Il nordista che odiava la pummarola. Perché il virus non è uno solo…

Raffaele Pisani è un signore quieto, gentile e colto con uno struggente ma sereno mal di Napoli, la sua città natia. Ottantenne, torna spesso a un’infanzia di privazioni, quelle della guerra, ma solo per trarne ragioni di malinconia e tracce di felicità. Oggi abita a Catania con la moglie Francesca, di cui parla come di una fidanzatina appena conosciuta tra i banchi di scuola. Si diletta di poesia e letteratura napoletana. E scrive. Ha tradotto ad esempio in versi napoletani “I promessi sposi” e il I° Canto dell’ “Inferno” di Dante.
Insomma, ce n’è quanto basterebbe per una deliziosa oleografia. Se non fosse che il protagonista, proprio a causa del suo amore per la propria città e il proprio dialetto, è stato bersaglio delle ire di un lettore friulano, imbattutosi chissà come nella sua traduzione dantesca pubblicata da Beppe Severgnini su “Italians”.

Il lettore udinese, che lasceremo anonimo, ha pensato dunque di scrivergli in una schiumante intemerata le seguenti riflessioni: “Si vede che non ha altro da fare, signor Pisani. Spero che la Sua situazione economica non gravi sulle mie tasche. Direi di dare un taglio SALUTARE a quell’odiosa napolinità (testuale) che perversa (testuale) sulle reti RAI e sui media. Basta, avete rotto! Staccatevi e rifondate il Regno delle 2 Siciglie (sempre testuale) con una liberazione per tutti gli altri. Starete bene, vivrete di pummarola, non romperete più le scatole agli altri. BASTA! Possiamo avere il diritto di dirlo????”. Quarant’anni fa l’autore di una missiva così sarebbe stato considerato un gustoso soggetto da psicanalisi, e gli si sarebbe pronosticato un radioso futuro come imbrattatore dei bagni pubblici del suo paese. Poi abbiamo visto crescere e investire su questa sgangherata cultura le fortune politiche di leader definiti un dì sulle migliori testate “visionari” e portatori “dell’unico vero progetto politico chiaro e nuovo”.

Questa lettera ci racconta dunque una porzione, non maggioritaria certo, ma nemmeno infinitesimale del nostro Nord ricco e progredito. Non sappiamo l’età del lettore-scrittore. Speriamo solo che sia molto elevata. Che egli sia cioè, quanto a scrittura, frutto di una lontana epoca di analfabetismo diffuso. Perché se fosse mai passato per una scuola regolare ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Quanto a tempo libero, deve averne di paragonabile a quello (meglio speso) di Raffaele Pisani. Il quale, effettivamente avendone, gli ha pure risposto con garbo: “mi creda, sono molto dispiaciuto di averle involontariamente procurato disagio e disgusto per la mia interpretazione del I° Canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante nella parlata della mia adorata terra, Napoli. Le giuro che non era nelle mie intenzioni. Per quanto riguarda la mia situazione economica le assicuro che assolutamente non gravo sulle sue tasche […] Ho lavorato sodo e onestamente fino a qualche anno fa. Ho parecchi interessi, sono un vecchio che vuole morire da vivo e non vivere da morto. Mi emoziono ancora nel vedere la mattina il sole levarsi o un fiore sbocciare. Leggo, scrivo, rinnovo ogni giorno la mia dichiarazione d’amore a Francesca.  […] Per concludere desidero ringraziarla per l’augurio che mi fa di ‘vivere di pummarola’, è l’augurio più gradito che potesse farmi, a me piacciono molto. La ‘pummarola’ è antiossidante, elimina rancori e problemi esistenziali, combatte depressione e demenza, produce anticorpi che immunizzano da ogni forma di rancore e bellicosità”. Segue “una grande stretta di mano e un sorriso che abbraccerà lei, tutta la sua bellissima città di Udine e l’intera meravigliosa Regione Friuli-Venezia Giulia”.
Risultato? Nuova lettera di insulti. Mia madre mi raccontava che durante la guerra la gente era più solidale. Qui andiamo verso i 75mila morti ma gira ancora quest’odio. Il virus in circolazione non è uno solo.

(scritto su Il Fatto Quotidiano del 4.1.21)

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