luca, o alla Cosa Nostra. Per gli altri è folclore o al massimo cattivo gusto. Ma per loro è offesa intollerabile. Lo aveva già spiegato l’ex ambasciatore Pietro Benassi davanti a un catering dalle voci insultanti.

Maria Giuliana è venuta come lettrice di italiano alle università di Halle e Lipsia per il ministero. E’siciliana, e ha affinato l’istinto negli anni della mattanza palermitana. Con due colleghi ha aperto gli occhi ai tedeschi. Risultato ottimo. Finite di colpo le cene di dipartimento davanti ai menù mafiosi. Molti ammettono di avere smesso di frequentare i ristoranti italiani grazie agli italiani. “Ho capito quello che prima non mi convinceva!”.
Già, c’è sempre bisogno di italiani… E’ appena giunta notizia dell’ennesima operazione condotta contro narcotrafficanti calabresi dalle procure di Reggio e Caltanissetta. A Mannheim. Tutti si chiedono perché mai debbano venire i poliziotti dall’Italia a indagare e arrestare i narcotrafficanti in Germania e perché non lo faccia di sua iniziativa la polizia tedesca.

Sono in fibrillazione, i nuovi italiani. Mi scrive Maddalena Fingerle, dottoranda a Monaco, di sentirsi a disagio per non avere gettato tutto all’aria quando l’hanno invitata a un gioco di società, cena con delitto, e ha scoperto che era delitto di mafia. Non si dà pace: “forse ho sbagliato, forse avrei dovuto alzarmi, fare o dire qualcosa, ma non l’ho fatto e mi sento come se avessi fatto un torto a chi non se lo meritava”. E allora ne ha scritto, e si batterà perché nel suo ambiente non succeda più. Si divertono tanto da queste parti, con la mafia. La canzone melodica tira da bestia, come in nessun altro luogo d’Europa. Censura e pagine intere oscurate sui libri antimafia (“è la legge”…), ma menù e ristoranti liberi di fare coi simboli apologia del delitto.

Per questo gli italiani reagiscono. Tra loro anche Gabriele Fantoni di “Eine Welt”, associazione di commercio equo e solidale in contatto con Libera, che vende i prodotti dei beni confiscati all’ università di Lipsia, dove con l’appoggio dell’ Istituto italiano di cultura di Berlino è stato appena organizzato un affollato dibattito proprio sull’espansione della ‘ndrangheta in Germania. In inglese, perché non sia una cosa solo di italiani. Tempo fa sempre Maria Giuliana ha ospitato in giugno una grande mostra fotografica su donna e mafia, “Contro. Vite di donne in Sicilia” (foto). La ciliegina arriva però alla fine. A Lipsia sono stati cancellati tutti i voli diretti da e per l’Italia. E’ rimasta una sola rotta. Forse per Roma, la capitale? O Milano, la città degli affari? Nient’affatto, Reggio Calabria. “Andata e ritorno in giornata, ha capito? Giusto per andare giù a fare le riunioni e prendere ordini”. Ha dell’incredibile, ma nella potente Germania la lotta alla mafia sembra patrimonio esclusivo degli italiani. E’ un nuovo made in Italy. Siamone orgogliosi.

(scritto su Il Fatto Quotidiano del 21.1.19)

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