Da Como alla Calabria. Marco Fortunato, maresciallo con l’anima

Anche queste sono notizie. Nella Scuola dell’Aquila della Guardia di Finanza i marescialli dell’ultima leva (più di cinquecento) che hanno chiesto come prima destinazione la Calabria si contano forse sulle dita di una mano. Sembrano finiti i tempi in cui, per spirito di emulazione degli eroi, i giovani vincitori dei concorsi per entrare in magistratura chiedevano di andare in Sicilia. Calabria uguale ‘ndrangheta. ‘Ndrangheta uguale organizzazione criminale più potente d’Europa, massoneria e politica corrotta. Che ci vai a fare con l’idea di combattere estorsioni e riciclaggio se sai che, per bene che ti vada, ti attende un potere pastoso e implacabile pronto a demolirti le indagini, delegittimarti e alla fine farti trasferire?

Un applauso di popolo, dunque, ai quattro o cinque (o sei) nuovi marescialli della Finanza volontari. Io qui vorrei farne però uno speciale a Marco Fortunato, uno spilungone comasco che di fatto si è arruolato nelle fiamme gialle proprio per combattere i clan più potenti in casa loro. Marco è stato mio allievo ormai quasi dieci anni fa. Giovane entusiasta ma tutto da sgrezzare, come con qualche ironia gli dicevano i compagni e le compagne di corso, che ne amavano la generosità. Studiava con applicazione e con trasporto la criminalità organizzata. Il corso base, il corso progredito e poi anche il corso post-laurea sugli scenari internazionali. Fece la tesi di laurea triennale sul fenomeno mafioso nella sua provincia, e allora il tema era del tutto sguarnito, sicché dovette molto applicarsi agli atti giudiziari, specie la famosa inchiesta della “Notte dei fiori di San Vito”. Fece il bis nella tesi di laurea magistrale, in cui si cimentò da pioniere con il fenomeno mafioso in Lituania, dov’era andato in Erasmus.
Credo volesse tentare la strada dell’università o del giornalismo. Poi con ammirevole pragmatismo pensò che il Paese aveva bisogno di esperti della materia nelle forze dell’ordine; non solo gente formata sul campo, ma anche quadri dotati di conoscenze sistematiche. Più che scrivere o studiare, voleva andare in prima linea. Così un giorno mi comunicò l’idea di partecipare a un bando di arruolamento per sottufficiali della Guardia di Finanza, avendo perso per pochissimo il treno per il corso ufficiali. Ci credette, vinse, e da lì iniziò un tratto di storia di cui sono stato diretto testimone. Entusiasta, innamorato della divisa, mi mandava regolarmente le foto dei momenti topici della sua acerba carriera. Eccolo sfilare in qualche manifestazione militare, portamento fiero, con i suoi colleghi. Eccolo marciare a testa alta in una prova di resistenza. E poi levitare ai sette cieli quando viene chiamato a far parte di una compagnia del Corpo incaricata di montar la guardia al Quirinale. Ogni volta più maturo, con qualche riconoscimento in più. E il giuramento, prof guardi le foto. Tornava periodicamente a Milano per ritrovare a cena i suoi vecchi compagni di corso, e anche un suo collega dell’Arma, pure lui appassionatosi allo studio della materia.

Aveva un sogno: portarmi nella sua aula militare a tenere una lezione sulle organizzazioni criminali. Davanti ai suoi superiori e ai suoi colleghi; per mostrar loro in quale atmosfera scientifica egli fosse cresciuto. Sogno non realizzato, purtroppo, anche per i miei iniziali ritardi. Diventò maresciallo e in tanti festeggiammo in una pizzeria milanese la nuova tappa della sua carriera. Raramente ho visto tanto orgoglio per la propria divisa. E fu forse questo che generò il progetto Calabria, quel desiderio di servire lo Stato nelle province più difficili e insidiose, trasmesso da Marco anche alla giovane fidanzata comasca. E’ stato il suo obiettivo in tutti gli ultimi mesi. Con la speranza di partecipare a qualche importante operazione sotto la guida di Nicola Gratteri, nel frattempo nominato procuratore capo a Catanzaro (“Ufficiale! Calabria! Non so ancora per la città, speriamo per Catanzaro”).

Finché è arrivata la notizia: destinato al nucleo di polizia economica finanziaria di Crotone, giurisdizione -sogno esaudito- della procura di Catanzaro. Ossia la provincia dei Grande Aracri, dei Farao-Maricola, degli Arena…. Mi ha comunicato felice la notizia. Era già a Crotone, “sono qui davanti al mare” mi ha scritto. Per aggiungere un tocco di poesia al messaggio. Ma a me sembra che qualcosa di poesia -di poesia civile, intendo- abbia questo suo cammino in nome dell’antimafia. La scelta di andare da Como a Crotone, là dove massimamente servono gli onesti, i coraggiosi e i competenti.

(scritto su Il Fatto Quotidiano del 2.12.19)

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